WTA Finals Singapore: il Pagellone

SINGAPORE. Un’altra entusiasmante annata del circuito WTA è giunta agli sgoccioli, tra sorprese e conferme, tra giovani emergenti e collaudate veterane, tra ritorni di fuoco e malinconici ritiri. Tutto questo e molto altro, ha dato vita ad una stagione ricca di avvenimenti, con 4 vincitrici ed altrettante finaliste Slam diverse, emblemi di un momento di assoluta incertezza ai vertici della classifica, e con un’unica leader indiscussa, Serena Williams. Una Williams che durante l’arco della stagione ha faticato non poco a trovare il suo miglior tennis, incappando in clamorose sconfitte nei primi 3 appuntamenti Slam, salvo poi tornare sulla retta via nella stagione sul cemento americano. La retroguardia si alterna, combatte, guerreggia per cercare disperatamente di agguantarla, ma invano. La stagione si chiude con Serena, Sharapova, Halep e Kvitova, rispettivamente nelle prime 4 posizioni del ranking, con un forte punto di domanda: il 2015 segnerà una svolta nei loro destini, o assisteremo finalmente al tanto (?) auspicato ricambio generazionale? Ai posteri l’ardua sentenza. Nel frattempo Tennis Circus analizza il cammino delle primi 8 giocatrici del mondo in quel di Singapore.

Serena Williams, voto 8 La pantera americana si conferma ancora una volta un vero e proprio cannibale vivente. Quando sembra giunto il momento di fare i bagagli, viene baciata dalla dea Fortuna, Simona Halep, che, in un moto di autentica generosità, le regala la permanenza a Singapore, almeno per le semifinali. Ma una leggenda come la Williams, con un piede e mezzo nella fossa, si sarebbe mai accontentata di una semplice semifinale? Rediviva, riesce a spuntarla in qualche modo nel penultimo atto, contro la sua amica Caroline Wozniacki, dopo essere stata sotto 4-1 nel tiebreak del terzo e si lecca le dita in finale, “perchè la vendetta, è un piatto che va servito freddo”. Rifila un netto 6-3 6-0 alla romena Halep e conquista il suo terzo Master consecutivo, il quinto in totale. REGINA

Serena+Williams+BNP+Paribas+WTA+Finals+Singapore+U1I_6OYpTNpl

Simona Halep, voto 8– Biscotto o non biscotto, questo è il dilemma. Dopo giorni di animate discussioni, sui social network e sui giornali di tutto il mondo, si è giunti a due conclusioni. La prima descrive la Halep come “un’ingenua fanciulla”, la seconda come “una vera sportiva”. Difficile decidere chi abbia ragione. Una cosa è certa: la formula del Master è inusuale per qualsiasi tennista ed entrarvi nell’ottica, in meno di una settimana, soprattutto per chi, come la romena, è un esordiente, è veramente paradossale. Se da una parte, da sportivi, non si può far altro che applaudire il fair play di Simona, dall’altra non si può prescindere da un’analisi delle regole. Il Master prevede il biscotto, ammette che possano esserci dei ragionamenti a tavolino da parte delle giocatrici. E’ la formula stessa che induce a farlo. E quindi, perchè non approfittarne? La discussione sarebbe lunga, ma non avrebbe senso di esistere. La Halep ha fatto quello che qualunque sportivo, in buona fede, avrebbe fatto: giocarsela fino in fondo. Peccato però che non abbia messo in conto un ritorno in stile Williams. Lascia il suo primo Master con un’iniezione di fiducia notevole e con un paio di prestazioni da capogiro. ESORDIENTE, IN TUTTO

Caroline Wozniacki, voto 8.5 Non ha vinto, non è arrivata neppure in finale, ma probabilmente ha espresso il miglior tennis di tutte, durante l’intera settimana a Singapore. Ha chiuso il girone con un netto 3-0 nel Round Robin, perdendo un solo set contro Maria Sharapova e spazzando via in successione, oltre alla russa, sia Petra Kvitova che Agnieszka Radwanska. Ha dimostrato che i progressi evidenziati dal torneo di Istanbul in poi si sono rivelati fondati e che finalmente l’alone di “tennista difensiva”, di “numero uno incompiuta”, inizia a dissolversi, lasciando spazio ad una nuova tennista, riformattata e più carica di sempre. La rottura con Rory McIlroy e l’amicizia con Serena Williams sembrerebbero aver funto da medicina scaccia-problemi. Ne vedremo delle belle, nel 2015. Ora però, la attende una lunga maratona. RITROVATA

