“When it rains, it pours” direbbero gli inglesi, e sicuramente in questo momento a Londra piove sul bagnato. Dopo la cancellazione del torneo causa Covid nel 2020 per Wimbledon tutto sembrava essere tornato alla normalità dopo l’edizione 2021, ma un anno dopo continuano gli imprevisti: nel 2022 il torneo sarà un’esibizione.
L’All England Club, che gestisce il terzo slam della stagione, non più di un mese fa aveva dichiarato che al proprio torneo non avrebbero potuto partecipare atleti russi e bielorussi, neanche senza bandiera, come attualmente accade in tutti gli altri tornei. Questa scelta era stata presa in virtù della posizione del governo britannico contro l’invasione russa dell’Ucraina, togliendo la famiglia reale dalla scomoda eventualità di dover premiare un vincitore russo. Tuttavia questa decisione era stata male accolta, oltre che dai giocatori esclusi, anche dai vertici di ATP, WTA, ITF poiché in tutte le altre competizioni, incluso il Roland Garros, nessun atleta è escluso per motivi politici. Inoltre, la decisione presa dai vertici di Church Road era stata unilaterale, senza un confronto con gli altri organi decisionali.
Per tali ragioni è arrivata nei giorni scorsi la risposta di ATP e WTA, che vista la situazione e l’esclusione di alcuni atleti dalla competizione hanno deciso che Wimbledon non assegnerà alcun punto per il ranking mondiale e per la race 2022. Questa presa di posizione unica ha creato un ampio dibattito su chi abbia ragione e chi torto.
Secondo alcuni sarebbe corretto che Wimbledon seguisse le stesse linee guida valide per ogni altro torneo, consentendo a tutti di giocare con al massimo la rimozione della bandiera per gli atleti russi e bielorussi. Per altri un atleta per poter giocare deve dichiararsi apertamente contro la guerra, fatto per altro accaduto in molte circostanze – si ricorda Rublev che subito dopo l’invasione di Putin scrisse sulla telecamera dopo una vittoria: “No war” -. Vi è infine chi condivide la scelta dell’All England Club in quanto è corretto escludere la Russia sotto ogni punto di vista, data l’invasione decisa da Putin.
Si potrebbe poi disquisire del fatto che in passato anche quando alcune nazioni hanno invaso territori stranieri, non si erano mai esclusi degli atleti per tali motivi. Resta il fatto che il tennis è uno dei pochi sport in cui atleti russi e bielorussi possono partecipare dopo i fatti del febbraio scorso.
Una cosa è certa, chi ci rimette sono sicuramente gli atleti, con anche la spinosa questione di decidere come considerare i punti conquistati dai tennisti l’anno prima. Sia Nadal e Djokovic hanno espresso la loro solidarietà per i giocatori esclusi, mentre invece la maggior parte dei giocatori ucraini, su tutti Stakhovsky, sono contrari alle scelte di ATP e WTA e tristi che la maggior parte dei giocatori sia dalla parte dei tennisti russi e bielorussi.
Non è escluso che vi possano essere nuovi sviluppi e che le parti coinvolte proveranno ad incontrarsi per trovare una decisione più condivisa, ma al momento questo è lo scenario: ognuno molto fedele ai propri ideali, disposto a tutto purché questi vengano rispettati.