Era stata una delle promesse più importanti del tennis italiano, Federico Luzzi che da ragazzino si impose tra i più forti al mondo nella categoria juniores. La sua aurea da predestinato fu soffocata negli anni da varie vicissitudini a partire dagli infortuni, passando per un fisico un po’ troppo leggerino fino ad arrivare alla sua voglia sfrenata di vita e divertimento che forse non gli permisero di dedicarsi completamente al tennis. Federico però amava il suo lavoro, amava quel mondo al quale era tanto fiero di appartenere, quella vita tanto diversa da quella dei suoi coetanei. Ed anche quando la malattia che lo spense per sempre, leucemia mioloide acuta, iniziò a fare subdolamente capolino, Federico era in campo per la sua squadra il TC Parioli, nonostante non si sentisse troppo bene.
L’ULTIMO QUINDICI ED UN AVVERSARIO TROPPO FORTE – L’ultimo quindici della sua vita lo giocò meno di una settimana prima di morire, poi il ricovero in ospedale ad Arezzo la città natale per una febbre alta che sembrava fosse conseguenza di una brutta polmonite, cose che possono capitare ma che non sono da sottovalutare. I globuli bianchi nel suo sangue però sembrano un po’ troppi dato che allarma i medici e li costringe ad analisi più approfondite, analisi che daranno una risposta ben diversa.
Federico era pronto a lottare, “era sicuro che ce l’avrebbe fatta”, ci disse tempo fa il suo amico Francesco Aldi (ex pro ed ora stimato coach n.d.r.) ma quell’avversario si rivelò troppo forte e lo sconfisse in pochissimi giorni.
UN PERSONAGGIO UNICO, COME LE SUE “LUZZATE” – La morte di Federico Luzzi ha lasciato un segno ed un vuoto profondo nel tennis mondiale e soprattutto italiano. Federico non era riuscito a diventare un campione, fu azzurro di Coppa Davis e n.92 ATP ma nel circuito non mancò di farsi notare, per il personaggio ed il tennista che era. Famose erano le cosìdette “luzzate”, quei colpi spettacolari che in campo amava regalare anche quando non ce ne era bisogno. Gli piaceva essere protagonista e da protagonista se ne è andato… troppo presto.
Tanti auguri Fede.