Sharapova-gate: un sasso nello stagno

L’annuncio –shock dato da  Maria Sharapova lo scorso lunedì , e le sue possibili conseguenze,   rischiano di scuotere dalle fondamenta l’intero movimento tennistico; nonostante in questi giorni si ricominci a vivere un’ apparente normalità, in quel di Indian Wells.

Il tennis giocato “deve” tornare  sulle  pagine dei giornali sportivi. Il ritorno di Delpo , le magie di Aga, le affermazioni di  Zverev e l’affacciarsi del nuovo con Roy Harrison sono un vero toccasana.  Ed è un bene  per tutti : giocatori, appassionati , tutti coloro che , a vario titolo, vivono (di) questo sport.

Nei giorni appena trascorsi  abbiamo imparato tutto sul Meldonium, sul suo uso, sulla sua produzione e vendita, sui suoi possibili effetti dopanti o meno.

masha doping 7

In molti abbiamo seguito la pancia o la mente, talvolta l’una o l’altra,  nel rapportarci ad un caso tanto eclatante da creare una immediata polarizzazione nell’opinione pubblica. Una polarizzazione che ricalca alla perfezione la “divisione” che sempre ha generato  l’atleta-personaggio-Sharapova. Amata , odiata, ammirata o detestata; Masha non lascia indifferenti, mai.

Da  Sabato scorso , Maria Sharapova è in squalifica provvisoria ed attende il verdetto dell’ Itf.

Tutto, infine,  verterà su un solo punto, ovvero se la tennista di Njangan  riuscirà a dimostrare, o meno,  che l’uso del Meldonium fosse legato a stringenti necessità terapeutiche . Se sì, di negligente dimenticanza si trattò; diversamente  per Maria potrebbe profilarsi una squalifica di lunga durata.

Ma  l’attesa di Masha non è affatto  passiva . 

Maria è passata al contrattacco quasi subito, reagendo ad una più che attesa  gogna mediatica. La russa  ha affidato a due post sulla sua pagina i suoi pensieri. Nel primo un sentito grazie è stato rivolto ai suoi fans per il supporto ricevuto , ma è sul secondo lunghissimo post  che l’attenzione cade ; attenzione che va rivolta in particolare ad un passaggio molto importante:

“I’m proud of how I have played the game……. I won’t pretend to be injured so I can hide the truth about my testing”.

“ Sono orgogliosa di come ho giocato questa partita….non fingerò di essere infortunata per poter nascondere la verità sul mio test”.

Affermazione questa che apre una voragine nella mente e la affolla di sinistri pensieri.

Non fingersi infortunata è stata dunque una orgogliosa scelta.

Ma una scelta presuppone diverse opzioni tra cui scegliere.  Se Maria dice il vero, se  realmente questa chance era sul suo tavolo , lì pronta per risparmiarle gli indici che da ogni parte la additano, allora  i sussurri che hanno sempre accompagnato  la presunta esistenza del “silent ban” , quale prassi  usata in casi di doping  accertato , diverrebbero grida, forti e chiare.

L’etica, la morale che vuole la pratica agonistica come una “sana” competizione è stata violata molte volte nella storia. Il doping è una realtà  con cui lo sport deve fare i conti da tanto, troppo tempo.

Ma , stavolta, si aprirebbe uno scenario totalmente diverso.

Se la tennista russa ha avuto questa opportunità, qualcuno deve avergliela offerta. Ed è questo il messaggio che  Maria lancia; un messaggio che , per altri aspetti, può assumere le vesti ,neanche tanto velate ,di un avvertimento. Una frase che  di fatto è un enorme sasso lanciato nello stagno.

La cinque volte campionessa Slam  sta operando una serie di scelte molto più ponderate di quanto sembri in apparenza, mettendo in atto una arguta strategia comunicativa  che strizza l’occhio agli appassionati ed ai tifosi, può suscitare empatia  e che, comunque vada la sua vicenda processuale,  sembra destinata a lasciare il segno.

Il velo che accompagna  l’esistenza stessa  del doping nel tennis e , soprattutto , la gestione dei casi scoperti potrebbe essere squarciato. Ed anche questo è frutto di una scelta.

Destinatari del suo messaggio sono tutti;  tra questi ,forse , anche alcuni tra coloro  che in questi giorni invocano per lei una punizione esemplare.

Chi ama lo sport, chi ama il tennis è nel pieno diritto di assistere a competizioni sane, dove il barare non alberga ed ha , al tempo stesso, il diritto di sapere chi  tra i protagonisti  ha eventualmente  violato le regole e barato per vincere.

Questa  affermazione  reca con sé un ombra pesante, un macigno che può minare la credibilità stessa delle istituzioni tennistiche.

Ed è  ironico, quasi un crudele scherzo del destino , che a farla sia stata colei che , fino ad una settimana fa , era l’atleta donna più pagata del mondo, vera icona di questo sport, da dieci anni protagonista  assoluta del tennis-show, uno show… that never ends.

 

 

 

 

 

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