Gianni Clerici compie oggi 85 anni. Le sue cronache hanno segnato un’epoca, cambiando per sempre il modo di raccontare lo sport.
di Lorenza Paolucci
“Clerici è uno dei più grandi scrittori che abbia mai conosciuto. Purtroppo scrive di sport.” Questo disse un giorno di lui Italico Calvino, a sottolineare come Gianni Clerici, il più grande narratore della storia del tennis, sia stato (e continua ad essere) più di un semplice giornalista sportivo.
Clerici ha rivoluzionato il modo di raccontare lo sport, diventando pioniere di un mondo da sempre bisfrattato, come quello del giornalismo sportivo. E’ andato oltre la semplice cronaca della partita, vestendo i panni di un vero e proprio cantastorie e sotto le sue parole sono passate le più grandi imprese tennistiche di tutti i tempi, a partire dalle pagine di storia azzurra.
E’ stato l’unico a raccontare le quattro vittorie italiane in un torneo dello Slam, il Roland Garros, dal bis di Nicola Pietrangeli passando per Adriano Panatta, fino al meno aspettato trionfo di Francesca Schiavone, che nel 2010 Clerici ringraziò in questo modo: “non speravo mi accadesse un’ultima volta di assistere alla vittoria di un italiano al Roland Garros.”
I tennisti italiani li ha sempre descritti con il cuore tricolore ma anche con l’obiettività di chi non cede troppo al sentimento patriottico. Filippo Volandri era “il campione mancato“, Flavia Pennetta “Piccola Penna“, il compianto Federico Luzzi “il bambino prodigio che vinceva in bellezza“.
E poi ci sono i grandi del tennis che ha saputo raccontare come nessun altro, senza esibizionismi e senza mai risparmiare scomodi commenti. Di McEnroe disse una volta “gli taglierei la lingua”, tanto appariva maleducato in campo, completamente diverso invece era “l’Orso“, Borg, “educato e noioso“. Si è sempre battuto contro il provincialismo di chi tende a descrivere Roger Federer come “il più forte di tutti i tempi“: nulla contro l’indiscutibile talento dello svizzero ma “non si possono paragonare tennisti di ere tanto diverse“, ha sempre sostenuto Clerici.
La sua profonda conoscenza del tennis ha radici lontane, in una discreta carriera che da ragazzo lo ha portato a vincere due titoli juniores di doppio ed a calcare i campi del Roland Garros e di Wimbledon, il suo torneo preferito per eccellenza. La carriera di giornalista, invece, iniziò nel 1956 come inviato per il Giorno, numerose sono le sue opere, non tutte legate necessariamente al mondo del tennis o dello sport, che gli sono valse diversi riconoscimenti come “La penna d’oro” e il Premio Vallecorsi.
Le sue “gesta” da giornalista sportivo lo hanno portato nella Hall of Fame del Tennis, unico italiano presente insieme a Nicola Pietrangeli.
I nostri migliori auguri grande Gianni.