Era il 18 Giugno 1986. A Béziers, in Francia, nasceva Richard Gasquet, destinato a diventare la più grande promessa per la Francia tennistica. Richard infatti fin dall’età di 4 anni, stupisce e incanta il mondo del tennis con il suo grande talento, e in particolare con un rovescio ad una mano con un’esecuzione perfetta.
Il giovane transalpino da juniores inanella un successo dopo l’altro, facendo crescere sempre di più le aspettative dei suoi connazionali. E proprio questa pressione di chi lo vede come l’erede di Jannick Noah, sarà la rovina per il povero Richard.
Il francese infatti, nonostante un’ottima carriera, in cui ha raggiunto il numero 7 del mondo, due semifinali slam, e vinto ben 12 titoli, non è riuscito a realizzare quell’exploit che in tanti, non solo i francesi, si aspettavano.
Gasquet probabilmente ha pagato la sua fragilità, sia a livello mentale, ma soprattutto a livello fisico: tanti, troppi, infatti, gli infortuni che lo hanno afflitto durante gli anni. E come se non bastasse, nel 2009 è stato trovato positivo alla cocaina, e, nonostante fosse stata provata la sua innocenza, non sono mancante critiche e accuse.
Dopo anni bui, Richard ha visto finalmente la luce alla fine del tunnel: Riccardo Piatti. Il celebre coach italiano, infatti, nel 2013 ha permesso a Gasquet di vivere una seconda giovinezza, in cui ha raggiunto la semifinale degli US Open e si è qualificato per le ATP Finals. Il master, però, si è rivelato una grandissima delusione: oltre alle tre sconfitte su tre match, infatti, il transalpino ha perso il fondamentale aiuto di Piatti, che lo ha abbandonato proprio alla vigilia della terza partita contro Novak Djokovic.
Gli ultimi due anni sono stati molto complicati per Gasquet, che nel 2014 ha perso la maggior parte della stagione causa un infortunio, e quest’anno, nonostante i due titoli conquistati, e il traguardo raggiunto delle quattrocento vittorie in carriera, sembra non ritrovare quel tennis spumeggiante che lo ha caratterizzato nei suoi anni migliori.
La speranza però, si sa, è l’ultima a morire: molti tennisti infatti hanno ottenuto i loro risultati migliori in età avanzata, per esempio Stan Wawrinka, che ha vinto due Slam alla soglia dei 30 anni. Richard ha il talento per emulare lo svizzero, ma dovrà necessariamente tirar fuori una grinta e una determinazione che sono mancate durante la sua carriera, e che, probabilmente, gli avrebbero permesso di raggiungere ben altri risultati.
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