Questa giornata di semifinali femminili nell’edizione 2016 degli Us Open ha segnato un nuovo capitolo nella storia del tennis Wta. Primo, il lungo regno di Serena Williams in testa al ranking Wta è finito o, quantomeno, si è interrotto: dopo quasi tre anni e mezzo consecutivi (186 settimane, record assoluto), la statunitense è costretta ad abdicare. Al suo posto la tedesca Angelique Kerber, che batte la rediviva (ed ex n.1) Caroline Wozniacki e conquista la sua terza finale Slam di una stagione da incorniciare. La tennista di Brema diventa così la seconda n. 1 del mondo tedesca della storia dopo Steffi Graf e dopodomani cercherà di vincere il suo secondo titolo Slam (dopo gli Australian Open). Un grande regalo glielo ha fatto la ceca Karolina Pliskova, che nella notte ha battuto Serena Williams (dopo aver battuto sua sorella Venus salvando un match-point), decretando automaticamente la sua discesa al secondo posto. La tennista di Louny, che fino a questo torneo non aveva mai superato il terzo turno in uno Slam, ha letteralmente polverizzato una Serena troppo confusa e fiacca, battendola in due set, conquistando così la sua prima finale in carriera in un Major. Angelique Kerber e Karolina Pliskova si erano incontrate poco più di una settimana fa, nella finale del Wta Premier Mandatory di Cincinnati: aveva stra-vinto la ceca, negando alla tedesca l’opportunità di salire al primo posto. Ora, un’altra sua vittoria a sorpresa, le ha regalato questo traguardo. “Angie” ringrazia, ma certo darà il massimo per vendicarsi della recente sconfitta e chiudere con un altro grande successo una stagione che l’ha incoronata come la più forte di tutte.
Karolina Pliskova b. Serena Williams – 6-2 7-6(5)
LA CRONACA – Fino a qui il percorso di Serena Williams era stato quasi perfetto. La statunitense, determinata a conservare il primato mondiale, aveva stracciato tutte le avversarie, vacillando solo un po’ ai quarti, dove un’eroica Simona Halep la aveva portata al terzo. I fantasmi della sconfitta in semifinale dell’anno scorso, contro Roberta Vinci, sembravano scomparsi, i guai fisici pure. Eppure, con il senno di poi, qualcosa è rimasto: mentalmente e fisicamente (anche per via dell’età che avanza) Serena non è più l’alieno imbattibile di sempre: è diventata vulnerabile e nelle giornate storte, se gioca contro una giovane avversaria on fire e affamata di successo, perde. Così è successo ancora: per il secondo anno consecutivo il percorso di Serena nel suo Slam di casa si interrompe, a sorpresa, in semifinale.
Senza alcun timore reverenziale, Pliskova inizia subito a picchiare fin dal primo gioco, brava a tenere gli scambi prolungati ed approfittarne appena possibile con un vincente. Serena invece è molto poco centrata e fallosa al servizio: già nel terzo game concede il break, rischiando di perdere di nuovo la battuta due game dopo. La (ex) n. 1 del mondo evita il peggio e si mantiene in coda sul 3 a 2, ma proprio a questo punto la ceca prende il largo. Dopo aver tenuto il servizio, approfitta di un doppio fallo e di tre errori non forzati, permettendo a Pliskova di servire per il set; il suo braccio non trema, e con autorità chiude 6-2 in appena 26 minuti. Molto più equilibrato il secondo set: Serena, pur contratta, si risveglia, fa di tutto per reagire, ben memore della delusione subita un anno fa contro Roberta Vinci. L’americana annulla una palla break nel primo gioco, ma anche Pliskova tiene la battuta. Sul 2 pari Serena torna a fare qualche errore di troppo: un dritto clamorosamente sbagliato regala alla ceca un’altra palla break, che capitalizza grazie a un magnifico lungolinea di dritto; la statunitense però reagisce subito e a suon di risposte vincenti (e forti incitamenti) contro-breakka a 0. Visibilmente nervosa, Serena fa di tutto per passare avanti, ma Pliskova non le dà chance. Nel nono gioco la n. 1 tiene la battuta a 0, e poi sale 6 a 5 e servizio Pliskova. Serena parte bene con una risposta vincente, ma grazie a due ottimi servizi e un ennesimo errore dell’avversaria, la tennista di Louny riesce ad approdare al tie-break. Qui la ceca sale subito 3 a 0, ma viene agganciata subito dalla 22 volte vincitrice Slam, che sale 3 pari e poi vince un magnifico punto in difesa, terminando con un grido di incitamento; l’americana sale 5 a 4, ma sbaglia un altro dritto comodo finito largo. Grazie a un bel rovescio in diagolare la ceca ottiene un match-point. Al servizio Serena commette l’ultimo fatale errore con il servizio, il suo fondamentale migliore che spesso l’ha aiutata a risollevare match quasi persi: doppio fallo e incontro Pliskova, che sabato potrà così giocarsi il suo primo titolo Slam.
