Serena Williams compirà 35 anni a settembre, e come suo solito, non ha peli sulla lingua circa questioni di diritti in campo. L’americana ritiene che le regole della WTA per la partecipazione obbligatoria, in alcuni tornei, dei giocatori veterani siano troppo rigide. È un dato di fatto, se i giocatori saltano un torneo tra Indian Wells, Miami, Madrid o Pechino, sono certi che riceveranno una penalità, un’ammenda o uno ‘0’ tra i migliori 18 risultati ottenuti. “Sul circuito WTA solo 10 giocatrici che sono al di sopra dei 30 anni possono ritirarsi da alcuni tornei. Ma se lo fanno, non possono partecipare a a concorrere al bonus di fine anno del tour. Nel tennis maschile, la situazione è un po’ diversa”, afferma.
“E’ un gioco da ragazzi”, sentenzia la numero uno del mondo, facendo riferimento al suo amico e collega Roger Federer, che essendo ormai ultra-trentenne, e, dopo aver giocato per più di 12 anni senza sosta e aver giocato “almeno” 600 match in carriera, può saltare un evento tra i Master 1000 senza ricevere alcuna penalità (che significa otto eventi 1000, escludendo Monte Carlo che è l’unico non obbligatorio). “Roger è ormai sui campi da tennis da moltissimi anni, è un monumento della disciplina. E questa nuova regola lo ha aiutato ancora di più in questa sua fase della carriera, come è giusto che sia. Sicuramente dovrebbe essere un’opzione possibile anche per noi donne.”
Tuttavia, il CEO della WTA, Steve Simon, non la pensa così, o almeno lui non ha intenzione di apportare modifiche in questo momento: “Pensiamo che questo sia già un approccio facilitante e progressivo che permette a ogni giocatore una completa flessibilità per la creazione di un programma adeguato che ruoti intorno agli eventi più importanti del circuito, compresi il tornei del Grand Slam, che non sono oltretutto sotto la competenza della nostra associazione. Vogliamo che le nostre giocatrici giochino il più possibile e con continuità, e vogliamo incoraggiarle a continuare a competere oltre i loro 30 anni, senza però stravolgere le regole”.