Vi starete chiedendo come mai abbiamo aspettato così tanto per scrivere le nostre considerazioni in merito alla vittoria del torneo di Rio da parte di Sara Errani, la risposta è semplice: sul carro del vincitore c’era decisamente troppa affluenza per i nostri gusti. Se siete fedeli lettori di tennis circus, ormai avete imparato a conoscerci, il “salto sul carro” non è sport per noi, preferiamo lasciarlo ad altri. Ed è per questo, che solo dopo aver letto tutti i complimenti arrivati a Sara dai nuovi estimatori e le solite offese dei vecchi detrattori, finalmente abbiamo deciso di dire la nostra.
Proviamo per un attimo a fare un salto nel passato, tranquilli non vi stiamo chiedendo un grande sforzo, basta tornare indietro di qualche settimana e vi troverete di fronte a frasi del tipo: “continua il declino di Sara Errani”, “le cichis non sanno più vincere”, si è poi parlato di vertiginoso calo di risultati, ovviamente tutto ciò senza fare il minimo accenno ai malanni fisici che l’ hanno costretta ad una preparazione ridotta ai minimi termini. Nonostante Sara fosse stabilmente tra le prime 15 giocatrici del mondo, si parlava dunque di declino, peccato per loro che la bolognese non avesse perso per nulla la voglia di smentirli, cosi appena conclusa la parentesi Fed Cup è volata alla volta di Rio. Precisamente alla ricerca di vecchie sensazioni sulla sua tanto amata terra rossa, quella superficie diventata con il tempo sempre piu rara da trovare, ma da cui come una moderna Anteo, la nostra Sara riesce sempre a trarre nuova linfa.
“Stamattina avrò la forza di combattere, il mio sorriso zittira` le loro chiacchiere, la mia rivoluzione è in silenzio. La mia rivoluzione sta dentro, è ADESSO” cosi canta Ghemon e così sembra dire la sua amica Sara Errani ogni volta che scende in campo, ogni volta che con quel suo sorriso disarmante e con la sua forza da eroina greca, con i fatti risponde alle ingiurie che da anni è costretta a sopportare. Vi siete mai chiesti da cosa nasce tutto questo risentimento? Noi si e non abbiamo mai trovato nessuna spiegazione plausibile, sappiamo solo che, se Sara fosse nata in un altro Paese, li le sarebbero stati riservati trattamenti decisamente migliori.
Sara però è nata in Italia e qui, si sa, le cose vanno in maniera molto diversa: noi siamo un popolo di esterofili, l’accento straniero per noi ha un richiamo irresistibile, dunque a parità di risultati tra un azzurro e uno straniero sceglieremo di tenere sempre per il secondo; poi come dimenticare il fatto che, il gioire semplicemente per i successi di una ragazza che nonostante tutto e tutti, nella vita e nello sport, ce l’ha fatta proprio non ci piace; e poi arriva l’ultimo e forse più importante punto, noi siamo un popolo di inguaribili tuttologi, abbiamo sempre pronta la soluzione per qualsiasi problema, durante i mondiali di calcio ci sentiamo tutti allenatori della nazionale, quando si parla di politica tutti statisti geniali e quando si parla di tennis, tutti illuminati della racchetta. E allora giù di “il servizio va migliorato” “il fisico non è adatto”, tecnicamente le manca questo o quello e tante altre sciocchezze simili, che al momento preferiamo risparmiarvi. Si avete capito bene, abbiamo detto sciocchezze, perché un tennista non è un collage, non puoi crearlo in laboratorio, ciò che li rende unici e speciali è proprio il loro essere umani. Se poi preferite un tennis omologato, in cui tutti somigliano a tutti, in cui non esistono gli scambi ma solo il gioco di potenza allora ovviamente non potete condividere il concetto.
La verità è che, nel tennis il segreto è saper sfruttare al meglio ciò che si ha, pregi e difetti, punti forti e punti deboli, ed in questo Sara Errani è maestra. Nel tempo, l’insegnamento più grande che questa piccola grande donna ci ha dato, non è forse che: se si lavora sodo, se non ci si arrende mai e se si ha una determinazione e un cuore enorme come il suo, allora neppure l’essere alti 164 cm o il non riuscire a servire a 200 km/h conta molto.
Nonostante queste “mancanze” si può infatti diventare n°5 del mondo, in carriera si possono vincere 8 titoli in singolare e 25 in doppio, si può poi diventare, pensate un po, la quarta tennista nella storia a chiudere tre stagioni consecutive tra le top 15 in singolare (le prime 2 in top 10) e da numero uno in doppio, credeteci si può fare e Sara Errani l’ha dimostrato.
In chiusura non ci resta che complimentarci con lei per questo ennesimo successo raggiunto, consigliare ai detrattori di rassegnarsi perché la gastrite è una brutta bestia, ma soprattutto vogliamo augurarle ed augurarci che il futuro per lei possa essere ancora ricco di emozioni e successi, semplicemente perché, vi piaccia o no, Sara se lo merita.
Ad maiora semper Sarita!