Il circuito ATP, come sappiamo, è estremamente competitivo, e farsi spazio tra i più grandi del tennis, a volte, risulta davvero complicato. Ci sono però alcuni giocatori che riescono, con grande tenacia e umiltà, a costruirsi una carriera è un ranking assolutamente rispettabili grazie ai tornei minori, come per esempio i challenger. Ne è un esempio lampante Marco Cecchinato, che proprio oggi compie 23 anni.
L’azzurro, nato a Palermo il 30 Settembre del 1992, ha preso in mano una racchetta per la prima volta all’età di sette anni, sotto la supervisione di suo zio, un allenatore. Quest’anno “Ceck”, come si fa chiamare, ha centrato uno dei traguardi più importanti per un professionista: la top 100 del ranking ATP. Marco è un vero e proprio giocatore da terra rossa: basa il suo gioco sopratutto sul dritto e sugli scambi da fondo campo, ha un buon servizio e non manca neanche di tocco sotto rete. Per ora, nella sua carriera, ha basato tutto il suo successo proprio su questa superficie, con cui ha un feeling davvero fantastico.
Mentre nel circuito ATP non può certo vantare grandi vittorie, considerando che ha giocato appena sette match, uscendo sempre sconfitto, i tornei minori lo vedono da molto tempo come protagonista. Sono infatti ben 7 gli eventi conquistati dal palermitano, tra cui cinque futures e due challenger. La prima coppa per Cecchinato è arrivata nel 2012, a Umago, quando ha trionfato nel suo primo futures contro Andrej Martin.
Gli ultimi mesi hanno visto un notevole salto di qualità per l’italiano. Nei mesi di Giugno e Luglio, infatti, il siciliano ha raggiunto ben 5 semifinali, inclusa quella a San Benedetto del Tronto, che gli ha permesso di entrare nei primi 100 del mondo. A Settembre, poi, Marco è finalmente riuscito ad entrare nel tabellone degli Us Open, ultimo Slam stagionale. Nonostante il poco allenamento sul cemento, l’azzurro è uscito davvero a testa alta dall’evento, ingaggiando una battaglia contro Mardy Fish, e arrendendosi solo dopo quattro set.
Marco è ancora giovane, e può puntare ancora più in alto. Certo, dovrà lavorare non poco per migliorare ulteriormente, e in particolare sulle superfici veloci che, ricordiamo, sono in gran parte dei tornei. La strada però è quella giusta, e noi gli auguriamo il meglio per il resto della sua carriera.