Compie 46 anni oggi quello che un tempo era considerato uno dei più cristallini talenti del tennis italiano, il buon Diego Nargiso. Una carriera con successi modesti e quasi interamente incentrata sulla specialità del doppio, ma animata da vette molto alte come la finale di Davis del 1998 contro la Svezia.
Nato a Napoli il 15 marzo del 1970, Diego Nargiso fin da bambino appare molto portato per il gioco del tennis, e dopo qualche successo in età precoce arriva il boom: a 18 anni vince Wimbledon juniores battendo in finale l’australiano Jason Stoltenberg e consacrandosi, quindi, come uno dei tanti “fenomeni inesplosi” italiani. Che non potesse diventare un tennista ad alti livelli lo si era capito, ma nessuno si aspettava una carriera con così pochi successi: la vittoria tra i ragazzi del torneo più famoso del mondo non ha fatto di lui un tennista stimato, l’ha forse reso più cosciente delle sue potenzialità, per poi spingerlo nella più disarmante mediocrità.
Mancino ed amante delle palle corte, il suo best ranking è #67, e non è mai riuscito a vincere un titolo ATP e soltanto in due occasioni è riuscito ad arrivare in finale: a Bordeaux nel 1993 (5-7 2-6 da Sergi Bruguera) e in patria, a Palermo, nel 2000 (6-7(14) 1-6 da Olivier Rochus). Pochissime soddisfazioni in singolare, molte in doppio: entusiasmante la sua partnership con Omar Camporese prima e Andrea Gaudenzi poi, che gli ha permesso di contribuire in maniera importante al raggiungimento della semifinale di Davis delle edizioni 1996 e 1997, e della finale – persa – del 1998.
Cinque sono i titoli conquistati da Diego Nargiso in doppio: il primo arriva a Milano nell’inverno del 1990, in coppia con il solito Camporese; fa il bis a Barcellona nell’aprile dell’anno successivo, battendo in coppia con l’argentino Horacio de la Peña un duo micidiale tutto tedesco e composto da Boris Becker ed Eric Jelen. Assieme a Raoux conquista poi, nel 1993, il titolo di Giacarta, mentre nel 1998 lui e Gaudenzi si impongono a Casablanca nel derby contro Brandi e Messori. Il quinto ed ultimo titolo arriverà nel 2000 a Maiorca, assieme ad uno che in questa specialità ci saprà fare eccome: Michael Llodra (fu il suo primo di 26 titoli in doppio).
Nella bacheca di Diego Nargiso contano anche tre partecipazioni alle Olimpiadi: Seul 1988, Barcellona 1992 ed Atlanta 1996. Insomma, uno che ci ha rappresentati in lungo e in largo nel panorama del tennis mondiale, e che dopo l’attività sportiva ha saputo reinventarsi – in modo deludente – in politica: è stato candidato, ma mai eletto, alle elezioni europee del 1999 (con Forza Italia) e a quelle del 2004 (con Alleanza Nazionale). Fortunatamente ha deciso di lasciare quel mondo, per riprendere i contatti con la racchetta: commentatore ed opinionista a Supertennis dalla seconda metà dello scorso anno, e una breve parentesi come allenatore del serbo Filip Krajinovic.
Bersagliato dalle critiche per l’eccessivo nazionalismo con il quale ha tifato l’Italia di Davis poco tempo fa contro il Kazakistan, alla fine Nargiso è uno che, in campo e fuori, ci ha sempre messo il cuore, e perciò merita di essere ricordato. Tanti auguri Diego.