Il titolo numero 27 in carriera per Petra Kvitova è arrivato a Stoccarda, al termine della finale vinta su Anett Kontaveit. Una affermazione fortemente voluta e si è visto ieri per come la Kvitova ha interpretato il match contro una avversaria insidiosa: ha stretto i denti nei momenti più difficili per chiudere in due set e non allungare i tempi, come le era accaduto contro Anastasija Sevastova e Kiki Bertens. Quello della tennista ceca è stato un torneo in crescendo e ora, come non mai, la vetta è vicina: sono appena 136 i punti che la separano da Naomi Osaka nel ranking. Mentre nella race, al momento, è proprio Petra a dettare legge. Merito di una maggiore costanza, non a caso Petra Kvitova è l’unica giocatrice ad aver vinto due tornei nel 2019 (senza dimenticare le finali agli Australian Open e a Dubai), e della consapevolezza che allenamenti e forma fisica sono inscindibili dai risultati. Aggiungiamo anche la programmazione più accorta, mirata a recuperare le energie spese e non arrivare in panne a metà stagione. La seconda piazza in classifica non sembra più quella vecchia condanna per la tennista che più di tante ha avuto e ha tutti i crismi della numero 1. Argomenti, questi, che Petra Kvitova ha affrontato in una intervista concessa a Wta Insider.
“Sto raccogliendo i frutti del duro lavoro che faccio ogni giorno in campo e in palestra. Sono orgogliosa della regolarità che sto riuscendo ad esprimere. Prendiamo, ad esempio Indian Wells: ho perso immediatamente contro Venus, ma è stata una partita difficile e penso di aver comunque giocato molto bene. Cosa che credo di aver sempre fatto quest’anno ed è ciò per cui mi sto preparando ancora”, ha spiegato la tennista della Repubblica Ceca. Petra Kvitova è raggiante per la fresca affermazione sulla terra indoor di Stoccarda: “Sono felice, è stato un grande match. Non è semplice giocare contro Anett Kontaveit: è migliorata tantissimo ed è anche grazie al rendimento del mio servizio che sono riuscita a trovare il modo per impormi. Mi ero allenata per due settimane sulla terra e al primo torneo su questa superficie ho vinto. Scorrendo all’indietro i ricordi di questi ultimi giorni, direi che la partita contro Anastasija Sevastova è stata particolarmente dura. Non ho giocato bene nel primo set, ma sono stata in grado di ribaltare le sorti dell’incontro e quella che è stata una prova difficile mentalmente mi ha giovato negli incontri successivi”. A Stoccarda Petra Kvitova non era accompagnata dal coach, Jiri Vanek. Un ulteriore segno di maturità per la due volte campionessa di Wimbledon, che si è gestita in autonomia durante le partite. Petra ha tuttavia elogiato il suo staff: “Persone fantastiche che mi stanno aiutando a migliorare. Sono in ottima forma fisica e dispongo di più piani di gioco da mettere in pratica”. Sfogliando l’album dei 27 titoli in carriera, la Kvitova ha ammesso che il cammino verso la conquista di Madrid 2018 è stato estenuante. “Arrivavo dalla finale di Praga e il giorno dopo ho giocato in Spagna contro Lesia Tsurenko. Poi ho avuto 24 ore di riposo, ma mentalmente e fisicamente ero esausta. E’ stato un torneo molto pesante”. Memore di quel dispendio di forze, quest’anno Petra Kvitova non disputerà il torneo di casa che, proprio in queste ore, ha fatto registrare anche il forfait di Karolina Pliskova. Rivedremo Petra direttamente a Madrid e, in chiave ranking, la parola d’ordine è fare bene per onorare una cambiale di 1000 punti. La giocatrice ceca preferisce però mantenere un approccio sereno, senza assilli: “E’ vero, Madrid è alle porte e devo difendere il titolo. Sono felice di aver vinto Stoccarda e di non aver già pensato di doverlo fare anche il prossimo anno. Mi sto godendo il momento. Quanto a Madrid, amo giocare là. Ho appena ottenuto un buon risultato in Germania e se uscirò al primo turno, vorrà dire che ho perso e basta. Ci saranno altre occasioni”. Da Stoccarda Petra Kvitova si porterà a casa una Porsche e per la tennista ceca, che ha raccontato di guidare dall’età di 18 anni, la strada è una metafora del tennis: “A volte mi piace andare più veloce, ma non raggiungo mai i 200 chilometri all’ora. Sono paziente: c’è chi ti distrae, ma l’importante è mantenere la calma e procedere”. Proprio come accade in campo.