Stacey Allaster lascia la guida della WTA: quale futuro per il tennis femminile?

Stacey Allaster, CEO della WTA, lascia l'incarico dopo sei anni di successi e polemiche. Riuscirà il movimento tennistico femminile a trovare una figura altrettanto forte e carismatica?

Stacey Allaster, Chief Executive Officer della WTA dalla stagione 2009, ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico, con due anni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato, dimissioni che entreranno in vigore a partire dal 2 Ottobre.

Allaster, mediante un comunicato stampa della WTA, ha voluto esplicitare le ragioni che l’hanno indotta a lasciare anzitempo la guida del movimento tennistico femminile

“E’ stato un privilegio essere a capo dell’organizzazione che Billie Jean King ha fondato ed è stato un privilegio lavorare con le migliori atlete, dedicarsi alla promozione dei tornei ed essere un membro ufficiale della WTA. Ho dedicato la mia vita allo sport per 25 anni e sono orgogliosa del lavoro che ho fatto. Ma la recente perdita di mio cognato e CEO ATP Brad Drewett, ha dato una svolta alla mia vita, alla mia famiglia e alle mie priorità, e per me è il momento di spendere tempo e energia per queste cose. Quando mi sono unita alla WTA il mio obiettivo era lasciare l’organizzazione più forte e mi sento orgogliosa per cosa abbiamo realizzato tutti noi. Mi sono focalizzata su cosa significa essere un campione e ho cercato di essere un modello per incoraggiare le donne ad avere successo nello sport“.

Ora la Women’s Tennis Association sarà chiamata ad eleggere il successore di Stacey Allaster, compito quanto mai improbo e delicato, in virtù del carisma, dell’operosità e della tenacia con cui l’americana ha guidato il movimento femminile nel corso degli ultimi sei anni.

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Tra i suoi più rimarchevoli successi, una menzione d’onore va assegnata alla sua strenua battaglia per far si che il montepremi delle donne venisse equiparato a quello degli uomini nei tornei del Grande Slam.

Dopo aver fronteggiato numerose resistente nell’ambito della federezione internazionale, Allister è riuscita laddove molti predecessori avevano fallito, garantendo un trattamento economico paritario in favore delle proprie assistite.

Un mandato, quello della Allister, improntato su una concezione manageriale del tennis, più legata al profitto che alla tutela dello spettacolo.

In tal senso va analizzata la scelta di privilegiare il mercato asiatico rispetto a quello europeo, battendosi per far disputare il Master di fine anno in quel di Singapore, scenario assai inusuale per il tennis di alto livello, ma assai redditizio e munifico.

Nell’arco dei suoi sei anni di gestione Allister non si è mai lasciata influenzare dall’impopolarità derivante da alcune sue iniziative o dichiarazioni, ben poco ortodosse rispetto agli standard cui siamo stati abituati.

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Destò più di una critica la sua presa di posizione contro le “urlatrici” del circuito femminile, alle quali rimproverava una certa malizia nell’abuso di “grunting”, utilizzato più a scopo intimidatorio che come espressione di impegno e concentrazione.

Di certo la figura di Stacey Allaster, per quanto discussa e controversa, sarà difficilmente rimpiazzabile. Il rischio è che una guida meno autorevole a capo della WTA possa contribuire alla definitiva marginalizzazione del tennis femminile, sempre meno appetibile dal punto di vista tecnico e, conseguentemente, anche dal punto di vista mediatico.

 

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