Roland Garros. Trionfo di Maria l’indomita.

Quinto titolo slam per la Sharapova che ha la meglio in oltre tre ore di gioco sulla Halep, col punteggio di 6-4 6-7 6-4.

Una splendida Maria Sharapova la spunta in una finale del Roland Garros veramente degna di questo nome, contro la romena Simona Halep, sicura top 5 dei prossimi anni.

Maria ha vinto di forza, di potenza. Bellissima partita giocata anche da Simona, che ha però pagato il deficit di esperienza a questi livelli, ma anche di potenza, soprattutto in termini di seconda di servizio. Per la siberiana si tratta del secondo trionfo a Parigi dopo quello del 2012 contro Sara Errani (molto meno sofferto di quello odierno) e del quinto titolo slam, a distanza di 10 anni dal primo Wimbledon (2004).

Nel corso del match ci sono stati molti momenti di equilibrio nel punteggio, ma la sensazione era che Maria potesse alzare le sue percentuali, il suo livello e fare la differenza. L’unico momento realmente difficile che poteva indirizzare il match da un’altra parte è stato il quarto game del terzo set, quando Simona ha avuto due palle del 3-1 sul servizio Masha.

Il match. Ci sono delle partite che guardi per un’ora e pensi: “allora, quando inizia?”. Qui invece sin dal primo scambio entrambe erano pienamente calate nella lotta e si è da subito percepito un elevato livello di agonismo e l’importanza di ogni singolo quindici.

Primi 5 game intensissimi, combattuti, spesso ai vantaggi, caratterizzati da alta qualità tennistica e molti vincenti. Da un lato Simona cerca di spostare Maria, dall’altro la russa ribatte molto bene con dei bei dritti in corsa . Ogni scambio da gustare, molto equilibrio.

Si va dal 2-0 Halep al 4-2 Maria. Dopo i primi game equilibrati si procede a scatti, con Simona che recupera fino al 4-5 ma cede nuovamente il servizio a causa di qualche seconda di troppo, e così va via il primo set.

La rumena appare stanca e meno brillante negli spostamenti, il suo tennis ha bisogno di rapidità e agilità. Tira il fiato, va sotto 2-0 nel secondo parziale. Qualcuno mormora: la partita è finita. Ed invece si riprende alla grande ma deve sempre inseguire nel punteggio: 4-3 Sharapova e servizio Halep. Qui fioccano le occasioni per Maria per chiudere in due set: ha due palle break all’ottavo gioco che non sfrutta. Nel nono perde il servizio da 40-15. Simona a sua volta non chiude pur andando due volte a servire per il set. Al tie-break ti aspetti che le due diano luogo ad un grande spettacolo ed invece va tutto al contrario. Simona gioca lontana dal campo ed affossa 3 o 4 colpi in rete, soprattutto col dritto. Maria si ritrova avanti 5-3 e servizio, ma la rumena recupera il mini break, mette due prime, e vince il secondo set in battaglia, proprio l’habitat nel quale Maria si muove meglio. La cosa si fa seria signori.

Dopo quasi due ore e mezza, a inizio terzo set arriva (tardivo) il warning per Maria, troppo titubante nel servire, pause spesso lunghe tra prima e seconda.

Simona continua ad avere problemi al servizio e cede la battuta al primo game, ma recupera fino al 2-1 e palla break. E’ il suo punto di massimo. Maria però le impedisce di scappare, va avanti 4-2, sembra realmente finita. Simona è scarica, ha perso la sua leggerezza nei movimenti. Riesce comunque a recuperare fino al 4 pari, grazie anche a un doppio fallo di Maria sulla palla break. La russa però reagisce da grande campionessa e piazza otto punti di fila che la portano dritta al titolo. Prize money alla mano, ognuno di questi ultimi punti le è valso 100 mila euro!

Troppo divario di potenza che era colmabile solo con un gap di agilità che a lungo andare non ha pesato.

Commoventi le lacrime di Simona, soccorsa dagli applausi del Phlippe Chatrier subito dopo il termine della partita; alla premiazione, superata la fase-lacrime, ha reso omaggio alla sua avversaria (“hai meritato il successo”); complimenti che sono stati puntualmente ricambiati dalla sportivissima Maria.

Per lei è stato un torneo duro, sofferto e soprattutto, infine, meritato. Qualità tennistica, potenza, coraggio nel giocare i punti importanti e nel non far tremare il braccio anche quando si è ritrovata, più volta nel corso del torneo, a una manciata di punti dalla sconfitta.

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Peppe Arnone

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