Nel tennis c’è soltanto una cosa che neanche la più lunga assenza dai campi può portare via, e questa è la spinta agonistica, e anzi, lo stare fuori senza potersi far valere mentre le rivali fanno incetta di premi e riconoscimenti probabilmente alimenta ulteriormente i fuochi interni del vero guerriero.
E Maria Sharapova non può che essere considerata una vera guerriera. Ecco perché è possibile considerare la forte siberiana come la favorita per il titolo alle WTA Finals.
È vero, la ferita e tormentata 28enne ha completato una sola partita da quando ha perso in semifinale a Wimbledon, ma non vanno affatto dimenticate le tre ragioni per cui la Sharapova potrebbe salvare quello che altrimenti sarebbe stato un anno perso con una grande vittoria a Singapore:
• Chi manca:
Due parole: Serena Williams. Maria Sharapova è 2-18 contro Serena Williams negli h2h, ed il forfait della statunitense non può che essere un enorme incentivo.
• Chi c’è:
Solo in due hanno vinto tornei del Grande Slam. Petra Kvitova è stata campionessa a Wimbledon due volte, ma lei è notoriamente incostante e potrebbe non superare neanche la prima fase, visto che ha già perso il suo primo incontro nel round robin da Angelique Kerber. L’altra campionessa Slam, manco a dirlo, è Flavia Pennetta, 33enne vincitrice a sorpresa degli US Open 2015, eppure anche lei ha esordito a Singapore con una sconfitta, anche molto pesante, con la rumena Simona Halep.
• Esperienza:
Questa è l’ottava partecipazione alle WTA Finals di Maria Sharapova, e proprio perché ha già vinto una volta (nel 2004) e ha messo a referto altre due finali, l’ultima nel 2012, l’ex N.1 WTA sa che enorme opportunità questa possa essere, con la Williams fuori dal quadro, e non è fuori luogo dire che c’è tutta l’esperienza necessaria per giocarsela al meglio senza rischiare di rovinare tutto.
Sharapova ha dimostrato la sua determinazione nel suo match di apertura domenica, sopravvivendo a 2 ore e 45 minuti di lotta; è stata la terza vittoria della Sharapova contro Agnieszka Radwanska in una maratona di tre set alle Finali WTA. Significativamente, la vincitrice ha giocato meglio i break point avuti a disposizione (in difesa, così come successivamente in attacco), il che suggerisce che Sharapova non ha evidenziato falle nella sua fiducia.
“Questo è il mio primo match completo da Luglio”, ha detto un Sharapova davvero contenta alla stampa dopo la vittoria. “Quindi è una soddisfazione abbastanza grande per me. Sono felice, a questo punto, ma è andata solo una partita. Ho ancora tanto altro da fare per vincere.”
Il match di questa mattina, che l’ha vista avere la meglio su una Halep ben diversa da quella della semifinale a Flushing Meadows, non può fare altro che avvalorare la stessa vivida tesi, e se il livello espresso in queste partite dovesse perdurare per i successivi matches – sono adesso minime le possibilità che la Sharapova non passi il turno – , molte cose andrebbero riviste per il prossimo futuro, visto che da sempre vincere aiuta a vincere.
Naturalmente, tutto può succedere. E se Sharapova ha un difetto, è che il suo gioco estremamente aggressivo ha ben poco margine di errore. In una brutta giornata, o anche in un brutto momento durante una partita in procinto di essere vinta, il suo gioco può sembrare terribile, e succede molto più spesso di quanto si potrebbe pensare possibile per una persona con i suoi successi. Eppure lei combatte anche attraverso quelle situazioni difficili, non molla mai, sembra sempre un gradino sopra a tutte le altre o quasi.
Il formato del torneo, con i round robin, opera a favore di Sharapova, in quanto permette a qualsiasi giocatore il cui livello di gioco oscilla anche di perdere una partita prima delle fasi finali.
Il rivale più pericoloso per lei in entrambi i gruppi potrebbe essere la persona con cui Sharapova ha pochissimi trascorsi, 22 anni, la più giovane del Gruppo Bianco e esordiente alle WTA Finals Garbine Muguruza, anche se ancora è molto presto per i verdetti.
Come Sharapova ha dichiarato alla stampa l’altro giorno: “Combattere duramente ed essere in grado di vincere la partita, alla fine, significa molto per me.”, quasi quanto non doversi preoccupare di un infortunio. O dello spettro di Serena Williams.
(fonte: espn.go.com)