Pagelle Wimbledon: “C’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò”

Alcaraz e Krejicikova trionfano, Paolini e Musetti portano il tennis italiano fino alle ultime giornate del torneo, Djokovic si ritrova ma poi deve fare i conti con Carlitos. Diamo i voti ai protagonisti di questa edizione dei Championships

Con i trionfi di Carlos Alcaraz nel maschile e di Barbora Krejicikova nel femminile, si è chiusa l’edizione 2024 del torneo di Wimbledon. La tennista ceca ha conquistato il suo secondo titolo Slam, dopo quello del Roland Garros 2021, fermando in finale un’altra storica cavalcata di Jasmine Paolini. Il 21enne di Murcia ha invece vinto il suo 4° Major, il secondo consecutivo per calendario (dopo Parigi) e il secondo consecutivo ai Championships. Come lo scorso anno, nell’ultimo atto Alcaraz ha sconfitto il 7 volte campione Novak Djokovic, ma questa volta molto più nettamente. A South West 19 chiudono i cancelli, e noi tiriamo le somme.

CARLOS ALCARAZ: 9.5. 10 senza la distrazione sul 2 set a 0, 5-4 40-0. 10 senza i due set lasciati per strada contro Frances Tiafoe, che gli potevano costare cari. Ma cambia poco. Circa un mese dopo il Roland Garros, Alcaraz è campione anche a Wimbledon. Non ha la continuità di Sinner, può distrarsi, ma a 21 anni ha già vinto 4 titoli dello Slam. In semifinale con Medvedev era tutto nelle sue mani. In finale con Djokovic era tutto nelle sue mani. Perché quando gioca al suo massimo, solitamente, è tutto nelle sue mani. E a quel punto ne escono volée vincenti come se piovesse, palle corte, passanti, accelerazioni di dritto. Tutto.

BARBORA KREJICIKOVA: 10. Fuori dai radar alla vigilia del torneo, fuori dai radar per i primi turni. Quando giochi così bene a tennis, però, sei sempre dietro la porta. Quando hai classe, quando hai tutti i colpi, se il fisico ti supporta e se gestisci la tensione (nel complesso gestita nel momento di chiudere la partita con Paolini), puoi sempre imboccare il torneo giusto. È quello che è accaduto a Krejicikova. Finalmente, grazie a questo successo, numero 10 della classifica mondiale, dove dovrebbe stare.

NOVAK DJOKOVIC: 8. Miglior torneo disputato quest’anno (prima finale del 2024), alcune delle migliori prestazioni della stagione (i match con Rune e Musetti). E questo a circa tre settimane da un’operazione al menisco. Ma che Novak Djokovic non abbia una determinazione e un corpo comuni non lo scopriamo certo ora. Poi, però, la realtà è piombata come un macigno sul 24 volte campione Slam, e in finale Nole è stato ridotto a spettatore dello show di Alcaraz. Lo show di un ragazzo di 16 anni più giovane. E sicuramente Djokovic è stato il primo a rendersi conto di essere impotente, ed è il primo a sapere che in questo momento non è in grado di reggere il ritmo di Carlitos e Sinner.

JASMINE PAOLINI: 9. Sono mancati un po’ il gioco e il servizio sia in semifinale che in finale, ma sopra ogni cosa è mancato un passo nel terzo set contro Krejicikova. Per il resto, cosa gli vuoi dire a Jasmine Paolini? Seconda finale Slam consecutiva; numero 5 al mondo; in 147 anni di storia di Wimbledon nessuna tennista italiana aveva mai raggiunto la finale. L’occasione di alzare quel trofeo c’era, indubbiamente, ma semplicemente la sua avversaria non glielo ha permesso. E non c’è motivo per cui Paolini si debba fermare qui. Come cantano i Negrita, “c’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò”.

LORENZO MUSETTI: 8.5. Prima semifinale in un torneo dello Slam, a Wimbledon. Soffrendo e non brillando, ma lottando e vincendo, nelle partite in cui “doveva vincere”, o in cui comunque era favorito. Con fantasia, facendoci attaccare alla TV, nel match più complicato, contro Taylor Fritz. In un tennis in cui si picchia la palla sempre più forte, che bello vedere un giocatore che in fondo ai tornei ci arriva accarezzandola, quella palla.

IGA SWIATEK: 4. Con tutto ciò che ha vinto sulla terra rossa, un’eliminazione al terzo turno non è una tragedia. Ma proprio per questo, perché domina da fine aprile ad inizio giugno, il prossimo passo per lei può essere adattarsi ai campi in erba, per quanto ci si giochi un solo mese all’anno, e nel frattempo diventare sempre più sicura anche sul cemento.

JANNIK SINNER: 6.5. Colpa sua che ha definito uno standard per cui un quarto di finale vale solo un 6.5. È stato molto vicino ad andare in vantaggio per 2 set a 1 in una partita che secondo il medico non avrebbe neanche dovuto disputare, e con Matteo Berrettini ha dato vita ad una delle più belle partite di quest’edizione dei Championships. Ciò che stona, però, è quella statistica di cui si è tanto discusso: 1 vittoria e 5 sconfitte il bilancio di Sinner nelle sue ultime 6 partite decise al quinto set.

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