Wta Finals, cosa aspettarci?

Nel 2018 era l’Elite Trophy di Zhuhai a chiudere il calendario, con una splendida Barty capace di sollevare il trofeo più importante della sua carriera. Tutte e 12 le protagoniste dell’edizione 2019 sarebbero più che felici di poterne seguire le orme, soprattutto se questo significasse diventare nella stagione seguente campionessa Slam e numero 1 del mondo. E proprio da prima del ranking WTA l’australiana arriva per la prima volta alle WTA Finals, il prestigioso torneo finale che vede le migliori 8 giocatrici al mondo contendersi 1500 punti e oltre 4 milioni di dollari -nel caso di ruolino di marcia perfetto-, oltre al prestigio e l’orgoglio di essere la migliore tra le migliori. Numeri da vertigini, ma adatti ad uno spettacolo di primissimo livello, dove ogni match potrebbe essere una finale Slam. L’elenco delle partecipanti è rimasto incerto fino a pochi giorni fa, quando Belinda Bencic è approdata in finale a Mosca – dove poi avrebbe trionfato – superando Kiki Mladenovic e strappando al fotofinish l’ultimo pass disponibile per Shenzen. Amaro in bocca per Kiki Bertens, che sembrava essere nettamente favorita per essere la numero 8 dell’evento cinese, ma che si è fatta sorprendere da Gauff a Linz e dalla stessa Mladenovic a Mosca. Ed eccoci dunque pronti per goderci l’ultimo grande show di questa stagione, ma prima di tutto facciamo un po’ di ordine e cerchiamo di capire cosa aspettarci dalla prossima settimana.

Cominciamo a individuare quali siano le variabili che incideranno sui possibili esiti; fondamentale sarà la superficie del campo, perché nel 2018 ha giocato un ruolo enorme, mettendo fuori gara da subito Osaka e Kvitova per un’eccessiva lentezza, favorendo invece tenniste che difficilmente si sono messe in mostra in tornei indoor. La vincitrice, Elina Svitolina, nella sua carriera – ITF compresi – ha vinto un solo torneo indoor, l’International di Taiwan nel 2017, non esattamente il curriculum di chi ama giocare con un tetto sopra la propria testa. La finalista Stephens d’altronde non ne aveva proprio mai vinto neanche uno. Altra variabile fondamentale sarà la condizione, fisica e mentale, in cui arriveranno le giocatrici, visto che vi è chi ha avuto problemi fisici recentemente. Avrà poi infine un ruolo fondamentale la sorte nella composizione dei gironi: per ora possiamo solo escludere 4 abbinamenti – le prime due del ranking non potranno essere insieme, e questo vale anche per 3-4, 5-6 e 7-8, ma sicuramente ogni giocatrice spera in un girone adatto al proprio gioco, in cui abbia degli H2H favorevoli. Vediamo allora una per una le protagoniste, analizzandone gli aspetti sopra citati e facendo un rapido viaggio nel loro 2019.

 

ASHLEIGH BARTY

L’australiana ha disputato una stagione straordinaria, conquistando il suo primo Slam a Parigi e il Premier Mandatory di Miami, risultati che le hanno permesso di arrivare da numero 1 a Shenzen. È reduce da un’ottima settimana a Pechino, dove nell’ultimo torneo Mandatory della stagione si è issata fino all’atto conclusivo, ma una straripante Naomi Osaka ha avuto poi la meglio. Subito prima aveva raggiunto anche la semifinale a Wuhan, superata da Sabalenka. Barty ama giocare in Cina ed è sicuramente una delle tenniste che raccolgono più punti in Asia, ma forse preferirebbe giocare outdoor. Non che il suo tennis non si adatti a campi coperti, anzi, ma forse vi è qualche giocatrice che si trova ancor più a suo agio. Poco importa, perché Ash ha dimostrato di saper giocare sia sul lento che sul veloce, dunque potrà dire la sua indipendentemente dalla rapidità della superficie. Non potrà trovare Karolina Pliskova (con cui sarebbe avanti 3-2 negli H2H), mentre tra le altre è in parità con Osaka (2-2), è in svantaggio 1-3 con Halep, 2-4 con Kvitova ed un terribile 0-5 contro Svitolina mentre non ha mai affrontato Andreescu e Bencic. Se è vero che la continuità è uno dei punti forti della tennista aussie, non si può dire che sia esattamente un’ammazzagrandi, tant’è che non è in vantaggio con nessuna delle 6 possibili avversarie. Il suo girone ideale sarebbe con Osaka, Andreescu e Bencic.

