Serena Williams, prima regina di Singapore

In questa settimana Serena Williams è stata quanto più veritieramente accostata all’araba fenice, che risorge dalle proprie ceneri; ma se la fenice della leggenda risorge grazie alle proprie forze, in questo caso è stata un’ingerenza esterna a favorire tutto ciò: la sfidante di oggi Simona Halep.

La rumena combatte per dimostrare il proprio valore e la propria correttezza sportiva, la statunitense per rivincita sulla stessa Halep, che la bettè 6-0, 6-2 nel Round Robin, e sul fato che la voleva fuori dalla competizione.

Halep, in un momento di grande forma, ha da subito tolto il servizio alla Williams già nei primissimi game, ma la fiducia di Simona si è presto spenta di fronte ad una Serena capace di vincere ben cinque game a discapito di uno solo vinto dalla rumena. Nel mezzo, però, vi sono stati ben tre break, di cui due per Serena, che una volta sul 5-3 non si è lasciata scappare l’occasione di chiuedere con 6-3.

Dopo questo primo lottato e nervoso set, il secondo è difficilmente commentabile. Serena ha letteralmente spazzato via la Halep che, impotente più che mai, ha lasciato spazio ad un’americana incontenibile. Simile ad una macchina da guerra, che avanza verso rete grazie a colpi angolati, precisi e potenti, Serena ha umiliato Simona Halep con un 6-0 che non lascia spazio all’immaginazione.

Serena Williams, oltre a riconfermarsi campionessa di fine anno per la terza volta consecutiva, ha eguagliato con cinque titoli Steffi Graf; gliene mancano “solamente” altri tre per poter arrivare alla leggenda di Martina Navratilova.

Il pronostico è stato dunque confermato, e dopo tale finale è normale domandarsi cosa avremmo fatto noi al posto di Simona Halep: la corretta sportività, seppur masochistica, o il freddo calcolo vincente?

Vittorio Orlini.

Vittorio Orlini

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