A 34 anni e un mese, Romina Oprandi sembra aver appeso definitivamente la racchetta al chiodo. La talentuosa italiana, naturalizzata svizzera, ha avuto una carriera costellata di infortuni. Nel 2006, con i quarti di finale raggiunti a Roma, sembrava poter essere un’ottima promessa del tennis, i problemi le hanno impedito però di andare oltre una singola finale Wta, un titolo di doppio e la 32esima posizione del ranking. Dal 2016 ad oggi, ha portato a termine solo 35 incontri, di cui la maggior parte oramai nel circuito Wta.
Il calvario di Oprandi è iniziato nella primavera del 2007, nella sfida di primo turno del Wta di Budapest. Un match non portato a termine, in cui è stata costretta al ritiro contro l’azzurra Karin Knapp nel corso del terzo set. Oprandi, in quel torneo ungherese, era la testa di serie numero 8, e aveva da poco compiuto 21 anni. Alle luci della ribalta era arrivata proprio l’anno precedente, vincendo tre tornei Itf da 25k prima di presentarsi al Foro Italico per le qualificazioni. Conquistato l’accesso al main draw dopo diverse difficoltà, Oprandi aveva mostrato le cose migliori del proprio ampio repertorio di colpi proprio andando avanti nel torneo. Nel primo turno una vittoria contro la qualificata Kristina Brandi, ma poi solo briciole lasciate a Samantha Stosur e, soprattutto Vera Zvonareva. L’australiana si è arresa con con un doppio 6-2; la russa, in un momento tutt’altro che brillante, aveva racconto un solo game. Il 2006, data anche l’età, è stato il suo anno indimenticabile, con la qualificazione anche a Wimbledon. Sia a Londra, che prima ancora a Roma, a interrompere i suoi sogni era stata la terribile Svetlana Kuznetsova. In Italia però, la contesa fu equilibratissima. Si trattava inoltre dei quarti di finale, con la numero 6 del mondo capace di spuntarla solo al tie-break. Il 2006 di Oprandi ha avuto così il suo premio nella convocazione nel team di Fed Cup, lo stesso che in autunno vinse il trofeo a Charleroi, pur senza collezionare alcun match. A chiudere, poi, era arrivato un altro trofeo, quello nel 75k di Denain. Tutto il suo 2007, fino a quel giorno a Budapest, si era svolto quindi nei tornei Wta di primo livello, arrivando in Ungheria come numero 65 del mondo. A Roma, l’anno prima, era 133esima. Sul 4-3 in proprio favore, nel terzo set, è arrivato il ritiro. Ma Oprandi non si è voluta arrendere, ha voluto giocare a Roma, Instanbul, al Roland Garros e pure a Barcelona. Quattro tornei e un solo match vinto in Turchia in un periodo che avrebbe per sempre cambiato la sua storia. A Budapest, infatti, Oprandi si era rotta l’avambraccio, un infortunio che la segnerà fino alla fine. E che nel giugno del 2007 la convincerà a dare il primo addio al tennis.
Il ripensamento arriverà solo con la guarigione, completata dopo 14 mesi, col ritorno in un 25k in provincia di Siena. Niente sarà però più come prima. Dal 2008 al 2019, infatti Oprandi riuscirà a giocare e completare solo 129 match nel circuito maggiore. La costanza, riuscirà a trovarla solo negli Itf, in cui si ritufferà ogni volta tra un infortunio e l’altro. In carriera ne vincerà 26, di cui uno proprio la settimana successiva al rientro, nel 2008. Ma la risalita è comunque enormemente difficile. Nel 2009 perde nelle qualificazioni di Roma, al Roland Garros, e allo Us Open. Nel circuito maggiore tornerà solo l’anno successivo, con una wild card agli Internazionali d’Italia. L’occasione, nonostante, la sconfitta bruciante contro Maria Kirilenko, è una nuova iniezione di fiducia, che culminerà con un ottimo mese di luglio. Prima la qualificazione a Wimbledon, con un turno superato anche nel tabellone principale, e poi la vittoria nel 100k di Cuneo, di nuovo su terra battuta. A settembre un altro torneo vinto a Saint Malo, quindi quattro anni dopo Romina Oprandi chiude di nuovo l’anno solare in Top-100, intorno alla 60esima posizione. L’inizio del 2011 è da dimenticare, ma tornando sull’erba Oprandi fa di nuovo il pieno di fiducia. A s’Hertogenbosch arriva la vittoria più prestigiosa in carriera, contro la numero 2 del mondo Kim Clijsters. In Olanda l’avventura però si chiude in maniera sfortunatissima: in semifinale contro Jelena Dokic è costretta al ritiro, quindi arriva male anche a Wimbledon e vince un solo game. Esce di nuovo dalla Top-100, ma poi si qualifica allo Us Open. Passa all’esordio e si ferma contro Flavia Pennetta al secondo turno. Poi però torna negli Itf più ricchi. Raggiunge cinque finali di finale e ne vince tre, a fine anno è numero 85.
