All’età di 35 anni, Roberta Vinci chiuderà la sua carriera dopo ben 19 anni da professionista. Sin da subito ha mostrato le sue grandi doti di tocco, facendosi strada nel doppio, mentre è entrata in top 100 in singolare nel 2005. Da allora la sua carriera è stata ricca di meravigliosi alti e spaventosi bassi: probabilmente avrebbe potuto vincere anche di più, ma nel complesso parliamo comunque di una delle giocatrici italiane più vincenti della storia, dietro a Schiavone, Pennetta ed Errani.
Il 2013 aveva portato grandi risultati per la tarantina: quarti a Miami, Cincinnati e US Open, ottavi a Londra e Parigi e due tornei vinti a Palermo e Katowice. La stagione si era chiusa nel migliore dei modi con una vittoria soffertissima su Alexandra Panova, in uno dei match più intensi di sempre di Fed Cup. Chi ha avuto la possibilità di assistere a quel match, potrà dire di aver visto una buona parte della (probabilmente) ultima vittoria dell’Italia in Fed Cup. Tra le lacrime di Roberta, i dolori al collo e la carica del pubblico di Cagliari, l’azzurra ha salvato ben 4 match point per portare a casa il primo punto per l’Italia, dopo 3 ore e 18 minuti.
Il 2014 inizia in maniera diametralmente opposta rispetto al 2014. Sei match persi consecutivamente: bisognerà attendere il torneo di Indian Wells per vedere la prima vittoria della pugliese. A 4 mesi dalla vittoria su Panova, Vinci batte Madison Keys con il punteggio di 6-3 6-3, scoppiando in lacrime durante l’intervista finale.
La stagione prosegue in maniera negativa, con appena una finale International e un quarto di finale a Pechino come miglior risultato.
La storia non cambia nell’anno seguente. Anche il 2015 è scarso di risultati, almeno fino alla trasferta estiva negli Stati Uniti. Raggiunge i quarti di finale a Toronto, perdendo solo da Serena Williams, gli ottavi a New Haven, sconfitta da Caroline Wozniacki. In quest’ultimo match i rimpianti sono tanti, non avendo sfruttato vari match point e perdendo solamente per 4-6 7-6(6) 6-7(8).
Nonostante la sconfitta dolorosa, Roberta arriva con buone sensazioni all’ultimo slam stagionale. Alcuni parlavano addirittura di un possibile ritiro a fine anno, ma nessuno si sarebbe mai aspettato una cavalcata trionfale a New York.
In uno dei suoi anni più difficili della sua carriera, ad un passo dall’uscire dalla top 50, la tarantina raggiunge la sua prima finale slam, battendo in semifinale Serena Williams in un match che ha dell’assurdo.
Grazie alla finale persa contro Flavia Pennetta, la Vinci si avvicina al suo best ranking, salendo al numero 19. Dopo un ottimo finale di stagione nel 2015, anche il 2016 parte bene, con la vittoria del primo torneo a livello Premier a San Pietroburgo. Da quel momento, escluso il quarto di finale agli US Open 2016, Vinci non è riuscita a confermarsi ad alti livelli.
Tra i soliti problemi fisici che l’hanno attanagliata e probabilmente anche un calo di motivazione, non abbiamo più visto Roberta concentrata e scattante come pochi mesi prima.
Lo scorso novembre Roberta ha annunciato il ritiro, che non sarebbe avvenuto nell’immediato ma a maggio, davanti al pubblico di casa. Malgrado non abbia mai ottenuto grandi risultati al Foro Italico a causa della pressione, non poteva scegliere una location migliore per dare l’addio al tennis.
La sensazione è che ormai Roberta stia quasi “aspettando” gli Internazionali BNL d’Italia, stanca di viaggiare e di dover competere. Anche la sconfitta nel primo turno di qualificazioni a Lugano contro Kathinka von Deichmann sembra un segnale di resa, ma a 35 anni e con una gran carriera alle spalle, non è possibile rimproverarle nulla.
La speranza è che la tennista pugliese, attualmente fuori dalla top 150, possa dare tutta sé stessa a Roma. Sarà una situazione unica ed irripetibile: se da una parte Vinci potrà finalmente cambiare vita, dall’altra non potrà non ripensare a tutti i momenti importanti della sua carriera, sia belli che brutti.
Comunque vada il suo ultimo torneo, Roberta ha già dimostrato chi è e cosa è in grado di fare, non possiamo certamente pretendere l’impossibile, non a 35 anni e non dopo un periodo non brillante.