Sfortunatamente in questo sport non sempre viene raccontato il tennis giocato, anzi spesso prendono il sopravvento avvenimenti extra tennistici. E’ il caso di Doug Adler, telecronista di ESPN, il quale è stato licenziato ed accusato di esser razzista al seguito di una sua affermazione durante il match tra Venus Williams e Stefanie Voegele agli Australian Open del 2017, dove durante uno scambio tra le due, il telecronista ha usato il termine “Guerilla” per intendere un gioco molto aggressivo da parte della statunitense, ma l’affermazione è stata malintesa, passando poi per “Gorilla”. Malinteso che ha fatto perdere il lavoro al giornalista ed ha fatto iniziare una guerra legale fra lui e l’azienda.
MOBBING – Successivamente a quest’episodio si è creata una vera e propria guerra mediatica nei suoi confronti, con i social network che si sono schierati tutti contro di lui e sopratutto la Williams ha commentato così questa vicenda: “Presto attenzione soltanto a situazioni degne di nota”. Un’affermazione che dice fa ben intendere il parere della statunitense riguardo il giornalista. Pochi giorno dopo il giornalista è stato costretto a chiedere scusa in diretta televisiva per non perdere poi il suo lavoro, tutto ciò avvenne da parte del telecronista, anche se il putiferio che venne scatenato sui social costrinse l’emittente televisiva a licenziarlo, adesso a distanza di un anno e mezzo dall’accaduto, la Corte Suprema sta esaminando la citazione in giudizio del giornalista nei confronti di ESPN per “licenziamento ingiustificato”.
MERITOCRAZIA – In molti però si sono anche chiesti se quest’atteggiamento avuto nei suoi confronti fosse stato lo stesso nel caso in cui le presunte dichiarazioni razziste provenissero da personaggi del calibro di McEnroe e Navratilova. ESPN inoltre ha negato tutte le accuse, affermando che non avevano nessun obbligo contrattuale nel continuar a far lavorare Adler, al di là di tutto quello che aveva affermato. Però non tutto è perduto, poiché un episodio del genere avvenne anche al commentatore di basket Steve Harvey, il quale durante una partita aveva definito “gorilla” i componenti del team dei Golden State Warriors, però stranamente lì non ci fu nessuna sanzione. Una piccola speranza c’è ancora, anche se la sua vita è totalmente cambiata da quel giorno: “Non riesco a trovare lavoro, incontro persone che non mi conoscono e la prima cosa che pensano è: ‘ecco il razzista. Mi hanno ucciso professionalmente, mi hanno tolto qualsiasi possibilità. Hanno messo fine alla mia carriera, uccidendo la mia reputazione e il mio buon nome.”