Compie oggi gli anni l’ex numero cinque del mondo, lo spagnolo, Tommy Robredo. Sono ben 35 le primavere raggiunte dal tennista spagnolo: esempio di dedizione, correttezza e sportività. Mai sopra le righe, sempre pronto a lottare fino all’ultimo punto.
“TOMMY” – Il papà Angelo chiamò così il suo primogenito in onore alla sua rock band preferita: gli Who. Che, per quanti non lo sapessero, oltre a realizzare brani epocali come “My Generation”, spesso usata come soundtrack nel telefilm americano Cold Case, nel 1968 realizzarono una delle più grandi opere rock della storia della musica: Tommy, appunto! La storia di un bambino che assiste all’uccisione del padre per mano del patrigno e che per questo diviene cieco, muto e sordo e distaccato dal mondo in una forma di autismo. Papà Angelo oltre ad essere fan degli Who era anche un maestro di tennis, così, come sua moglie Dolores, madre del piccolo Tommy che cresciuto tra palline e racchette non poteva non impugnarne una, già, in tenera età.
OLOT – Fu, tuttavia, solo quando i suoi genitori si trasferirono ad Olot nella provincia di Girona che Robredo mosse i primi passi verso il tennis professionistico. Li papà Angelo assunse la direzione della scuola tennis dell’ Olot Swimming Club, campi in duro che videro Robredo iniziare ad allenarsi sotto la guida del padre. Solo all’età di 14 anni Robredo assaporò il gusto della la terra rossa spagnola, la stessa che recentemente l’USTA ha fatto arrivare negli States per permettere ai giovani talenti a stelle e strisce di allenarsi su una superfice che così poche soddisfazioni ha dato al tennis americano; la stessa che invece tante soddisfazioni darà al tennista spagnolo: dodici titoli ATP per lui vinti in carriera, undici dei quali proprio sulla terra rossa!
BARCELLONA – Era la terra rossa di Barcellona. La stessa che lo vedrà debuttare nel tennis professionistico. quando nel 1999 da numero numero 410 del mondo batte prima il nostro Davide Sanguinetti e poi il numero 25 del mondo Marat Safin prima di arrendesi a Todd Martin nel torneo ATP di Barcellona.Da li in poi sono statistiche. E delle migliori! Dopo avere vinto il suo primo titolo ATP a Sopot; nel 2004 fa il bis proprio a Barcellona battendo in cinque set Gaston Gaudio dopo tre ore e 46 minuti (seconda partita più lunga di quell’anno). Sempre nel 2004, vincendo i suoi match, darà un contributo importante alla conquista della coppa Davis da parte della Spagna.
VITTORIE – Con la sua tenacia ma anche con il suo potentissimo diritto ed un pazzesco rovescio ad una mano di quelli che non se ne vedono più, Robredo è riuscito a ritagliarsi una parte nel circuito ATP. Sebbene non sia mai andato neanche vicino alla vittoria di una prova del grande slam ha comunque saputo mantenersi ad alti livelli. Il 28 agosto del 2006 dopo avere raggiunto le semifinali del torneo ATP MAster 1000 di Cincinnati ottiene quello che sarà il suo best ranking, almeno fino ad ora. Robredo diventa numero 5 del mondo. Quell’anno parteciperà anche alle ATP Finals. Incluso nel girone di Nadal, perderà contro il maiorchino, vincerà contro l’americano Blake e subira una sconfitta da Davydenko. Quell’anno vincerà anche il torneo di Bastad battendo Davydenko in finale e quello ATP Master series di Amburgo che lo vedrà trionfare sul ceco Radek Stepank. L’anno successivo si ripeterà a Sopot e conquisterà il suo unico torneo sul duro nell’indoor di Metz, battendo in finale Andy Murray. Nel 2008 sarà poi nuovamente la volta del torneo svedese di Bastad. Mentre il 2009 vedrà Robredo trionfare in America Latina. Prima sulla terra rossa di San Paolo in Brasile poi su quella della capitale Argentina, Buenos Aires.
