E una settimana dopo si ripeté. Il re-match della scorsa settimana disputato ad Acapulco ha avuto nella notte italiana lo stesso esito: a trionfare è Timea Bacsinszky.
La finale di Monterrey si è giocata, un po’ a sorpresa, tra due contendenti molto on fire in questo periodo: la svizzera e la francese Garcia. Sette giorni fa la Garcia fu quasi umiliata dai colpi della Bacsinszky: un 6-3 6-0 che non lasciava spiragli aperti. Al termine, una Garcia inconsolabile esplodeva in un pianto a dirotto, facendo nell’intervista post-partita i complimenti alla sua avversaria (molto sinceri, ha ricordato anche i momenti difficili superati dalla Bacsinszky).
Sette giorni dopo la possibilità di rivincita. Ma, ancora una volta, la svizzera ha dimostrato di essere al momento superiore. E’ stata una finale di gran livello, questa volta, giocata sull’intensità e sull’intelligenza tattica, dote (rara?) che di certo non manca alle due tenniste in causa.
La Garcia, nonostante la sconfitta, può gioire per aver raggiunto la seconda finale consecutiva e dimostrato di aver finalmente preso la strada giusta. L’impotente Garcia di Acapulco, anche grazie alla fantastica scoppola rifilata alla Ivanovic in semifinale, ha lasciato posto a una guerriera in miniatura. Di fronte, però, c’era una guerriera ancor più abile in battaglia. Avevo rivisto la Bacsinszky giocare dopo anni in quel di Wuhan 2014. Dopo aver giganteggiato contro la Sharapova, la svizzera impegnò severamente anche una Caroline Wozniacki ai suoi vertici. Bei colpi, assoluta naturalezza, grande attitudine mentale: tutte qualità che la Bacsinszky dimostra ormai di settimana in settimana.
Scomodi paragoni sin dagli 11 anni con Martina Hingis (“Dominavo le avversarie proprio come succedeva a lei”), troppe pressioni da parte degli addetti ai lavori e di chi la circondava. “Il talento è stata la mia condanna, avrei preferito fare altro. Piano piano, in tenera età, diventavo un automa. Entravo in campo, giocavo, facevo le conferenze stampa e incontravo gli sponsor. A 15 anni odiavo già il tennis, mi sentivo privata di me stessa”. A 14, Timea aveva già sconfitto la numero 43 del mondo in un Wta. Il lungo calvario che dopo il primo successo nel 2009 l’ha tenuta lontano dai campi per due-tre anni le è servito. E’ stata quasi una salvezza, come ama ricordare la Bacsinszky, grazie a cui ha potuto dedicarsi a una sua grande passione: la ristorazione. Ma quel tennis che tanto odiava era parte di lei, tanto da fiondarsi a Parigi per le qualificazioni del Roland Garros nel 2013. “Sapevo di voler giocare a tennis. Ma per la prima volta nella mia vita ero io a decidere per me”. Nel Wta di Lussemburgo, del 2013, Timea dichiara: “Voglio tornare dov’ero. Sarà difficile, magari anche più lunga del previsto. Ma ce la farò, me lo sento”. Aveva ragione. Adesso gli obiettivi sono altri: in primis la top 20. Poi si vedrà.