A. Kerber b. C. Wozniacki 6-4 6-3
Poco più tardi è la volta di Angelique Kerber, già sicura di diventare la nuova n. 1 del mondo. Dall’altra parte della rete la rediviva danese Caroline Wozniacki, che a sorpresa era ritornata a un grande risultato dopo diversi mesi di profonda crisi. “Caro”, che a 20 anni era n. 1 del mondo e aveva già conquistato gran parte dei suoi 23 titoli Wta in carriera, negli ultimi anni è sprofondata in un baratro dal quale non è mai completamente uscita. Tra guai fisici, relazioni finite e scarsa autostima tennistica (tanto che, a detta del padre, ha pensato più volte a un imminente ritiro), quest’anno Wozniacki era riuscita a vincere tre match consecutivi solo a gennaio, nel Wta International di Auckland (dove aveva raggiunto la semi) – fino al ritorno in questi Us Open, lo Slam in cui ha fatto meglio in carriera, raggiungendo ben due finali (nel 2009 e nel 2014). “Angie” e “Caro” sono grandi amiche da sempre, entrambe di origini polacche, e si sono sfidate più volte (la tedesca conduceva per 7 vittorie a 5), ma mai in un contesto così importante. Dopo il match molto sofferto (nel primo set) contro la nostra Roberta Vinci (purtroppo infortunata) e l’eccitazione per il raggiungimento del primo posto, non era così scontato che Kerber avrebbe mantenuto i nervi saldi per battere la tenace danese. Eppure l’esperienza e la tenuta mentale di Kerber, cresciuta tantissimo in questi mesi, ha avuto ragione. Nel primo set Kerber sale 4 a 0 dopo 16 minuti. Entrambe, si sa, sono tenniste ultra-difensive e ottime negli spostamenti: “Angie” però dimostra la sua superiorità fisica e tecnica, vincendo quasi tutti gli scambi prolungati. La danese inizia a reagire, cercando di essere più aggressiva, e sale fino al 3-4. La tedesca però non si fa prendere dal panico e tiene a 15 i seguenti due turni di battuta, chiudendo per 6-4 in tre quarti d’ora. Anche il secondo set parte a favore della Kerber: dopo un primo game sofferto finito ai vantaggi, la neo-n.1 non si ferma più e sale rapidamente 5 a 1, decretando di fatto l’esito del match. Anche in questo caso Wozniacki reagisce e si riprende uno dei due break subiti, ma sul 5-3 Kerber ottiene il primo match-point ai vantaggi. E lo conquista, al termine di uno scambio spettacolare durato 16 colpi, grazie a un dritto profondo della tedesca giudicato dentro: Woz non chiede il falco, ma il replay mostra che in realtà la palla era fuori. Grave errore da parte degli arbitri e disattenzione da parte della danese, ma probabilmente il match sarebbe finito presto, allo stesso modo. Angelique Kerber conquista così la sua terza finale Slam dell’anno e in carriera (senza contare la finale raggiunta alle Olimpiadi). Il suo anno è già incredibile, ma certamente una sua seconda vittoria Slam lo renderebbe ancora più bello: anche perché il bilancio è uno Slam vinto e due finali perse (più sconfitta a sorpresa contro la portoricana Monica Puig ai Giochi Olimpici). Se Kerber, nuova numero uno del mondo, perdesse un’altra finale da favorita, contro un’avversaria che l’ha battuta di recente ma è sotto 4-3 nei precedenti, le occasioni mancate comincerebbero a diventare un po’ troppe…