KAROLINA PLISKOVA

Anche per lei stagione con rendimento alto e continuo, ma con meno acuti rispetto alla prima testa di serie. Quattro i titoli vinti dalla ceca, 3 Premier e un Premier 5, su 3 superfici differenti. Nell’ultima parte dell’anno ha anche avuto la reale occasione di tornare in cima al ranking, ma Barty ha saputo rialzare il livello mentre lei ha lasciato troppe volte i tornei anzitempo. Negli anni ha imparato ha gestire anche le superfici più lente, terra inclusa, e proprio a Roma ha trovato il suo trionfo più importante in carriera. Alle Finals lo scorso ha ha dimostrato ancora una volta di amare i campi indoor, e la lentezza del campo non ha dato fastidio, anzi i suoi fondamentali piatti sono riusciti a creare traiettorie letali, servizio incluso. Nel 2018 approdò in semifinale, quest’anno può puntare ancor più in alto. La sua stagione in Asia è iniziata con il titolo a Zhengzhou, ma a Wuhan e Pechino ha subito due dure sconfitte contro Yastremska e una ritrovata Ostapenko, arrivando così a Shenzen sicuramente riposata, ma forse non in fiducia come altre sue colleghe. Barty esclusa, ha uno score di 2-2 con Osaka nei precedenti, è in svantaggio 4-7 con Halep, 0-1 con Andreescu, 1-3 con Kvitova, 0-1 con Bencic ma almeno guida 5-3 con Svitolina. Così come Barty, anche lei ha dei bilanci decisamente negativi per essere la prima del girone, ma su questi campi indoor, soprattutto se di velocità medio-alta, potrà prendersi diverse rivincite. Al contrario d Barty però, Pliskova sembra tutto fuorché una vincente nata, vedremo se saprà smentire quest’impressione. Il suo girone ideale sarebbe composto da Osaka, Kvitova – vero che con Andreescu ha solo un H2H, ma la canadese sembra ben più in forma della connazionale ceca –  e Svitolina.

 

NAOMI OSAKA

Una vera altalena questa stagione, con il secondo titolo Slam a Melbourne, la crisi nera durata diversi mesi e poi i titoli di Osaka e Pechino a chiudere l’anno con una bellissima striscia di vittoria consecutive che l’anno (ri)portata al numero 3 della race. In Asia si trova bene, ma lo scorso anno a Singapore è stata messa in trappola da un campo decisamente troppo lento e da un infortunio. A Naomi indubbiamente può far comodo giocare al chiuso, dove il potente servizio può fare buona parte del lavoro sporco, ma ha bisogno di una superficie rapida per andare a segno con i colpi da fondocampo. In caso di velocità simile allo scorso anno avrebbe già mezzo piede fuori dal torneo, un vero peccato visto che è la giocatrice più in forma tra le 8. La nipponica non potrà trovare Simona Halep nel suo girone, un bene viste le 4 sconfitte contro la rumena, con cui ha vinto solo una volta. Oltre al 2-2 sia con Barty che con Pliskova, ha un 1-0 contro Andreescu – una delle pochissime a batterla -, vantaggio di 1-0 anche su Kvitova, svantaggio di 1-4 con Bencic – da evitare ad ogni costo, una vera bestia nera, battuta solo una volta in un itf nel lontano 2013 -, e un 3-3 con Svitolina. Nel complesso un buon bilancio, che mostra come Osaka possa davvero giocarsela con chiunque. Nel suo girone ideale ci sono Barty – visto che ci ha recentemente vinto mentre con Pliskova indoor ha già perso in passato -, Kvitova – meno in forma di Andreescu – e Svitolina. Nel caso di un campo rapido, la sua qualificazione per le semifinali potrebbe diventare quasi una formalità contro chiunque, e la giapponese deve davvero tenere le dita incrociate.

SIMONA HALEP

Stagione altalenante anche per Simona Halep, che vince a Wimbledon e gioca una buona stagione su terra, ma nella parte finale dell’anno ha avuto nuovamente problemi alla schiena, esattamente come nel 2018, quando dovette saltare le Finals. Per sua fortuna il problema sembra di entità minore e la rumena sarà al via a Shenzen, ma la condizione è tutta da verificare. Tecnicamente parlando, il suo tennis si adatta peggio rispendo a colleghe con la palla più pesante alle condizioni indoor, ma Simona ci ha insegnato che può vincere ovunque e comunque, a patto di stare bene. Lo ricorda ancora Serena, che proprio alle Finals qualche anno fa raccolse solo 2 games nella fase a gironi, salvo poi prendersi un’ampia rivincita in finale. Halep quindi incognita, nel caso di campo troppo veloce potrebbe partire nettamente sfavorita, ma in caso contrario, con dei tempi di gioco più dilatati, potrebbe mettere in crisi molte. Avanti 3-1 con Barty e 7-4 con Pliskova, non dovrà temere il confronto con la prima del girone. Avanti 3-1 anche con Kvitova, pareggio 2-2 con Bencic e 4-4 con Svitolina, mentre non ha ancora affrontato Andreescu. Il girone ideale per lei è formato da Barty, Kvitova e Bencic, a patto che la superficie non sia rapida.