Agnieszka Radwanska, voto 6.5 La polacca è l’esempio vivente di come si possa concludere un Master con 1 match vinto e 3 persi, riuscendo comunque ad approdare in semifinale, nonostante in un altro girone ci fosse una giocatrice, Ana Ivanovic, con 2 vittorie ed 1 sola sconfitta. Insomma, questa formula andrebbe senza dubbio rivista. Le è bastato battere Petra Kvitova e rimontare un insperato secondo set a Maria Sharapova per assicurarsi un posto tra le ultime quattro. Nulla di più paradossale. La maga ha espresso un livello di tennis mediocre, sulla falsa riga della sua anonima stagione, senza lampi di genio. MEDIOCRE

Ana Ivanovic, voto 7+ Il premio di “sfigata” di quest’edizione non possiamo che assegnarlo alla serba. Si ritrova in un girone che più ostico non si può, dà battaglia alla Williams, surclassa la Bouchard, strappa un set alla Halep, con la qualificazione ormai a portata di mano, ma, nonostante l’aiuto della romena, riesce, come suo solito, ad incartarsi, perdendo il secondo set e firmando la sua condanna a morte. Homo faber ipsius fortunae, direbbe Pico Della Mirandola. SFORTUNATA

Maria Sharapova, voto 5.5 La russa è quella che probabilmente esce con maggiori rimpianti da questo Master. Attesa in modo addirittura surreale dalla folla, aveva l’opportunità di strappare alla Williams lo scettro di numero uno del mondo e di fermare un’emorragia di 15 vittorie che durava proprio dal Master del 2004, ma qualcosa è andato storto. Nel suo match di esordio fa quello che può contro un’inarrestabile Wozniacki, viene beffata da Petra Kvitova in un match a senso unico, e, nell’ultimo atto contro la Radwanska, in vantaggio 7-5 5-1 e ad un game dalla qualificazione, si fa sopraffare da un’ansia mortifera che la condanna ad una delle peggiori sconfitte della sua carriera, soprattutto a livello simbolico. BOCCIATA

Petra Kvitova, voto 5 Reduce da una stagione asiatica tutt’altro che negativa, con il successo a Wuhan e la finale a Pechino, si presenta alle WTA Finals in condizioni pressochè precarie. A parte il lampo di genio nel match contro la Sharapova, non scende nemmeno in campo contro la Radwanska, mandando in avanscoperta la sua gemella, e nulla può contro la danese, in un match che contrapponeva due modelli di forma fisica completamente differenti: la straordinaria mobilità di Caroline e l’incresciosa staticità di Petra. MALCONCIA

Eugenie Bouchard, voto 3 La ragazza scesa in campo a Singapore è solamente la brutta copia dell’arcigna e tenace canadese dai lunghi capelli biondi che ha raggiunto la finale di Wimbledon e la semifinale agli Australian Open ed al Roland Garros. Svuotata, demotivata e con le ruote a terra, sgonfie, non ha mai dato nemmeno la sensazione di voler provare a battersela. Ha alzato da subito bandiera bianca ed ha deposto le armi. Avrà in futuro molte occasioni, speriamo meno disastrose. NON PERVENUTA

Il torneo, voto 8 Le WTA FINALS arrivano come acqua nel deserto a ridarci nuova linfa, distruggendoci il sonno e la vita sociale, nell’ultimo appuntamento stagionale. Ma noi felicemente inebetiti ci esaltiamo anche dinanzi a falene, modelle di razze varie, giocatrici di ogni tipo, fuochi d’artificio annunciati: ci fanno compagnia anche i telecronisti di Supertennis (degno di lode, Giorgio Spalluto, voto 9). Tutto è bello a Singapore, l’atmosfera, il pubblico caldo, un’arena composita, dove raptus racchetticidi (Serena docet) non scandalizzano ma allargano il sorriso, e persino le tenniste fanno finta di essere amiche. La malinconia di fine stagione lascia spazio alle speranze per un anno ancora più entusiasmante, ed ai ricordi di un’annata che, tra alti e bassi, ci unisce come sempre, nella passione per questo sport. See you next year!

Giorgio Lupi (Twitter: @lupi_giorgio – @Seren_VenusFan) 

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