Il Gattone del tennis mondiale oggi compie 52 anni. Miloslav Mecir da Bojnice, quando era ancora Cecoslovacchia e ora Slovacchia, è stata un’apparizione fugace ma significativa nel circuito professionistico. Pur non avendo messo insieme vittorie da record, ha saputo mettere la testa fuori dall’anonimato negli anni segnati dalla presenza ingombrante di McEnroe, Lendl, Edberg, Wilander e Becker.
Mica facile stare lì con loro e giocarsela, punto dopo punto. Eppure Gattone, a modo suo, c’è riuscito: con quel gioco apparentemente sciolto, da giocatore di circolo che ingannava i più, soprattutto per la sua abilità e per la rapidità con la quale riusciva a piazzare la zampata vincente, non è un caso che si sia presto ritrovato questo soprannome, come anche una medaglia d’oro alle Olimpiadi, quando il tennis rientrò, per la prima volta, tra le discipline a cinque cerchi.
Era il 1988, l’appuntamento era a Seul e Mecir vinse in semifinale contro Edberg, in finale con Mayotte e salì sul gradino più alto del podio. Il 1988 è stato il suo anno di grazia, l’anno in cui riuscì a salire sul quarto gradino della classifica mondiale, solo tre anni dopo la sua esplosione. Ma è l’anno precedente quello che, classifica a parte, gli permise di raccogliere di più: sei titoli degli undici vinti complessivamente in carriera, su 23 finali giocate. L’ultimo successo è stato ad Indian Wells nel 1989, dove in finale affrontò e sconfisse Yannich Noah.
Nel 1990 si ritirò a soli 26 anni, provato dai continui problemi fisici. Un lampo nella storia del tennis, non di quelli così luminosi da lasciarti senza fiato, ma di quelli che sanno comunque incantarti per la loro unicità. Un addio precoce al professionismo, comune a un altro grandissimo della racchetta, quel Bjorn Borg che lasciò il circuito quando aveva solo un anno più di Mecir, a 27 anni. Due carriere distanti per risultati ottenuti, difficilmente paragonabili, vicine se non altro per essere state offerte al pubblico con il contagocce (Borg tornerà diversi anni più tardi, ma fuori tempo massimo).
Come detto, Mecir ha conquistato undici titoli nella carriera di singolarista, il primo a Rotterdam nel 1985 l’ultimo nel 1989 a Indian Wells, mancando sempre gli appuntamenti con gli Slam pur giocando due finali, con la prima nel 1986 agli Us Open dove si trovò di fronte Ivan Lendl in un’edizione che vide in finale quattro giocatori cecoslovacchi (la finale femminile fu Navratilova-Sukova).
Lendl non gli diede scampo, vincendo in tre set. Nel 1987, Mecir vinse 6 titoli di singolare e sei di doppio: vinse il Lipton Internationale Players Championship, Key Biscane in Florida, mentre perse il German Open di Amburgo e le semifinali degli Open di Francia.
Mecir, appassionato pescatore (del resto è il “Gattone” o no?), non ha ovviamente abbandonato il mondo del tennis: siede sulla panchina di Davis della Slovacchia, a spiegare come si fa ad essere sornioni e ad avere sempre il guizzo giusto per la zampata vincente.