BIANCA ANDREESCU

È forte, anzi è fortissima Bianca Andreescu. È esplosa all’improvviso da numero 178 che era a fine 2018, un po’ come Osaka nel 2018, e ha conquistato Indian Wells e gli Us Open – proprio come Osaka nel 2018 – e ha aggiunto il Premier 5 di Toronto. Lanciata in top5 nonostante un infortunio che le ha fatto saltare diversi mesi, essenzialmente le sconfitte della canadese si contano sulle dita di una mano. Dopo il trionfo a New York ha giocato solo a Pechino, perdendo in lotta ai quarti di finale contro Osaka, ma dimostrando di trovarsi bene anche qui. Ha sicuramente poca esperienza di campi indoor Andreescu, che non ha mai giocato un evento simile, ma le nuove sfide e la pressione sembrano farle solo bene. Poco importerà la rapidità dei campi, anche se la cosa ideale sarebbe una superficie intermedia, dove avere il tempo di variare il gioco ma anche di accelerare, senza subire eccessivamente il servizio delle bombardiere. Parte in vantaggio negli H2H con Pliskova per 1-0, mentre in svantaggio 0-1 contro Osaka. Avanti 1-0 anche con Bencic e Svitolina, mentre le altre saranno sfide inedite. Idealmente, potrebbe preferire Pliskova, Osaka e Bencic o Svitolina come girone, tra le ultime due la scelta sembra abbastanza indifferente, con Svitolina forse meno in forma ma più capace di imporsi ad alti livelli.

PETRA KVITOVA

Altra stagione difficile per la mancina ceca, che dopo una grande partenza in Australia ha dovuto saltare diversi mesi per infortunio, tornando solo sull’erba e senza raccogliere molto nella seconda parte di anno. A Wuhan e Pechino ha comunque raccolto rispettivamente una semifinale e un quarto, arrivando così a Shenzen in netta ripresa. Non sarà forse ancora competitiva al 100%, ma i grandi palcoscenici le piacciono e giocare indoor le permetterà di preservarsi più a lungo. Non ci sono dubbi sul fatto che la ceca sia la migliore giocatrici al mondo sul carpet indoor, che sa interpretare alla perfezione, ma la rapidità del campo può farle davvero brutti scherzi, come nel 2018, quando non riuscì a giocare neanche lontanamente il suo gioco, andando fuori giri e rimanendo poco incisiva. Stesso discorso fatto per Osaka: un campo rapido la renderà la grande favorita, un campo lento la metterà probabilmente fuori dai giochi fin da subito. Avanti 4-2 con Barty, 3-1 con Pliskova, sotto 0-1 con Osaka e 1-3 con Halep, avanti 4-1 con Bencic e 7-2 su Svitolina, la ceca non ha da temere troppo il confronto diretto. Il suo girone dei sogni sarebbe con Pliskova, Halep e Svitolina.

BELINDA BENCIC

Entrata all’ultimo, figura comunque come numero 7 grazie alla vittoria nel Premier moscovita. Una stagione spaziale sul cemento per l’elvetica, che ha invece faticato un po’ di più sulle altre superfici, ma raggiungendo comunque una finale International su erba e una semifinale nel Premier Mandatory di Madrid. Su cemento sono invece arrivati due titoli, l’ultimo appunto sul cemento indoor di Mosca, e la prima semifinale Slam a New York. Il cemento sembra piacerle a prescindere dalla rapidità, quando può colpire la palla in modo pulito sa esprimere il suo miglior tennis. Sicuramente non partirà tra le favorite a Shenzen, ma l’animo della lottatrice lo ha e le sorprese alle Finals non mancano mai. Con Pliskova è avanti 1-0 negli H2h, con Osaka 4-1, pareggio con Halep, svantaggio di 0-1 con Andreescu e di 1-4 con Kvitova, nessun precedente con le altre. Non potrà trovare Elina Svitolina nel suo girone, che nel migliore dei casi potrebbe essere formato da Pliskova, Osaka e Kvitova.

ELINA SVITOLINA

Ha rischiato di non poterle neanche difendere queste Finals, frutto della migliore settimana della sua carriera. Nel 2018 si era qualificata all’ultimo e poi aveva sorpreso tutti con delle prestazioni di altissimo livello, sfruttando come già detto dei campi molto lenti e adatti al suo gioco. Nel 2019 ha giocato per la prima volta bene a livello Slam, raggiungendo due semifinali e un quarto, ma dopo gli Us Open ha faticato non poco, raggiungendo i quarti a Wuhan e Pechino ma uscendo anzitempo altrove. È sicuramente una novità per l’ucraina, che fino allo scorso anno ha fatto bene in International, Premier e Premier 5, ma aveva peccato nei grandi appuntamenti. A Shenzen dovrà provare un’impresa, ma le premesse non sembrano così diverse rispetto a 12 mesi fa e Svitolina sa alzare il livello nel momento del bisogno. È avanti 5-0 con Barty, in parità con Halep e Osaka, in svantaggio 3-5 con Pliskova e 2-7 con Kvitova, dunque potrà sperare nella combinazione Barty, Halep, Andreescu e in un campo lento o medio-lento per provare a tenere vivo il sogno di un bis, al momento davvero complicato.

Exit mobile version