Parlare del fenomeno WTA significa focalizzare la propria attenzione sulle trasformazioni epocali avvenute negli anni recenti. Si, poiché di fenomeno si tratta, un fenomeno non solo sportivo ma anche e, talvolta , soprattutto di costume. Sino a pochi lustri fa il tennis femminile era guardato con relativo interesse, sempre avvolto in un’aura da figlio di un Dio minore. L’avvento delle sorelle Williams prima e del fenomeno Sharapova poi ha cambiato il volto della Women Tennis Association.
Fondata 40 anni fa da Billie Jean King, mitica protagonista del tennis femminile anni ’70 e vera paladina dei diritti delle tenniste, la WTA ha oggi un volto modellato ad immagine e somiglianza della spigliata Stacey Allester. Come ben si sa, il tennis è lo sport che per eccellenza esalta la figura estetica dell’atleta e la Allester con indubbio acume ha massimizzato le risorse a disposizione. Le tenniste sfruttano al massimo il senso estetico, la bellezza e… gli sponsor. Tutto ciò condito da una serie di iniziative come la campagna ” Strong is beautiful” che ha rappresentato per molti un’idea geniale, per altri l’ennesimo momento in cui la figura e soprattutto il fisico delle tenniste venivano ”sfruttati” a fini economici visti gli improbabili completini e le acconciature sfoggiate dalle nostre nei video e sui poster della campagna. Tutte le opinioni in merito sono legittime in quanto tali.
Di più il circuito femminile, soprattutto nella parte riguardante i premi, suscita ancora molte discussioni. Gilles Simon un anno fa, appena insediatosi nell’Esecutivo ATP, si è reso protagonista di un’uscita clamorosa, e per molti discutibile, contestando la parità dei compensi tra atleti maschi e femmine nei majors sostenendo che i maschi hanno diritto a compensi maggiori poiché nei majors lavorano di più. Le sue colleghe hanno prontamente risposto; tra le più caustiche Sloane Stephens che ha ricordato quanto Simon fosse rude tanto da averla colpita in pieno petto con una pallata quando lei era una semplice raccattapalle. Una vera gragnuola si è scatenata sul francese reo di aver evidenziato un caso, a sentir lui, di sessismo al contrario, insomma una chicca!! (chi mai assicurerà un miglior spettacolo con un incontro al meglio dei 5 set non è dato sapersi, io personalmente ne ho visti di mortalmente noiosi!). Ma, tra coloro che puntigliosamente hanno replicato a Simon , indubbiamente spicca Serena Williams scesa in campo per difendere Sharapova dagli attacchi del francese. La sua replica è di fatto la più chiara esposizione di ciò che la WTA è e vuole essere. Dire: “Anyway, Marias way hotter than he is” significa evidenziare quanto le tenniste siano consapevoli che il loro lavoro è legato all’aspetto estetico quanto se non più che a quello sportivo. Come dire… siamo belle, siamo brave e lo usiamo per bene! Ovviamente anche questo apre spazio a discussioni che possono andare ben al di la’ del fenomeno sportivo, dire se ciò sia giusto o meno appartiene alla sfera delle personali opinioni pertanto, come già sottolineato, legittime in quanto tali.
Di fatto le cifre che sembrano dar ragione a Serenona parlano chiaro. La classifica dei ”likes” su FB, vera Bibbia della popolarità ovvero del marketing, vede ai primi tre posti Federer con 13 milioni, seguito da Nadal con 12 milioni e… Maria Sharapova con 11 milioni! Non tanto strano quanto il trovare l’attuale numero 14 del Ranking femminile ovvero Ana Ivanovic con più di 1 milione di ” likes” non distante da Novak Djokovic, numero 1 bis del ranking ATP, che di likes ne ha ”appena” 3 milioni. Osservando questa speciale classifica il fattore “estetico” sembra risaltare, se possibile, ancora di più. Che tutto ciò si sia tradotto in dollari sonanti non lo testimoniano certamente le presenze sugli spalti dei tornei WTA, spesso desolatamente semivuoti, quanto i vantaggiosi contratti per la vendita dei diritti televisivi e l’ aumento dei cosidetti ”combined” ovvero tornei misti maschili/femminili dove la WTA sfrutta benissimo la scia ATP. Gli sponsor però, pur storcendo talvolta il naso dinanzi ai combined, non mancano di farsi avanti quando da sfruttare c’è il singolo nome e il fascino di una tennista. La lista di testimonials di macchine, orologi, compagnie aeree e telefoniche, biancheria intima e quant’altro che fanno compagnia a Sharapova nella sua attività complementare (o principale ormai?) è piuttosto nutrita e non certo solo dalle Top Ten.
Questa schiera si muove velocemente e ha ormai raggiunto la vera nuova frontiera: il continente asiatico.Il cuneo Li Na, colei che sta per diventare la tennista più ricca secondo la rivista Forbes. La sua è l’immagine del ”nuovo” tennis femminile in ciò che conta di più, ossia non nell’aspetto tecnico, li’ ci sono leve come Halep, Stephens e Bouchard che possono rappresentare il nuovo che avanza, né in quello estetico, la cinese non è considerata nel gruppo delle superbelle, bensì come è ovvio nell’aspetto economico. Che alla fine non sia l’ATP, nei fatti, a dover seguire la WTA per aprirsi il più grande mercato del mondo? Avrebbe quasi il sapore della beffa per taluni detrattori del tennis femminile.
L’unica risposta possibile è: ai futuri fatturati l’ardua sentenza!