Serena Jameka Williams, per amici e familiari semplicemente Meeka, nata a Saginaw (Michigan) il 26 settembre 1981, a detta di molti è la tennista più forte di tutti i tempi o almeno dell’’era Open. Ci rendiamo perfettamente conto che quest’ultima affermazione potrebbe aprire interminabili dibattiti, gli estimatori del tennis vecchio stile risponderebbero risentiti “non scherziamo, la più forte di sempre è Martina Navratilova”, altri ancora direbbero “a che serve paragonare tenniste di epoche diverse” e così dicendo potremmo andare aventi per ore.
Noi invece preferiamo troncare sul nascere questo dibattito e affermare che non sappiamo se Serena è o se sarà mai ricordata come la più forte di sempre, per certo sappiamo solo che l’appellativo Unrivaled sembra essere coniato apposta per lei. A nostra memoria, infatti, non esiste in alcuno sport, un’atleta che sia riuscito letteralmente a dominare sugli avversari per così tanto tempo come ha fatto e sta facendo lei.
Si è parlato per anni di presunte rivalità, ad esser sinceri, più costruite ad arte e mestiere da giornalisti ed esperti, che reali. Serena Williams è semplicemente una spanna più in alto delle sue avversarie, questo è innegabile, e ciò diventa ancora più palese se ci fermiamo a pensare che la più forte delle sue rivali, la russa Maria Sharapova che pure non è l’ultima arrivata, non è mai riuscita a batterla negli ultimi 12 anni. La Williams fa semplicemente parte della categoria degli extraterrestri della racchetta, quelli per intenderci che nel bene o nel male in un campo da tennis sono gli unici artefici del proprio destino, nella speranza di batterla negli anni le avversarie di turno hanno continuato ad alzare il proprio livello di gioco, ma lei sembra voler rispondere così: “My better is more better of your better”: c’è poco da fare.
Questo ovviamente non è soltanto un nostro pensiero: di lei, due delle più grandi celebrità di questo sport hanno infatti detto già tutto su di lei. Martina Navratilova: “Ogni volta che una tennista deve affrontare Serena Williams si può dire che ha un brutto tabellone. Serena non ha quell’handicap. Non deve giocare contro se stessa” e Billie Jean King: “Dio ti ha benedetto. Lo sai quanto? Pensaci. Ogni generazione dovrebbe essere migliore della precedente. Tu dovresti essere la più grande di sempre. Tu dovresti definire gli standard. Tu decidi”, già proprio quella sottile differenza che passa “tra chi decide e chi subisce gli eventi, e come altro definirla se non dono di Dio”.
Quest’oggi abbiamo deciso di non fermarci ad un semplice, quanto sterile, elenco dei suoi interminabili successi, da noi non aspettatevi dunque la lista di tutti i 22 titoli del Grande Slam vinti, i 19 tornei Premier, le 4 medaglie d’oro alle Olimpiadi, i 5 master, la Fed Cup ne tanto meno le Hopman Cup portate a casa. Noi vogliamo andare oltre, vogliamo raccontarvi la storia di una piccola bimba di colore, partita dal ghetto, avvicinatasi a questo “sport per bianchi”, un po’ per volere di papà Richard e di mamma Oracene, e un po’ per spirito di emulazione nei confronti di quella sorella maggiore, Venus, di cui per sua stessa ammissione sin dalla nascita voleva imitare tutto. Si avvicina a questo sport per caso e finisce per trasformarlo con l’irruenza di un ciclone, questo è Serena Williams. Perché Serena Williams non è soltanto una delle tenniste più vincenti di sempre, l’unica tra l’altro ad aver completato il Career Golden Slam sia in singolare che in doppio; è anche e soprattutto, una donna con pregi e difetti come tante altre, è una ragazza orgogliosa della propria famiglia, un’imprenditrice di successo, una donna di spettacolo, con un carattere solare, ma che ogni tanto ha regalato anche qualche uscita infelice.
In lei convivono due persone, una tigre furiosa dentro al campo e un agnellino mansueto nella vita di tutti i giorni, è la reincarnazione stessa del Dottor Jekyll e mister Hyde. A tal proposito, lei stessa ha dichiarato: “Dentro il campo sono Serena Williams, fuori sono Serena e basta, due persone completamente differenti. Io stessa sono spaventata da quello che faccio in campo. E’ sempre stato così ed è bizzarro. Chi mi avvicina mi dice: prima di conoscerti pensavo che tu fossi una ragazza terribile. Hanno paura di parlare con me, mentre io sono la persona più divertente e rilassata del mondo”. Il primo incontro con il tennis Serena lo racconta nella sua autobiografia On the Line, scrive di non averne un ricordo preciso, il tennis semplicemente per lei era sempre stato li, giocare, per lei, era sempre stata una cosa naturale, come il respirare.
