Nella giornata di ieri Roberta Vinci ha deciso di porre fine al rapporto lavorativo che la legava a Francesco Cinà, coach storico della giocatrice azzurra, con il quale si allenava a Palermo dal 2007. Immediatamente il pensiero di addetti ai lavori e appassionati è andato ad un possibile ritiro della Vinci, ipotesi che, tuttora, rimane la più probabile.
Il 2017 della trentaquattrenne pugliese, infatti, è stato decisamente negativo; il bilancio recita 10 vittorie e 13 uscite al primo turno, tra cui le quattro eliminazioni all’inizio degli Slam. Proprio in occasione della sconfitta al primo turno di Flushing Meadows, contro la futura vincitrice del torneo Sloane Stephens, Vinci non si era nascosta e aveva ammesso: “Il tennis non è più la mia priorità. Quali sono? Divertirsi e stare bene. Ormai giocare comporta tanti sacrifici, a 34 anni non ci si possono aspettare più tante cose”.
Le motivazioni, dunque, non sembrano più essere quelle dei tempi migliori e il crollo di risultati di qualità di gioco ne sono la diretta conseguenza. Un ritiro della Vinci sarebbe però una pessima notizia non solo per il già zoppicante movimento tennistico italiano, ma per l’intero circuito femminile; in un panorama come quello del tennis moderno, in cui l’evoluzione del gioco sembra andare sempre di più verso un’omologazione di stili e di schemi tattici, un tennis estroso e vario come quello di Roberta costituisce un patrimonio da difendere e preservare.
Tuttavia, se ci si dovesse basare solamente sui risultati, questa sembrerebbe essere la stagione giusta per appendere la racchetta al chiodo. La tarantina, però, non è nuova a questo tipo di situazioni; a fine 2015, infatti, aveva dichiarato che il 2016 sarebbe stato il suo ultimo anno nel circuito, ma nel novembre di quello stesso anno, con una splendida lettera indirizzata ai suoi tifosi, fece clamorosamente marcia indietro, dichiarandosi ancora troppo legata al tennis e alla competizione.
È molto difficile ipotizzare che una situazione del genere possa ripetersi, ma chissà che la giocatrice di Taranto non possa farci veramente un pensierino, magari chiedendo un consiglio alla sua cara amica Francesca Schiavone, capace, a 37 anni suonati, di mantenersi ancora in forma e competitiva sul campo (la vittoria nell’International di Bogotà di quest’anno è lì a testimoniarlo).
Una programmazione di tornei ben studiata e alleggerita e la collaborazione con un coach di secondo livello, magari part time, potrebbero permettere a Roberta di giocare uno o più anni e di togliersi ancora qualche piccola soddisfazione.
In attesa della decisone definitiva della Vinci, la redazione di Tennis Circus non può fare altro che ringraziare una giocatrice che ha fatto la storia del tennis italiano, sia per le sue grandi vittorie che per l’immensa grinta e tenacia che le hanno permesso di spingersi oltre i propri limiti, e augurarle tutto il meglio possibile per il proseguimento della sua vita tennistica e privata.