Quando vinci due tornei consecutivi dello Slam (nello specifico Us Open 2018 e Australian Open 2019) e nel frattempo hai liquidato il coach con il quale avevi raggiunto tutti i titoli conquistati in carriera, è normale attraversare una fase di assestamento e mettere in preventivo qualche sconfitta apparentemente imprevista. Ma la battuta d’arresto di Naomi Osaka con Su-Wei Hsieh ci poteva stare. La tennista del Taiwan con il suo gioco vario, imprevedibile e fatto di colpi personalissimi di difficile lettura, già a Melbourne aveva sfiorato il colpaccio contro Naomi Osaka. La Hsieh era stata avanti 7-5, 4-2, 40-0. Un crollo fisico di Su-Wei Hsieh aveva in quella occasione agevolato e non poco la rimonta della Osaka. Alla tennista giapponese è bastato innalzare il livello quanto bastava per ribaltare le sorti di un match quasi compromesso, su una avversaria che ormai aveva dato fondo a tutte le energie. Clicca qua per rileggere quanto accaduto al terzo turno degli Australian Open.
A sorprendere è comunque il modo in cui è maturata la sconfitta di Naomi Osaka a Miami. Il punteggio, a differenza di quanto accaduto a Melbourne, era tutto dalla parte della campionessa in carica a Flushing Meadows e agli Australian Open: un set e 5-3 per la Osaka (la giapponese ha servito per il match sul 5-4 e in un attimo era già sul 30-0), che poi nel terzo si è ritrovata ancora avanti 2-0 e servizio. Sorprende perché quando Naomi Osaka si aggiudica il primo set, difficilmente si fa rimontare e prima che Su-Wei Hsieh riuscisse a portare a casa lo scalpo dell’ennesima top player, la Osaka aveva vinto 63 incontri consecutivi dopo essere partita con il vantaggio del primo parziale. I meriti della giocatrice del Taiwan ci sono tutti perché diversamente non si potrebbero spiegare le vittorie su Simona Halep a Wimbledon, su Anastasija Sevastova, Angelique Kerber (la tedesca difficilmente potrà dimenticare anche il match agli Australian Open 2018), Karolina Pliskova a Dubai. Il tennis atipico, fatto di colpi sempre diversi, cambi di ritmo, palle corte, cross strettissimi di Su-Wei infastidice e non poco.
Naomi Osaka ha analizzato lo stop in Florida e ha individuato le proprie responsabilità senza però togliere nulla alla prestazione dell’avversaria. “Non so descrivere cosa mi è accaduto: nel secondo set ho servito per il match, ero 5-4, 30-0 e a quel punto è scattato qualcosa di insolito. Mi è sfuggito tutto di mano e in situazioni come quella di solito riesco a tenere lucidamente il controllo”, ha ammesso Naomi Osaka che ha anche dato una lettura complessiva della partita: “La Hsieh è una giocatrice imprevedibile. Quando te la ritrovi davanti sai sempre a cosa puoi andare incontro. Per quanto riguarda me, posso dire di essere stata meno matura del solito: ho pensato troppo, come se tutto dipendesse dai miei colpi”. E qua il discorso scivola inevitabilmente sulle pressioni con le quali Naomi Osaka sta convivendo. “Il mio obiettivo è vincere tutte le partite. Devo anche farmi carico dello stress di dover sentire ogni giorno chi mi domanda come ci si sente a dover difendere i punti per restare in vetta alla classifica. In generale vivo bene questa condizione, ma evidentemente stavolta mi sono fatta condizionare. Sto rimuginando troppo, e molto più di quanto facessi prima, sull’idea in sé di vincere”.
Il rapporto con il nuovo coach Jermaine Jenkins. Naomi Osaka ha parlato anche di Jermaine Jenkins (ex sparring di Venus Williams ed ex collaboratore del Capitano di Fed Cup statunitense, Katy Rinaldi), il tecnico assunto dopo la separazione con Sascha Bajin: “C’è bisogno di un periodo di reciproco adattamento. A Miami ho giocato il secondo torneo con Jermaine e il mio bilancio è positivo nonostante la sconfitta: ho tenuto bene gli scambi e ho sbagliato tanti colpi in chiusura che mi avrebbero dovuto procurare il vincente. Ci sono diverse cose da cambiare e ne parleremo nei prossimi giorni”, ha spiegato Naomi Osaka.
1 comment
karakiri, cosi’, tanto per restare nel suo paese d’origine