Nella stessa autobiografia descrive due foto in particolare che le sono sempre rimaste impresse: in una ci sono lei e Venus e la sorella maggiore sta spingendo il suo passeggino su di un campo da tennis, mentre nell’altra c’è lei che da i suoi primi passi portando a spasso una racchetta da tennis più grande del proprio corpo, per la serie “una predestinata”. Ad avvicinare Serena e Venus al tennis è stato soprattutto Richard, leggenda narra che un giorno il papà più famoso del tennis, stesse facendo zapping quando la sua attenzione venne attirata da una partita di tennis, in campo c’era Virginia Ruzici ed era la finale del Roland Garros, il telecronista pronunciò una frase che lo illuminò letteralmente: “Non male 40.000 dollari per una settimana di lavoro”, da quel momento nella sua mente i progetti furono chiari, avrebbe messo al mondo altre due figlie e ne avrebbe fatto le più forti tenniste di tutti i tempi.
Poi ci sono stati gli allenamenti, tanti, tutti i giorni per tante ore al giorno, le minacce e le botte che ha visto subire da suo padre, da parte di bulli appartenenti a bande locali, perché “questo non è posto per neri”. Quello stesso padre di cui si è sempre fidata al 100%, l’uomo che non volle affidare le proprie figlie ad allenatori professionisti che a suo avviso avrebbero finito per rovinarle e che da quando aveva 10 anni non la fece più partecipare ad alcun torneo giovanile (ufficialmente perché doveva concentrarsi sullo studio). Solo nel 1997 Serena fa ufficialmente il suo esordio nel circuito professionistico e paradossalmente ciò avviene proprio in quel torneo che per anni ha amato così tanto (“perché era vicino a casa ed era l’unico in cui tutta la mia famiglia poteva essere presente”) ma che poi, dopo l’episodio dei fischi e delle offese razziali subite, ha finito per odiare profondamente, ovviamente parliamo di Indian Wells.
Da quel lontano 1997 nella sua vita ci sono stati tanti successi ma anche tanti dolori e delusioni, tanti stop improvvisi, a partire da quel primo infortunio alla caviglia arrivato nel modo più assurdo possibile, non in un campo da tennis ma in una discoteca, mentre ballava rigorosamente con i tacchi alti, passando per la depressione scatenata dall’omicidio di una delle sue sorelle Yetunde (vittima di una pallottola vagante mentre era in macchina con il suo fidanzato), fino ad arrivare al rischio di morte subito in seguito ad un embolia polmonare. Poi ovviamente ci sono state tutte quelle pause dovute al fascino del successo, del tubo catodico per intenderci, che le costarono le invettive su un suo scarso impegno da parte della campionessa Chris Evert.
Solo nel 1997 Serena fa ufficialmente il suo esordio nel circuito professionistico e paradossalmente ciò avviene proprio in quel torneo che per anni ha amato così tanto (“perché era vicino a casa ed era l’unico in cui tutta la mia famiglia poteva essere presente”) ma che poi, dopo l’episodio dei fischi e delle offese razziali subite, ha finito per odiare profondamente, ovviamente parliamo di Indian Wells. Troppe volte nel tempo i guru di questo sport hanno parlato di “ultimo canto del cigno” di “fine annunciata” per Serena, ma la realtà è un’altra: passano gli anni, le rivali, gli allenatori ma lei resta. Il ciclone Serena continua a far sentire la propria forza d’urto. L’ex numero 1 del mondo si può anche piegare sotto le prove di forza d’urto delle nuove leve, ma sulla lunga distanza finisce sempre per sbranarle, perché come ha sempre detto Richard Williams in lei convivono la forza degli schiavi neri e la voglia di rivalsa di chi ha vissuto la povertà e la crudeltà del ghetto, qualcuno una volta ha detto: “puoi togliere un ragazzo dal ghetto ma non puoi mai togliere il ghetto dal ragazzo” e queste sono cose che difficilmente si possono battere.
Serena Williams è semplicemente una predestinata o se preferite una donna nata con la vittoria nel DNA.
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Grande grandissima..auguri Queen