Il suo anno, però, è il 2012, quello in cui tutto sembra andare per il meglio. E il peggio sembra veramente passato. All’Australian Open supera nientemeno che Francesca Schiavone, il terzo turno a Melbourne è e resterà il suo miglior piazzamento in uno Slam. A febbraio un altro stop fino a maggio, ma da Wimbledon in poi nuovi sorrisi. Al secondo turno la batte Victoria Azarenka, ma sul cemento estivo vince un 100k e 50k. Poi, allo Us Open, quelle che secondo molti sono le migliori partite della sua carriera. Supera 6-2 7-5 Andrea Petkovic, e la secondo turno arriva ad un passo dall’impresa contro la numero 11 Wta, Marion Bartoli. Ma non finisce qui, in Asia un altro step in avanti con il quarto di finale raggiunto a Pechino. Prima di perdere ancora, e senza storia, da Azarenka, elimina anche Ana Ivanovic. È ancora al numero 59 a fine anno e nel corso del 2012 sceglie inoltre di tornare a rappresentare i colori della Svizzera per la Fed Cup.
L’incubo fisico, ricomincia sul più bello. Nel 2013 Romina Oprandi è oramai affermata in Top-100, raramente perde al primo turno in un torneo. Arriva al terzo turno a Miami, perde ai quarti a Oeiras e in semifinale a Bruxelles. Una sconosciuta ucraina di Elina Svitolina la elimina al primo turno del Roland Garros, ma il 10 giugno 2013 Oprandi è al suo best ranking, numero 32 del mondo. Due settimane dopo, in un torneo che le ha sempre dato molto, Wimbledon, è testa di serie numero 31, ma il destino è veramente crudele. Nel match di primo turno, contro Alison Riske, si ritira nel terzo set. La spalla destra fa malissimo, il cuore forse ancora di più. In campo, senza poter riavere ciò che si era costruita con merito e pazienza, la si rivedrà solamente nel febbraio del 2014. Per la verità, la ripartenza è tutt’altro che malvagia. A marzo arriverà la sua prima e unica finale nel circuito maggiore, a Marrakech, con la sconfitta subita da Maria Teresa Torro Flor. Tocca di nuovo la Top-100, ma le cambiali pesanti dell’anno prima la rispediscono fuori immediatamente. Nel 2015 l’ultimo anno giocato dall’inizio alla fine, giocherà solo tre partite nei main draw Wta, tra Australian Open e Pattaya. Ma la classifica precipita sempre di più e in tutto l’anno naviga nel circuito Itf, in cui vince altri tre tornei e perde due finali.
Dal 2016, i problemi fisici non l’abbandoneranno più. Nella stagione completa 19 partite vincendone nove, perdendone dieci e ritirandosi per ben due volte. Alla primavera di quell’anno risalgono gli ultimi tre match Wta, persi, tra Rio de Janeiro, Bogotà e Katowice. Oggi, con un partner, possiede una compagnia legata allo sport, grazie alla quale gestisce il centro sportivo di Thalmatt, in una località vicino a Berna. A contribuire alla decisione, che nel momento in cui arriva e all’età in cui Oprandi la comunica sembra definitiva, anche gli ultimi problemi fisici. Negli ultimi tre anni Romina Oprandi ha sofferto di dolori al polso e ha giocato solo quindici match. L’ultima vittoria risale al primo turno di qualificazioni per il Roland Garros. Due anni fa sembrava essere sulla buona strada, avendo cumulato un altro titolo e un’altra finale Itf, ma gli infortuni non le hanno più dato tregua. Ottenendo tanti risultati in tornei minori era spesso riuscita a risalire la china ma solo a sprazzi è riuscita a mostrare ciò che l’aveva portata ai quarti di finale a Roma oramai 14 anni fa. Tecnicamente ha sempre avuto doti straordinarie, ma il talento va coltivato. E se gli infortuni non te ne danno la possibilità, col passare del tempo si rischia di perdere la voglia, anche nelle poche occasioni in cui si avrebbe la possibilità di ripartire per davvero. Ora Oprandi ha 34 anni purtroppo, un’età in cui ripartire, non avendo la certezza di non fermarsi di nuovo, è forse un rischio troppo grande. L’augurio è che la ragazza nata a Jegenstorf riesca a calarsi in una nuova dimensione, che possa farle dimenticare tutto ciò che poteva essere e, per tanti motivi, non è stato.