Game…set…match…Champion.
È questa la favola che, meno di 24 ore fa, ha avuto per protagonista la bella Sloane Stephens. Una favola che, prima di raggiungere il tanto agognato lieto fine, ha messo la sua prode e tenace combattente davanti a mille ostacoli e peripezie.
COMEBACK – Se nell’Agosto del 2016 la sfortuna si abbatte su di te, affibbiandoti un bell’infortunio alla gamba sinistra che, da lí a pochi mesi, esattamente nel Gennaio 2017, ti avrebbe costretta a ricorrere ad un’operazione chirurgica, i tuoi pensieri e le tue aspettative hanno una forma ed una valenza ben definite. Il tuo unico pensiero è che tutto possa procedere per il meglio, la tua unica preoccupazione è cercare di guarire, di tornare ad essere quella di prima. E allora non ti interessa se, di punto in bianco, ti trovi catapultata al numero 975 del mondo. Pazienza, sono cose che capitano, sicuramente tutto si risolverà per il meglio. Sei certa che il desiderio di rivalsa, di un meraviglioso “comeback”, ti faranno fare grandi cose una volta che tutto sarà finito…perché, si sa, una cosa la si apprezza soprattutto dopo averla persa. Ecco che, passo dopo passo, diritto dopo rovescio, cercando di passare inosservata il più possibile, il meccanismo inizia a funzionare di nuovo. Come trampolino di lancio scegli i tornei della tua terra, al massimo ti sposti in un qualche stato vicino, non potrebbe esserci scelta migliore. Washington, Toronto e Cincinnati. Con tuo sommo stupore riesci a raggiungere 2 semifinali. Il destino sembra stia iniziando a sorriderti e, all’improvviso, ti ritrovi ad essere numero 83. È accaduto tutto così rapidamente che non te ne sei nemmeno accorta. Il merito è tuo però, semplicemente e soltanto tuo. Inizia lo Us Open, il primo torneo dopo il tuo rientro. Nessuno può mai capire quante volte, durante quei mesi bui, tu abbia desiderato e sperato di poter ritornare ad assaporare palcoscenici di quel calibro. Non hai alcun tipo di aspettativa ma sei serena, hai lavorato bene e hai acquisito sicurezza in te stessa. Batti la Vinci, la Cibulkova, la Barty, la Goerges, la Sevastova e ti ritrovi in semifinale contro Venus Williams…caspita! Stai esprimendo un ottimo gioco, sembra che tutto ti venga naturale. Ogni tanto ti è capitato di perdere il bandolo della matassa ma, volente o nolente, lo hai sempre ritrovato. Al termine di una partita dall’andamento strano, finita per 6-1 0-6 7-5, batti anche la maggiore delle sorelle Williams. “Sei in finale Sloane” ti dici, ma stenti e crederci.
L’ULTIMO ATTO – Le ginocchia ti tremano, non riesci a trattenere l’emozione. Stai per giocarti la tua prima finale slam sull’Arthur Ashe Stadium, lo stadio più grande che il tennis abbia mai conosciuto. Dall’altra parte della rete, scherzo del destino, c’è la tua amica di sempre, la cara vecchia Madison Keys. Che soddisfazione, a prescindere da come vada a finire, il torneo resterà a casa. Mamma e tutto il clan sono nel tuo box, come dall’inizio del torneo d’altronde, mentre papà ti guarda da lassù, ti sarà vicino dal primo all’ultimo punto, ti darà tutta la forza necessaria per riuscire in questa grande impresa. La tua avversaria sembra addirittura più nervosa di te, sbaglia molto e conclude poco. A te però non interessa, è una battaglia Sloane contro Sloane. Fai del tuo meglio, dimenticandoti di tutto e di tutti. Dopo 61 minuti di gioco, la contesa finisce: 6-3 6-0, senza colpo ferire. Sloane Stephens, sei la campionessa dello Us Open 2017. Da lunedì sarai numero 17 delle classifiche. Da qui ad un anno non avrai praticamente nulla da difendere. Chissà fino a dove potrai spingerti. Devi restare con i piedi per terra, ma allo stesso tempo non devi porti alcun limite, perché nulla è impossibile. Volere è potere, tutto il resto è rumore bianco. Vai in conferenza stampa e, con la coppa fra le braccia, esterna tutti i tuoi pensieri. C’è poco da dire, nient’altro da aggiungere:
IL SOGNO SI AVVERA – “Ma questi mesi mi hanno dato forza, ho cominciato ad apprezzare di più quello che ho. Non ci sono parole per descrivere come sto, come ci sono arrivata. Quando mi sono fatta operare per risolvere la frattura da stress al piede sinistro, non pensavo proprio che avrei avuto vicino questo trofeo. Non pensavo nemmeno di poter essere tra le prime 100. Ma quando ho realizzato che avevo lavorato duro per tornare a giocare e che tutto era passato, sono tornata in campo più leggera, con meno stress. In testa avevo solo il mio tennis, non ci sono parole per descrivere come sono arrivata a questo”.
Sei un portento, Sloane!
Di Antonio Spanò