Non deve essere il compleanno più bello della vita, quello di Potito Starace che oggi, 14 luglio, compie 34 anni. Ne avrà sicuramente trascorso di più felici. Dall’ottobre del 2014, infatti, la sua vita è cambiata radicalmente. Quell’accusa di aver truccato partite, nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Cremona sulle scommesse combinate, pesa come un macigno sulla sua reputazione e la sua carriera di tennista.
Pesa perché supportata da prove oggettive, pagine di intercettazioni telefoniche, che lasciano pochi margini di dubbi sulla condotta sua e su quella dell’amico Daniele Bracciali, anche lui raggiunto da un avviso di garanzia. In particolare, per quanto riguarda Poto, quella avuta nella finale Atp 250 in quel di Casablanca nel 2011, persa contro lo spagnolo Andujar, con cui nei cinque precedenti non aveva mai perso. Un 6-1 6-2 netto che secondo gli inquirenti sarebbe stato concordato da Starace con il “clan dei bolognesi“e che avrebbe fatto guadagnare al tennista campano circa 150mila euro.
Starace si dichiarò innocente denunciando un accanimento nei suoi confronti: “Ribadisco la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono addebitati – comunicò attraverso un comunicato stampa – Trovo incredibile che qualcuno possa anche solo pensare che io mi sia venduto una finale ATP (che non ho mai vinto). Non c’entro con le scommesse clandestine”. Per correre ai ripari, nel febbraio di quest’anno la Federazione ha sospeso i due tennisti per 40 giorni. Tuttavia, il procedimento giudiziario ordinario così come quello sportivo sono ancora in corso ed è doveroso in questa fase rispettare il principio di presunzione d’innocenza fino a che non si giunga a una sentenza definitiva.
Potito Starace nasce a Cervinara, in Campania, nel 1981. Diventa professionista a 20 anni con la partecipazione ai suoi primi tornei Challenger e alle qualificazioni per i tornei Atp di Roma, Wimbledon e Kitzbühel che gli consentono di raggiungere la posizione numero 188 nel ranking. Nel 2003 entra per la prima volta nel tabellone principale di un Atp, a Stoccarda, ma è nel 2004 che raggiunge l’effettiva consacrazione. In quell’anno, infatti, disputa un ottimo torneo al Roland Garros, arrivando al terzo turno, sconfitto solo al quinto set dall’ex numero 1 (in quel momento n. 20) del mondo Marat Safin. Un exploit che lo fa diventare, a 22 anni, la nuova promessa del tennis italiano.
Nel 2005 arriva in finale al torneo Challenger di Napoli, perdendo da un certo Richard Gasquet, batte agli Internazionali di Roma il campione uscente Carlos Moya e si aggiudica il torneo Challenger di Genova. Però, come purtroppo spesso accade quando si parla di tennisti italiani, la promessa non viene mantenuta fino in fondo. Forse erano state poste troppe aspettative su di lui o forse le doti mostrate allo Slam parigino non erano così mature come si sperava.
Fatto sta che Potito altalena buoni risultati a cocenti delusioni. Tant’è che preferisce disputare ancora tornei Challenger, vincendo a San Marino e a Napoli nel 2007. Ma il 2007 è anche l’anno in cui riesce a bissare il terzo turno al Roland Garros raggiunto tre anni prima e a raggiungere le sue prime finali di un certo prestigio. Sulla terra battuta di Valencia si arrende al padrone di casa Nicolás Almagro in tre set, facendosi rimontare 6-4, 2-6, 1-6, mentre agli Open di Austria a Kitzbühel, su terra, perde sempre in rimonta 7-5, 3-6, 4-6, dall’argentino Juan Mònaco. Risultati che gli consentono di raggiungere il suo best ranking alla posizione n. 27.
Sempre in quell’anno, però, sul tennista italiano piomba per la prima volta l’ombra delle scommesse. Secondo il regolamento Atp, infatti, ai tennisti è vietato scommettere su eventi sportivi e Potito aveva effettuato, nel corso dei due anni precedenti, 5 giocate per un totale di 90 euro. Intransigente la Commissione anticorruzione dell’Atp che per pochi euro giocati commina a Starace un’ammenda di 30mila dollari più la squalifica dai campi per sei settimane. Vicenda che vede coinvolto anche Bracciali che viene squalificato per tre mesi e multato per 20mila dollari. Una storia che riguardava anche altri tennisti stranieri ma che alla fine si concluse con condanne solo per gli italiani, provocando molte polemiche nell’ambiente. Successivamente, infatti, l’avvocato degli azzurri, Robert F. Elgidely, sostenne che lAtp sapeva che i giocatori più importanti avevano conti per scommettere illegalmente affidati a prestanome ma non ha mai fatto nulla per contrastare il fenomeno.
Ad ogni modo, Starace ritorna sui campi ma prima del 2010, complici anche alcuni infortuni, non ottiene grandi risultati. Di lui si ricordano in quegli anni due incontri disputati con il Re della terra rossa, Rafael Nadal. Potito, infatti, all’epoca è uno dei pochi tennisti in circolazione in grado di mettere in difficoltà il maiorchino. Lo affronta nel 2008 ai Master Series di Amburgo, perdendo 4-6 6-7, e al primo turno delle Olimpiadi di Pechino, riuscendo a strappare questa volta un set allo spagnolo (2-6, 6-3, 2-6).
Nel 2010 torna a giocare a buoni livelli con una certa continuità. E qualche soddisfazione arriva. Conquista le semifinali agli Open di Nizza, battendo giocatori come Kubot e Monfils e arrendendosi ma solo con due tie break al talentuoso francese Gasquet. Il 24 maggio di quell’anno Starace diventa il miglior italiano in classifica, scavalcando Andreas Seppi e piazzandosi alla posizione n. 60. È un anno positivo per il campano che il primo agosto raggiunge anche la sua terza finale agli Open di Umago. Sulla terra croata arriva però la terza sconfitta, con un doppio 6-4 subito dallo spagnolo Juan Carlos Ferrero.
Alla soglia dei trent’anni, tornano i problemi alla spalla che gli impediscono di giocare con continuità. Il 2012 è il suo annus horribilis mentre il 2013 è l’anno che regala le ultime soddisfazioni al campano. Torna a vincere il torneo Challenger di casa a Napoli e agli Internazionali di Roma riesce a battere il ceco Radek t?pánek per 4-6, 6-4, 6-3, prima di arrendersi in due set al secondo turno a Roger Federer.
Gli unici titoli conquistati da Potito arrivano dal doppio: ne vince sei, tra il 2007 e il 2013, di cui due con il suo compagno Bracciali e l’ultimo con Davide Lorenzi, con cui riesce a imporsi nientepopodimeno che contro Rafa Nadal e Juan Mònaco sulla terra del VTR Open Viña del Mar, per 6-2 6-4.
Tornando all’attualità la Procura di Cremona ha da poco chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio per Starace e Bracciali, mentre nel processo sportivo il Tribunale federale della Fit ha fissato una nuova udienza per il 23 luglio a Verona.
Ma al di là delle vicende giudiziarie, la sua carriera è chiaramente giunta al capolinea e naturalmente ci auguriamo che Starace esca pulito dall’inchiesta che lo vede coinvolto. A noi piace ricordare il suo gran cuore e lo spirito battagliero con cui scendeva in campo, il suo diritto devastante e il tocco delicato che sapeva dare alla pallina quando serviva. Tanti auguri Potito.