Oggi un certo Roger Federer compie 42 anni, ed è il primo compleanno dello svizzero da quando si è ritirato dal tennis professionistico. Correva il settembre 2022, precisamente venerdì 23, e alla Laver Cup, alla O2 Arena di Londra, dopo 24 anni di carriera, Roger salutava questo sport. Gli occhi di tutti, appassionati e non, suoi tifosi e non, erano non solo attaccati alla TV, ma quantomeno lucidi. Federer giocava lo storico match di doppio in coppia con, l’ormai più amico che rivale, Rafa Nadal. E con chi altro l’avrebbe potuto giocare quel doppio. L’hanno perso, contro Frances Tiafoe e Jack Sock, ma il risultato era l’ultima cosa si cui era puntata l’attenzione. A bordo campo poi c’erano altri due signori come Novak Djokovic e Andy Murray. Dopo la partita, il “discorso del Re”, il saluto, e le lacrime, con quell’immagine da libro di storia di Rafa e Roger che si tengono la mano.
20 titoli Slam, dietro solo a Djokovic (23) e Nadal (22) nella classifica all time maschile, di cui 8 a Wimbledon (record nel tennis maschile), 6 all’Australian Open, 5 allo US Open e 1 al Roland Garros. Inoltre 6 ATP Finals e 28 Masters 1000, per 103 titoli complessivi vinti in singolare (secondo solo a Jimmy Connors). Secondo nella classifica delle settimane trascorse da numero 1 del mondo (310) dietro a Djokovic (388). Poi, oltre a tutti questi numeri, c’è l’arte, e quella non è misurabile. Forse neanche descrivibile. E l’emozione di quella sera dello scorso anno è frutto di tutto questo. Di aver unito l’estetica al risultato. Di aver applicato l’estetica al risultato. Roger Federer è stato la definizione di eleganza, di classe, e del termine più abusato di tutti, talento. E queste qualità le ha tutte messe a disposizione del successo, ma anche di tutti noi che lo guardavamo.