Victoria Azarenka è stata semplicemente splendida nel compiere la sua cavalcata verso la finale del WTA International di Monterrey. Apparsa in una forma fisica straripante e molto motivata, ha giocato un tennis solido e aggressivo che, seppur non ancora del tutto in sintonia con quello espresso negli anni d’oro, ha fatto capire alle avversarie e al pubblico che la tigre di Minsk piano piano sta tornando sui suoi standard e che, nonostante tutte le avversità affrontate dopo aver dato alla luce il primo figlio, la voglia di vincere è tanta, per non dire incontenibile. La partita giocata ieri contro Angelique Kerber è la testimonianza di come tutto ciò che le era mancato lo scorso anno (ossia reattività e resistenza) stia riprendendo vigore e con questi presupposti, uniti ad un tennis molto concreto, l’avvento di una terza carriera non è impossibile. Terza carriera perché Azarenka, dopo la doppietta 2012/13 agli Australian Open, ha dovuto patire una serie di infortuni che l’hanno letteralmente affossata in termini di continuità e ranking. Un 2014 trascorso a sistemare una gamba e un ginocchio quasi privo di cartilagini e un 2015 totalmente in risalita, dove una classifica bassissima l’aveva costretta ad affrontare fin dai primi turni avversarie micidiali come Serena Williams al terzo turno degli Open di Francia, sembravano averla messa al palo. Poi svariati ritiri come a Cincinnati, partita in cui era in vantaggio ma la coscia sinistra non l’aveva perdonata, erano parsi come una sentenza per lei fino alla resurrezione del 2016, periodo in cui in tre mesi aveva messo in cascina tre tornei, uno più dominato dell’altro: Brisbane, Indian Wells e Miami, record che non si verificava dai tempi di Steffi Graf. Questi risultati clamorosi le erano valsi il rientro in top ten dopo due anni. Successivamente la gravidanza, inaspettata e bellissima allo stesso tempo, l’aveva tenuta a casa per oltre un anno. Il ritorno a Wimbledon nel 2017, in cui aveva raggiunto gli ottavi perdendo, seppur in maniera onorevole, da Simona Halep sembrava lo scenario ideale per guadagnare terreno, ma tutte le complicazioni inerenti all’affidamento del primogenito, l’impossibilità di lasciare gli Stati Uniti e le tribolazioni giuridiche di ogni misura, sembravano essere la definitiva spada di Damocle per mettere il sigillo su una carriera fin troppo complessa, per non dire ingestibile. Però alla fine, quando le cose tornano al loro posto e la serenità riprende piega in un’esistenza davvero troppo tormentata, una campionessa slam, se destinata, rioccupa il posto che le spetta. Infatti i miglioramenti di Vika Azarenka si erano intravisti già a inizio stagione. Non devono ingannare i mesti risultati dei primi tornei disputati, perché la crescita era già evidente e difatti la nativa di Minsk non si era scoraggiata di fronte alle uscite premature e nemmeno il suo coach Wim Fissette, un vincente per vocazione. Pur sconfitta in singolare da rivali del calibro di Williams, Kvitova e Garcia, ha continuato a giocare in doppio assieme a Elina Svitolina e Ashleigh Barty e ha vinto persino il titolo di Acapulco accanto a Saisai Zheng. Inoltre ha continuato ad allenare la risposta e il rovescio in lungolinea, i due colpi che maggiormente, negli anni, l’hanno aiutata a raggiungere i famosi traguardi già citati. A completare l’opera, una necessaria ripresa del peso che le ha consentito di rafforzare la muscolatura (troppo esigua nel 2018) e un buon tabellone che in Messico le hanno permesso di trovare quella fiducia imprescindibile per soffrire e andare avanti, non arrendersi, vincere e capire che la sua carriera non è ancora finita. Già nel match contro Anastasija Pavljučenkova i segnali erano apparsi chiari: buon servizio, ottimo timing in risposta e la propensione a evitare gli errori non forzati. Non ultimo, e non meno importante, il ritrovato fuoco negli occhi, quello che volente o nolente si era dovuto spegnere nei 18, terribili, mesi tra il 2017/18.
Nell’intervista post match, dopo la convincente vittoria con Angelique Kerber, Victoria Azarenka è apparsa stanca ma felice e assolutamente fiduciosa sulle buone sensazioni avvertite nel corso del torneo: “Sono molto contenta del modo in cui ho giocato oggi. E ‘stato sicuramente un match importante per me, dato che mi trovavo di fronte una giocatrice di prim’ordine. E’ vero che ho avvertito un po’ di pressione prima che iniziasse l’incontro, ma con il passare dei minuti ho iniziato a sentirmi a mio agio e finalmente sono riuscita a conquistare una vittoria importante. Non ho vinto molte partite di questo genere negli ultimi anni: sono felice di aver cambiato questo trend e di aver migliorato il mio livello. Piano piano mi sto abituando a giocare tante partite ed è per questo che ora sto prendendo le giuste decisioni, specialmente nei punti che contano. Sbaglio meno, resisto di più. Ogni volta che gioco mi sento più vicina al livello che vorrei e che si ottiene solo attraverso il lavoro quotidiano e disputando tanti incontri“. L’ultimo step per coronare quello che, al momento, è un piccolo sogno è personificato da Garbiñe Muguruza, anche lei a secco di titoli da un anno e in cerca di una rinascita difficile, dopo un 2018 estremamente deludente. Parlando della prossima avversaria, la bielorussa ha speso parole di stima e rispetto: “Sarà una finale molto complicata. Garbiñe sta giocando ad un livello sensazionale e sono certa che dovrò dare il massimo per batterla. Lei difende il titolo e sembra trovarsi veramente a suo agio in questo torneo. Sarà durissima“.
Alle 23.30, ora italiana, è prevista la tanto attesa finale fra le due ex numero del mondo e campionesse slam. Qualunque sarà il risultato, è chiaro come Victoria Azarenka stia nuovamente trovando la giusta condizione per ritornare competitiva ai massimi livelli e per dare filo da torcere alle avversarie più giovani e meno giovani. La chiave tattica per battere Garbiñe Muguruza sarà non perdere campo, sorprenderla in risposta e limitare gli errori. Il dritto arrotato potrebbe essere l’arma fondamentale per non dare ritmo alla spagnola e non consentirle di sfondare col rovescio. Entrambe hanno tantissimo da guadagnare e moltissimo da perdere, oggettivamente Muguruza qualcosa in più. Questo basta per aspettarsi, presumibilmente, una bella partita.