Tennis e fair play: tra etica ed obbligo morale

Fair play dovrebbe significare non solamente rispetto delle regole e dell’avversario, ma anche accettazione dei propri limiti e della realtà e capacità di accettazione della sconfitta. Perché il Fair Play non è collegato solamente alla tematica sportiva

Inutile negarlo, episodi come quelli tra Schiavone la 18enne Zhu Lin, ci sono sempre stati e purtroppo ci saranno.
Il recente gesto privo di ogni logica sportiva della cinese, ci fa interrogare nuovamente sui concetti di agonismo e sportività.
E così come siamo sempre pronti a puntare il dito su tutti quegli episodi compiuti ad hoc per ingannare l’arbitro quando accadono nel calcio, bisogna ammettere, per onestà, che il tennis è ben lontano dall’esserne sprovvisto.
Si potrebbe discutere a lungo sul concetto di obbligo morale nello sport. Fair play dovrebbe significare non solamente rispetto delle regole e dell’avversario, ma anche accettazione dei propri limiti e della realtà e capacità di accettazione della sconfitta. Perché il Fair Play non è collegato solamente alla tematica sportiva ma anche in generale all’etica da rispettare nella propria vita e mantenere la lealtà con chi ci circonda è un dovere, anzi, un obbligo.
E ha ben ragione Francesca quando incita l’avversaria ad un comportamento sportivo, esortandola ad ammettere la verità perché “questo è sport” e perché, più prosaicamente, “tutti lo stanno vedendo in tv”.

Come dicevamo di questi episodi ne è pieno il tennis. Come non considerare tali, ad esempio i medical time-out “tattici”, chiamati spesso per fini strategici, e quindi per procurare uno svantaggio all’avversario, piuttosto che per reali problemi fisici.
Per questo oggi ci piace mettere in luce i gesti che dovrebbero costituire un esempio, con l’augurio e la speranza che certi esempi diventino all’ordine del giorno.
Famoso fu quello di Andy Roddick, che successivamente lui stesso minimizzò, contro Fernando Verdasco al Foro Italico nel 2005. Roddick in un match point a suo favore concesse il punto al suo avversario, correggendo l’arbitro, e finendo poi per perdere l’incontro.
Oppure quello di “Re Roger” a Basilea nel 2011. Wawrinka cade, Federer tira fuori (forse anche volontariamente), ma Il giudice di sedia non ricorda il particolare ed assegna il punto a Federer, che deve insistere parecchio per far dare il punto a Wawrinka.

Più recentemente è sicuramente da apprezzare il gesto di Simona Halep alle Wta Finals dello scorso anno, quando, se avesse perso volontariamente il match con Ana Ivanovic di alcuni giorni prima, avrebbe eliminato Serena, evitando quindi la sonora sconfitta contro l’americana in finale.

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