Molti lo hanno considerato il più forte tennista del Pianeta Terra nell’era dei big two. Nel senso che i due che gli stavano davanti in classifica, Federer e Nadal, erano di un altro pianeta e lui, più in alto del terzo posto del ranking, raggiunto nel 2006, davvero non poteva andare. Poi sono arrivati anche gli altri due, Djokovic e Murray, completando i celebri big four, e quel piccolo momento di gloria che saltuariamente uno dei tennisti normali riusciva a ritagliarsi si ridusse ancora di più.
A quel punto, la scelta più saggia era quella di ritirarsi e provare nuove strade. E così ha fatto nel 2012 l’uomo di cui parliamo. Oggi, infatti, celebriamo un grande uomo di tennis, che magari non avrà avuto un talento sopraffino, ma di sicuro era dotato, e lo è tuttora in veste di allenatore, di grande intelligenza tennistica. Trentasei anni fa, il 19 marzo, nasceva Ivan Ljubicic, il giocatore croato, di madre bosniaca, adottato per molti anni dall’Italia.
Ljubo non ha vissuto una adolescenza facile. Costretto a scappar via da casa per via della guerra nel 1992 quando aveva 13 anni, ha avuto la fortuna di incrociare nella sua permanenza in Italia il coach italiano di fama mondiale Riccardo Piatti che ne riconobbe subito le doti tecniche e atletiche.
Medaglia di bronzo in doppio con Ancic alle Olimpiadi di Atene 2004
Ivan è uno spilungone di 190 centimetri e da buon tennista croato che si rispetti il suo colpo migliore è il servizio. Durante la sua carriera gli è capitato anche di essere il giocatore che ha servito più aces nell’arco di una stagione. Da ciò si può intuire facilmente su cosa era improntato il suo gioco: la battuta era la sua arma fondamentale.
Ma solo con essa non si può spiegare la sua ascesa fino alla posizione n.3 del mondo. Ljubicic non è mai stato un tennista prodigio. E per forza di cose ha dovuto lavorare tantissimo per completare e migliorare il suo tennis. Con le sue leve non era certo facile per lui spostarsi rapidamente in campo e questo aspetto lo ha penalizzato molto agli inizi della sua carriera da professionista.
Ma nel tempo, col lavoro e l’impegno, è riuscito a crescere anche sotto questo aspetto e sullo scambio da fondo campo, diventando così uno dei giocatori più temuti nel circuito. Ma ciò che lo ha reso un tennista molto forte è di sicuro la sua intelligenza tattica. Non possedendo nessun colpo devastante, Ljubo era sempre attento a fare il colpo giusto al momento giusto. Sapeva sempre ciò che doveva fare in campo. Se agli inizi le sue discese a rete erano dettate dalle sue carenze da fondocampo, nel momento migliore della sua carriera ogni attacco era calcolato alla perfezione. E se doveva lottare da fondocampo lo faceva dignitosamente, grazie alla crescita del suo tennis dalla linea di fondo.
La Croazia festeggia la conquista della prestigiosa Insalatiera
Il suo rovescio a una mano non aveva l’eleganza di quello di Federer ma era maledettamente efficace. La sensibilità che aveva a rete lo rendeva uno dei migliori tennisti d’attacco in circolazione. Insomma, è stato un giocatore completo che tuttavia ha raccolto forse meno di quanto meritasse. La colpa è da imputare naturalmente ai fenomeni di questa era.
Ma nonostante questo, Ljubo si è tolto diverse soddisfazioni. Per esempio ha vinto la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene del 2004, nel doppio col connazionale Ancic. E l’anno successivo ha trascinato la Croazia alla sua prima vittoria storica in Coppa Davis, battendo in finale la Slovacchia.
Nella sua bacheca figurano 10 titoli, di cui il più prestigioso è arrivato nel 2010 all’età di 31 anni da n.26 del mondo, forse quando ormai non ci credeva più, al Master Mille di Indian Wells, torneo in cui riuscì a battere in sequenza Djokovic, Nadal e Roddick.
Ljubicic alza al cielo il trofeo di Indian Wells
Da quel momento in poi Ivan non ha dovuto dimostrare più nulla a nessuno. E sapeva benissimo che una vittoria come quella a Indian Wells non si sarebbe ripetuta. Per cui, nel 2012 a 33 anni, al Master Mille di Montecarlo disputa il suo ultimo torneo da giocatore professionista.
Ma la sua storia col tennis non finisce certo qui. Ljubicic mette infatti a disposizione dei nuovi talenti che stanno emergendo la sua qualità migliore: l’intelligenza. E infatti dopo un periodo da allenatore di Thomas Berdych, Ivan diventa il coach del canadese Milos Raonic, che grazie a lui cresce in maniera impressionante, al punto da raggiungere la quinta posizione del ranking mondiale.
Raonic serve sotto gli occhi di coach Ljubicic
Raonic ricalca molto le caratteristiche del suo maestro. Alto, con un servizio devastante (il suo colpo migliore manco a farlo apposta), con una mobilità in campo non eccelsa e una regolarità negli scambi da fondo da migliorare. E chi meglio di Ljubicic poteva fare sbocciare il talento del gigante canadese?
Dopo la collaborazione con Milos, Ljubicic a dicembre 2015 è entrato a far parte del team di Roger Federer accanto a Severin Luthi. Senza dubbio i consigli del croato aiuteranno il re svizzero a finire in bellezza l’ultima fase della sua infinita carriera.
In questo momento è uno dei migliori allenatori del circuito e noi italiani ne siamo orgogliosi. Perché se lo è diventato è anche grazie ai suoi anni trascorsi in Italia. Tanti auguri Ljubo.