Le tenniste che hanno fatto grande la Spagna

Un paese dalla tradizione tennistica profonda, radicata, ricca. Una nazione che ha portato la propria bandiera in ogni angolo del pianeta e ha dettato legge sulla terra rossa per decenni. A partire da Arantxa Sanchez Vicario e Conchita Martinez fino alla predestinata Garbine Muguruza, la storia delle grandi tenniste di Spagna

La storia della vincente Spagna inizia con due atlete immense, che hanno dato il via a livello femminile al tennis spagnolo. Arantxa Sanchez Vicario e Conchita Martinez erano quasi coetanee e frequentavano il tour nella stessa grandiosa epoca, quella di Steffi Graf, Monica Seles, Martina Navratilova, Gabriela Sabatini e tante, tante altre. La prima è stata in grado di raggiungere la vetta del ranking, vincendo 4 titoli Slam, tre dei quali sulla terra rossa di Parigi, dove ha trionfato per la prima volta a soli 17 anni superando in finale Steffi Graf. La seconda invece non ha mai raggiunto il trono del ranking, fermandosi solo in seconda piazza, in compenso ha trionfato sull’erba di Wimbledon, dove la sua connazionale non è mai riuscita a sollevare il trofeo. Le due hanno condotto delle carriere esemplari, arrivando nel 1995 ad occupare due delle prime 3 posizioni al mondo ed eleggendo la Spagna a superpotenza di questo sport, dando una forte spinta al movimento che negli anni a seguire avrebbe prodotto una grande quantità di atleti a tutti i livelli. I successi delle due leggende degli anni 80 e 90 sono stati poi un po’ offuscati da quanto successo a livello maschile, con i vari Moya, Ferrero, Ferrer e soprattutto Nadal avrebbero fatto a cavallo della fine dello scorso millennio e i primi anni di questo. A livello femminile, per qualche anno lo stato iberico è sopravvissuto agganciato ad ottime atlete, ma lontane dall’essere campionesse, come Anabel Medina Garrigues, Nuria Llagostela Vives, Lourdes Dominguez Lino o Arantxa Parra Santonja, con la prima in grado di raggiungere anche la top20. In generale, tutte queste atlete hanno saputo dato il massimo sulla terra rossa, rendendo complicata la vita anche a tenniste di altissimo livello grazie a rotazioni estreme e mobilità impressionante. L’esempio per eccellenza, seppur effimero rispetto alle aspettative, è stato quello di  Maria Jose Martinez Sanchez, una vera maga della racchetta, che ha saputo incantare ed estasiare il pubblico romano nel 2010, quando a sorpresa si è issata fino all’atto conclusivo per poi affrontare la già due volte regina del foro ed ex numero 1 del mondo Jelena Jankovic. Uno spettacolo unico, ancora impresso nella mente di chi ha guardato quella partita, con la spagnola che ha usato ogni angolo possibile del campo e ha sfinito Jankovic smorzata dopo smorzata per chiudere con un elegante serve & volley. Purtroppo Martinez Sanchez non è stata poi in grado di reggere quei livelli, ma ha mostrato al mondo intero come si possa interpretare alla perfezione una superficie a volte “indigesta”. 

Il capitano della squadra di Coppa Davis della Spagna, Albert Costa, e i giocatori (LR) David Ferrer, Fernando Verdasco, Rafael Nadal e Feliciano Lopez posano con i loro trofei dopo aver vinto la loro finale di Coppa Davis contro la Repubblica Ceca nell’arena al coperto Palau Sant Jordi a Barcellona, 6 dicembre 2009

