“A ogni compleanno, mentre spegnevo le candeline, l’auspicio era sempre e solo uno: essere davanti a tutte”. Queste le affermazioni a caldo di Garbine quando, durante gli Us Open, il sogno si è avverato. A infrangerlo è stata ieri Simona Halep, che con la finale conquistata a Pechino ha detronizzato la spagnola. Che oggi sarà costretta a concentrarsi su quell’obiettivo davanti alla torta. Ma la giovinezza e uno scenario che da qua a fine stagione può riservare ancora tanti colpi di scena, non precludono le ambizioni di Garbine.
Nata a Caracas l’8 ottobre 1993, ma trasferitasi in Spagna all’età di sei anni, Garbine Muguruza è stata la seconda tennista iberica a raggiungere la vetta del ranking. Prima di lei l’impresa era riuscita soltanto a Arantxa Sanchez, nel 1995.
LA CARRIERA IN REVIEW – A cinque anni impugna già la racchetta e a soli 18, nel 2012, incuriosisce gli addetti ai lavori e appassionati di tennis quando gli organizzatori del torneo di Miami le assegnano una wild card: al secondo turno, nonché seconda apparizione in carriera in un main draw Wta, Garbine elimina Vera Zvonareva, numero 9 al mondo ed ex numero 2. Inizia l’ascesa che culmina con l’esplosione definitiva, datata 2014. E’ l’anno del primo dei cinque titoli finora conquistati, quello di Hobart. Ma è soprattutto la stagione dei quarti di finale al Roland Garros. E a Parigi la Muguruza si prende uno scalpo eccellente, quello di Serena Williams al secondo turno. Cederà solo sotto i colpi della vincitrice: Maria Sharapova. E’ solo questione di tempo perché Garbine Muguruza tutto è tranne che una meteora e nel 2015, insieme alla conferma dei quarti sulla terra parigina, a Wimledon arriva la prima finale slam. La netta sconfitta subita da Serena Williams è una scossa che porta Garbine a un bivio: lasciare le cose come stanno o cambiare? La decisione non è facile, ma opta per una svolta. La novità, si fa per dire, perché di coach navigato e di prestigio si tratta, è il sodalizio con Sam Sumyk. L’ex allenatore di Vika Azarenka e Eugenie Bouchard, nonostante un rapporto talvolta conflittuale, è la figura chiave della carriera di Garbine. Dopo poche settimane di collaborazione, la Muguruza centra il secondo titolo: il Premier Mandatory di Pechino. Per il terzo occorrerà attendere il 4 giugno 2016 ed è una vittoria super: la Muguruza trionfa al Roland Garros e allo stesso tempo si prende la rivincita su Serena Williams che l’aveva battuta meno di un anno prima nell’erba londinense. Il resto è storia recente: il 2017 dell’iberica è stato complicato. La stagione è iniziata male e le pressioni per la difesa dello slam parigino hanno peggiorato la situazione. Dopo la cocente sconfitta rimediata agli ottavi da Kiki Mladenovic, Garbine è uscita dalla top 10 e in pochi avrebbero scommesso sull’immediata resurrezione della giocatrice che ha abbandonato il Suzanne Lenglen con il morale e i nervi a pezzi. La Muguruza si presenta a Wimbledon senza Sam Sumyk (impossibilitato per via di impegni familiari) e accompagnata dalla rassicurante figura di Conchita Martinez. Domina su Venus Williams in finale e rinasce. Forte come non mai trionfa anche a Cincinnati, infliggendo un severissimo 6-1 6-0 a Simona Halep. L’11 settembre è diventata numero 1. E se a Cincinnati era stata lei a impedire alla rumena di raggiungere la vetta del ranking, da domani per il computer sarà proprio la Halep in cima. Ma nulla è perso, perché nell’attuale scenario del tennis femminile due slam a 24 anni non sono da tutte. La sfida continua.
Auguri, Garbine.
Dopo Miami e Roma, Federico Cinà aggiunge un altro prestigioso tassello al suo 2024: il…
Il conto alla rovescia è terminato: il WTA 1000 di Madrid prende ufficialmente il via…
Nel suggestivo scenario del centrale Rafa Nadal di Barcellona, Holger Rune ha firmato una delle…
Una sconfitta che pesa, ma non abbatte Carlos Alcaraz ha conosciuto la sua prima sconfitta…
La stagione sulla terra battuta entra nel vivo e, con essa, anche le dinamiche del…
Un trionfo che sa di riscatto Holger Rune torna a brillare e lo fa nel…