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Simona Halep e la California per ricominciare a sognare

“Eh già, sembrava la fine del mondo, ma sono qua”. Con le parole della famosa canzone di Vasco Rossi, potremmo identificare l’altalenante processo di trasformazione che Simona Halep sta subendo ormai da un anno a questa parte. Dal lontano 27 gennaio di due anni fa, quando per la prima volta nella sua carriera entrò in Top10, la vita della romena è cambiata in maniera sostanziale. In tutti i sensi.

La pressione dei media, le aspettative dei connazionali, una vetrina da star vera e propria che l’ha resa una delle tenniste più forti del momento, e sicuramente tra le più amate dal pubblico. Sorridente e simpatica, ma allo stesso tempo arcigna e coriacea, Simona ha sacrificato se stessa ed il proprio corpo per conquistare traguardi e risultati che per sua stessa ammissione non pensava potessero più essere alla sua portata.

Classe 1991, la rumena già nel 2013 aveva accennato segni di miglioramento evidenti, conquistando la semifinale nel torneo di Roma, dove poi dovette soccombere a Serena Williams, ed incamerando due mesi dopo il quarto titolo della sua carriera a New Heaven, sconfiggendo in finale la ceca Petra Kvitova. Ma il 2014 è stato senza dubbio l’anno della svolta. Il primo quarto di finale in Australia, seguito dalla vittoria del titolo al prestigioso torneo di Doha negli Emirati ed una semifinale ad Indian Wells, torneo che lo scorso anno l’ha consacrata come vincitrice e che potrebbe essere per lei un nuovo inizio.

Colpi taglienti, traiettorie ficcanti, precise, angoli stretti, gioco di gambe di assoluto livello ed una precisione chirurgica. Queste le armi con le quali Simona si è fatta largo tra le giganti del circuito che la sovrastavano in potenza e forza. Nella superficie a lei più congeniale, la terra battuta, la Halep incanta Parigi, su un Philippe Chatrier gremito, e per poco non sfiora l’impresa contro una rediviva Maria Sharapova che con esperienza le sottrasse il titolo in una delle finali Slam con più pathòs e adrenalina degli ultimi 10 anni.

Il 2015 è un anno ricco di alti e bassi, con vittorie convincenti a Dubai ed Indian Wells e terribili uscite di scena rispettivamente al secondo turno del Roland Garros ed al primo turno di Wimbledon. La rumena non sembra più la tennista solida, impassibile della passata stagione, ma mostra non solo i suoi punti deboli, ma soprattutto quelle fragilità che molti pensavano avesse ormai combattuto definitivamente. Il cambio di coach, da Fissette a Darren Cahill, storico coach di Agassi, ed una confusione che appariva lampante agli occhi di un qualsiasi appassionato.

Dulcis in fundo… dopo il pessimo inizio di stagione,  sconfitta da Zhang Shuai nello Slam australiano, la giocatrice rumena aveva annunciato uno stop di almeno un mese a causa di un’operazione volta a risolvere alcuni problemi di respirazione. Invece ecco il ripensamento: operazione rinviata e disponibilità a giocare il quarto di finale di Fed Cup tra la sua Romania e la Repubblica Ceca. Insomma, lo scenario risultava intricato a chiunque, e la Halep sembrava un pesce fuor d’acqua, priva di un’identità tennistica e forse destinata a divenire una delle tante incompiute. Ad Indian Wells qualcosa si sta muovendo: dopo la vittoria sulla doppista doc Vania King, la rumena ha messo in scena il miglior match degli ultimi mesi contro Ekaterina Makarova riaccendendo le speranze nei cuori dei suoi tifosi. I fantasmi e gli spettri stanno via via scomparendo? Il ritorno è dietro l’angolo, e l’ex numero 2 delle classifiche mondiali ha intenzione di ripartire già dall’assolata California.

Giorgio Lupi

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