Ma le atlete che hanno portato la spagna nuovamente in alto negli ultimi anni sono altre due. La prima è Carla Suarez Navarro, una ragazza che ha dato molto al tennis, pur rimanendo spesso lontana dai riflettori. Carlita ha, per cominciare, il più bel rovescio ad una mano nel circuito WTA dai tempi di Justin Henin. Fluido, elegante, incisivo, un colpo che le ha permesso di giocare alla pari anche con atlete di ben altro peso, tenendo testa al loro peso di palla e incastrandole in angoli ai limiti della fantascienza. Ma è anche uno dei più bei modelli di sportività da seguire, con un comportamento ineccepibile, grande rispetto verso le avversarie e amore puro per questo sport. E se nei primi anni il suo tennis intelligente brillava principalmente su terra, con il tempo ha imparato a sfruttare il proprio talento anche sul veloce, raggiungendo una prestigiosa finale in un Premier Mandatory come Miami, poco prima di raggiungere anche la sua prima finale a Roma. Si è spinta fino all’ottavo posto del ranking e ha raggiunto una finale alle WTA Finals di doppio, proprio in coppia con l’altra grande protagonista di questi anni, la vera perla del tennis spagnolo, Garbine Muguruza. 

Nata in Venezuela ma con cuore spagnolo, Garbine è la più grande tennista spagnola da molti anni a questa parte. Ha già superato anche Conchita Martinez in termini di risultati e si avvia verso Sanchez Vicario, l’età è dalla sua parte anche se è indubbiamente una tennista complicata. Arrivata presto ad alti livelli, Muguruza si è messa in mostra per la prima volta nel 2014, quando al Roland Garros ha messo in grande difficoltà la futura vincitrice Maria Sharapova dopo aver lasciato le briciole alla numero 1 del mondo Serena Williams. Era poco più che ventenne, ma metteva già in evidenza la grinta e la grande fisicità che l’avrebbero presto portata al successo. Appena un anno dopo Garbine raggiunge la sua prima finale Slam, a Wimbledon, in cui però subisce la vendetta di Serena Williams. Passa giusto un altro anno prima che l’iberica possa prendersi la rivincita, superando nuovamente Serena in finale a Parigi, partita che le consegna il suo primo Major. Ha 22 anni Garbine, ma gioca da esperta e non conosce la paura. A 23 anni conquista anche Wimbledon, questa volta in finale contro la sorella Venus. Negli anni seguenti c’è un calo nel suo tennis, che si fa sempre più preoccupante, ma a fine 2019 Garbine capisce che è necessario cambiare qualcosa e con una nuova coach riparte alla grande nel 2020. La nuova allenatrice è niente meno che Conchita Martinez, uscita da una collaborazione – di successo – con Karolina Pliskova. Dopo due anni e mezzo Muguruza risorge, e trova inaspettatamente la finale agli Australian Open. Per la prima volta dall’altra parte della rete in una finale Slam non trova una delle sorelle Williams, ma c’è pur sempre un’americana, più giovane e altrettanto assetata di vittoria. Garbine deve arrendersi alla forma smagliante di Sofia Kenin, ma la via del ritorno è imboccata. Rimane solo da capire se saprà riprendere da dove ha lasciato dopo questo lungo stop del tour. Martinez Sanchez comunque non è l’unica tennista spagnola diventata allenatrice, poiché Sanchez Vicario ha in passato affiancato Caroline Wozniacki mentre Medina Garrigues ha portato Jelena Ostapenko al suo primo Slam. Insomma, la Spagna è andata forte anche lì. 

Purtroppo Carla Suarez Navarro ha già annunciato il ritiro, che sarebbe dovuto essere a fine 2020, e che lascerà la Spagna con poche certezze. Potrà si contare di nuovo su Muguruza ad alti livelli, ma dietro di lei si è creato un vuoto, colmato in parte da Sara Sorribes Tormo, classe 1996 esperta della terra rossa, che fatica non poco però sulle altre superfici. Ci sono anche Paula Badosa e Aliona Bolsova in top100, ma senza grandi possibilità di exploit al momento. Qualche possibilità in più c’è per Rebeka Masarova, svizzera  naturalizzata spagnola, che ha 20 anni e aveva già mostrato buone cose prima di rallentare causa infortuni. A parte questi nomi, potrebbe essere in arrivo un periodo di magra per la Spagna ma questa grande scuola, che ha formato anche giocatrici di altre nazioni – si pensi solo alle nostre Pennetta ed Errani, allenatesi a lungo in Spagna – è ben lontana dall’essere finita. 

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