Definirli due giorni di fuoco, quelli appena trascorsi, forse non è del tutto corretto, soprattutto vista e considerata la prima settimana rovente della manifestazione australiana.
Scherzi a parte, gli ultimi giorni sono stati di quelli che difficilmente metabolizzi alla svelta, soprattutto quando si parla di Slam: Serena si fa eliminare dalla Ivanovic, poi sconfitta dal giovane talento Bouchard, la Cibulkova prende a pallinate la Sharapova, la Pennetta trionfa sulla Kerber e Dimitrov si fa spazio superando il più quotato Raonic.
Già così potremmo sentirci soddisfatti, no?
Poi arriva la mattina di martedì, quando a Melbourne è già sera, e tutto cambia.
Iron Stan Wawrinka sembra spacciato, perchè il suo avversario, un certo Novak Djokovic, sin qui ha passeggiato sui suoi avversari, dato anche un tabellone particolarmente favorevole. L’incontro si fa bellissimo già dalle prime battute, con i due che se le suonano allegramente e deliziano il pubblico sugli spalti, così come quello con il telecomando in mano. La partita è di quelle da vedere e rivedere, con Nole che vince il primo, Stan che ribalta il risultato sul 2-1 ma perde il quarto set, visibilmente affaticato e con il suo rivale che sembra essersi totalmente ripreso. Sono passati 364 giorni dal loro memorabile incontro, sempre lì, nel quale il serbo ebbe la meglio 12-10 al quinto combattutissimo set, ed i sentimenti piano piano si fanno sempre più contrastanti. A farla breve, con il cronometro che segna 4:00, quattro ore pulite pulite di gioco a livelli altissimi, Nole si arrende e consegna la vittoria a un magistrale Wawrinka: 9-7 l’ultimo set.
Passa un giorno e le voci non si sono ancora fermate, con l’unico presunto rivale di Nadal ormai sulla via del ritorno a casa.
In scena stavolta ci vanno Il Maestro Roger Federer ed un ritrovato Andy Murray; in programma un quarto di finale thrilling. Se si scende e si arriva ad un punto piuttosto basso, per quelli che erano gli standard, è bene risalire in fretta, e questo Roger lo sa: le cartucce da sparare non sono infinite, e le possibilità di competere a questi livelli si fanno sempre più rare. Ne risulta un match che lo svizzero vince, dimostrando una grande svolta rispetto al gioco espresso nello scorso, difficilissimo 2013. Sebbene Murray fosse ancora tutto da valutare visto il recente infortunio, si è avuta l’impressione che la partita sia stata onesta e a viso aperto, con Federer che ha vinto e che se lo sia meritato.
Capitolo women: Una bella rivincita se la prende anche Aga Radwanska che in due ore e un minuto riesce ad avere la meglio sulla testa di serie numero 2, Victoria Azarenka, con due set vinti alla grande per 6-0 e 6-1, intervallati dalla reazione d’orgoglio della bielorussa (7-5 il secondo set).
Si potrebbe stare ore ed ore a guardarsi e commentare questi match, dal lob miracoloso di Roger, agli errori marchiani di Nole, ma la nostra missione è un’altra, come di consueto.
Questi tre incontri non sono stati solo uno schiaffo ai bookmakers, bensì hanno lasciato qualcosa di piacevole a tutti coloro che seguono con passione, con la dovuta eccezione del séguito degli sconfitti: Djokovic, Murray e Azarenka, per quanto siano innegabilmente dei campioni, non sono i classici tennisti che verrebbero da collegare a qualcosa di più alto, visto che il loro gioco è solido e vincente, nella maggior parte dei casi, ma non fa parte di un settore elitario che oltre ai punti regala qualcosa di splendido e diverso ogni volta.
La poesia.
E vai con la pioggia di zucchero.
Sinceramente non mi sentirei soddisfatto se non cercassi di interagire con il gioco di ogni tennista, o comunque di riuscire ad apprezzarlo nel maggior numero di sfaccettature ed angolazioni possibili.
Quanto può essere appagante un rovescio come quello dei ragazzotti svizzeri? Quanto può dare la fantasia della polacca?
Non troverete sostenitore più accanito, rispetto ai lottatori del tennis e a quelli che vivono con sacrificio ed abnegazione il loro mestiere ogni giorno, ma come ci si parano davanti tali soluzioni, tanto belle da vedere quanto letali in fatto di punteggio, non si può che togliersi il cappello e portarselo sul petto.
Se questo sport è bello perché è vario, è vario soprattutto grazie a loro: grazie al rovescio ad una mano, ai drop millimetrici ed a tutte le particolarità dei vari protagonisti, come il dritto di Gulbis e Del Potro, il servizio di Brands e Dolgopolov, le volée di Llodra, le folli acrobazie di Monfils.
Chi ci piace ricordare, pescando nella sconfinata storia di questo nobile gioco, sono i pittori e gli scultori, sono i poeti e i romanzieri, le ballerine ed i musicisti: per gli artisti di questo sport ci basta una foto, in bianco e nero magari; agli altri basteranno numeri e statistiche.
Anche se oggi, almeno per oggi, la bellezza ha battuto tutti i numeri, e scusate se è poco.