Sono passanti ormai ventitré anni dal debutto nel circuito WTA di Serena Williams nel lontano 1997. L’americana si appresta ad iniziare il suo ventiquattresimo anno sul tour e il caso vuole che questi due numeri, 23 e 24, siano proprio quelli che la perseguitano da alcune stagioni.
23 come gli slam vinti, 24 come il record da superare entro la fine della carriera per superare Margareth Smith Court. È ormai chiaro che l’obiettivo di Serena sia proprio quello di superare il numero di slam dell’australiana (sebbene siano “solo” 11 quelli vinti nell’Era Open). Eppure, anche per una campionessa del calibro della Williams, questo traguardo sembra essersi quasi trasformato in un incubo.
Colei che aveva perso appena sei finali slam su ventinove totali nell’arco di 17 anni adesso ne ha perse quattro di fila. In queste quattro finali non ha mai vinto un set ed è sempre partita con i favori del pronostico.
L’ultimo major vinto risale ad esattamente due anni fa con la vittoria a Melbourne su Venus Williams mentre era incinta. Da quando è ritornata nel circuito dopo la gravidanza non è riuscita più ad imporsi; ma cos’è successo a Serena?
Rispondere a questa domanda è tutt’altro che semplice per una serie di fattori come l’età, la gravidanza, gli impegni extra-tennistici e la distanza dal circuito.
Per analizzare in maniera profonda la questione è fondamentale partire da un evento che ha scalfito in maniera profonda la fiducia di Serena Williams: la sconfitta contro Roberta Vinci agli US Open 2015. Una vittoria a New York in quella stagione sarebbe stata la ciliegina sulla torta, un valore aggiunto ad una carriera già inimitabile e irraggiungibile per chiunque. Quella vittoria, però, non è mai arrivata.
Da quel momento in poi Serena non è più stata la stessa: ha perso quell’aura di imbattibilità che si era costruita nel corso degli ultimi anni, ma soprattutto le avversarie hanno iniziato a credere maggiormente nei propri mezzi. Troppo spesso, per timore, le giocatrici hanno sempre affrontato Serena partendo quasi sconfitte, con la speranza di poter fare gioco ma senza la giusta convinzione per batterla. Nella maggior parte dei casi avrebbero perso comunque, ma Serena avrebbe probabilmente dovuto faticare di più.
Nel 2016 Serena disputa tre finali slam su quattro ma ne vince solamente una a Wimbledon, perdendo le altre contro Kerber e Muguruza. Si tratta di risultati eccezionali per praticamente qualsiasi giocatrice, ma non per una Serena Williams abituata a dominare in lungo e in largo. Nella WTA inizia ad esserci posto per altre giocatrici, anche a livello slam, dopo anni e anni di dominio americano.
Il 2017 inizia nel migliore dei modi per Serena che, già consapevole di essere incinta di circa due mesi, gioca e vince gli Australian Open, battendo in finale la sorella. Ad oggi, è questo l’ultimo titolo vinto da Serena.
Gli ottimi risultati, in questi due anni, non sono di certo mancati, ma non è di piazzamenti che la carriera di Serena Williams può andare avanti. Non è questa la sua mentalità: la sua ostinazione e fame di vittoria sono le caratteristiche che l’hanno resa una tra le atlete più vincenti della storia.
Non sappiamo ancora per quanto tempo la statunitense continuerà a giocare. Probabilmente molto dipenderà dai risultati che otterrà nei prossimi mesi negli slam e Melbourne sarà già una tappa fondamentale nel suo percorso. Vincere il ventiquattresimo slam è il suo obiettivo e per quanto sia ancora competitiva, all’età di 38 anni, è logico pensare che non continuerà ancora troppo a lungo se non riuscirà a realizzarlo.
Nel match d’esordio del 2020 abbiamo visto una Serena in ottima condizione, sia dal punto di vista mentale che fisico. Si muove meglio, il servizio e i colpi da fondo campo sono quelli di sempre. In realtà, non si tratta di una versione inedita della Williams negli ultimi due anni, l’abbiamo vista giocare bene tante volte, anche nel corso degli slam. L’americana sembra positiva: “Non è mai facile iniziare la stagione con il piede giusto, è difficile ritrovare subito il giusto ritmo. Contro Camila Giorgi ho giocato una grande partita, soprattutto considerando l’avversaria dal grande potenziale che mi ha sempre reso le cose difficili. Penso che aver giocato il doppio con Caroline Wozniacki mi abbia aiutato molto. Da questa vittoria dovrò costruire la mia stagione, ho giocato con grande solidità e non era facile date le condizioni di vento e caldo. Voglio continuare a divertirmi come ho fatto oggi, questo incontro mi ha dato fiducia e la consapevolezza di avere ancora potenza nelle gambe e nelle braccia per poter battere tenniste competitive”.
Serena ci crede ed è giusto che lo faccia: se ha il tennis per arrivare in una finale slam, ha anche quello per vincerlo. Deve solo riuscire a giocare con più scioltezza una volta arrivata in fondo ad uno slam, con meno pressione e con la consapevolezza di aver già avuto una carriera brillante.
Fondamentale è anche giocare più tornei, soprattutto in prossimità degli slam. Avere qualche match in più sulle gambe non può che agevolare Serena, che deve approfittare dei tornei “meno importanti” per mettersi alla prova e superare le proprie difficoltà in modo da non trovarsi impreparata per gli appuntamenti più importanti.