INFORTUNI – Robredo è un lottatore instancabile prova ne è l’essere riuscito a mantenere una classifica più che dignitosa in un mondo di fenomeni. Tredici stagioni in top-50 (dal 2001 al 2010 e dal 2013 al 2015) non sono per tutti. Così, come essere stato numero 5 del mondo. Testa, tenacia e capacità di concentrazione sono le doti che hanno permesso allo spagnolo di ‘tornare sulla piazza’ anche dopo mille infortuni. E’ il 2010 quando subisce il primo di una lunga serie di stop che ne comprometterà tutto il 2011, anno in cui vincerà comunque il torne di Santiago. L’infortunio più grave avverrà nel 2012, precipita 471 del mondo ma, è un lottatore e rientra a giugno ripartendo dal circuito challenger e vince i tornei di Caltanissetta e Milano, raggiunge le finali a Genova e Siviglia oltre che quarti di finale a Bastad. L’anno dopo, sempre sulla terra rossa, trionferà a Casablanca ed Umag battendo nell’ordine Kevin Anderson ed il nostro Fabio Fognini; ed udite, udite agli Us Open farà fuori niente poco di meno che Re Federer. Ad inizio 2016 sarà la volta del gomito destro. Tommy è costretto a rimanere lontano dai campi per sei mesi da febbraio a settembre. Robredo soffriva già da tempo ma come dichiarato proprio da lui stesso è stato dopo avere giocato gli Australian Open, a gennaio, e vinto l’incontro di primo turno 8-6 al quinto set contro Jaziry (poi perse al secondo contro Raonic) che il problema al gomito si intensificò impedendogli di giocare. Sprofonda al numero 487 del mondo ma trova la forza per ricominciare a giocare ancora una volta, ancora una volta dai challenger: Brescia (dove perde ai quarti contro il nostro Luca Vanni (che poi vinse il torneo), Genova, Metz, Orleans… “Giocare mi diverte ancora”, dichiarò in quella occasione.
MURRAY – Il 2014 potrebbe essere stato un anno magico per Robredo ancora di più del 2006 se non fosse stato per lo zampino di tale Andy Murray. I due si scontrano in due finali, entrambe giocate sul duro. La prima è quella del torneo di Shenzen. Robredo dopo avere chiuso il primo set sul punteggio di 7-5 si trova avanti 6-2 al tie-break del secondo set. Con quattro match point a disposizione. Murray si porta sul 6-6 e dopo avere annullato un altro match point allo spagnolo chiude il tie-brack 11-9 aggiudicandosi il secondo set. Il boccone per Tommy è difficile da mandare giù e cosi nel terzo set avverte un crollo psicofisico. Perde subito il suo turno di servizio, si ferma per i crampi e perde malamente con il punteggio inequivocabile di 6-1 il set decisivo, dopo 2 ore e trenta minuti di estenuante match. Non passano due mesi che la storia si ripete. Questa volta siamo a Valencia. Ed anche questa volta lo spagnolo vince il primo set. Tuttavia in modo più netto di quanto accaduto a Shenzen. 6-3 il primo set per Robredo che nel secondo set così come successo a Shenzen ha l’occasione di chiudere il match. Questa volta spreca un primo match point sul 6-5 ed un secondo al tie-break poi, vinto da Murray 9-7. Ma, al contrario di quanto accaduto a Shenzen, lo spagnolo rimane in partita! Annulla due match point sul 5-4 Murray al terzo ed agguanta il tie-break dove riesce a portarsi sul 6-5 in proprio favore ed a giocarsi il terzo match point. Niente da fare: 6-6 e quarto match point per lo spagnolo sul 7-6! Niente da fare 7-7 e quinto match point per lo spagnolo sul punteggio di 8-7!!! Così quando Murray dopo avere salvato l’ennesimo match point, riesce a portarsi sul 9-8 in proprio favore non spreca l’occasione e lascia lo spagnolo sbigottito e attonito dopo l’ultimo scambio del match. E’ emblematico il gesto di Robredo a fine partita. Come potete vedere nel video. Quell’anno Robredo riesce a perdere anche una terza finale. questa volta contro Pablo Cuevas sulla terra rossa di Umag (torneo che aveva vinto l’anno prima battendo il nostro Fognini). Tre occasioni sciupate per lo spagnolo. Tre occasioni che gli avrebbero permesso di conquistare punti preziosi sopratutto in se pensiamo alla sua non più giovane età ed ai continui infortuni che lo affliggono.
PRESENTE. Dopo un 2015 chelo ha visto chiudere in top-50 per la tredicesima stagione su quindici giocate; in cui ha raggiunto il suo migliore risultato nei torneo del grande slam (terzo turno agli US Open) ed in cui è rientrato nel giro della Davis, come abbiamo già detto, Robredo ha trascorso quasi tutto il 2016 a lottare contro l’infortunio al gomito. Il 2017 sembra essere iniziato bene per lo spagnolo. A Marrakech batte un Dimitrov in grande spolvero ed a Buenos Aires, Fognini. Ma per un ennesimo infortunio, questa volta al piede sarà costretto a rinunciare a Chennai, Auckland egli Australian Open. Che dire ancora, Robredo è al momento numero 288 del ranking mondiale ma sappiamo bene il male che potrebbe fare ai primi 100 giocatori del mondo. Con la sua incisività e la sua coinvolgente voglia di vincere non avrebbe problemi a tenere testa ai migliori di loro. Infortuni a parte e, magari, con qualche anno di meno. La presenza di giocatori come Robredo fa bene al tennis ed allo sport. Speriamo possa festeggiare in campo le 36 candeline!