Oggi si festeggiano le 63 primavere di Guillermo Vilas, uno dei miti del tennis mondiale.
Ed è curioso come nel 1972, proprio a Cincinnati, largentino raggiunse la sua prima finale nel circuito professionistico, e questa settimana si gioca proprio nella città americana. Congiunzioni statistiche, forse, o incroci del destino per chi ci crede.
Un destino, quello di Vilas, da campione daltri tempi. La grande dedizione allallenamento ne fece un atleta straordinario, proprio nel periodo in cui il tennis diventava uno sport per giocatori professionisti che si preparavano con grande accuretezza anche dal punto di vista fisico. Insieme a Borg rappresentava quella categoria di giocatori che ponevano alla base del loro gioco proprio la solidità della resistenza fisica, la potenza dei colpi unita alla tecnica, innovativa, del top spin. La sua carriera è stata ultra-ventennale, essendo diventato professionista nel 1970 ed essendosi ritirato ufficialmente solo nel 1992.
Ma Vilas conservava ancora qualche gesto del tennis classico, come il rovescio rigorosamente ad una mano, labilità del tocco, come il gran willy, oggi chiamato twiner, da lui inventato.
Epiche le sue sfide con tutto il gotha del tennis dellepoca, ovvero la storia del nostro sport: Borg, Connors, Panatta, Wilander, Nastase, Gottfried. Quattro slam, anche sull’erba australiana ma mai su quella più prestigiosa di Wimbledon, il master di fine anno, una miriade di tornei in ogni continente.
Amava la terra, come è noto, ma ha saputo vincere ovunque, anche indoor, segno che il vincente è un giocatore che si adatta a tutto conservando il suo stile. Solo nel 2006 crollò il record di 53 vittorie di fila conquistate sul rosso, per opera di Rafael Nadal.
Oggi Vilas è un ex giocatore che conserva il suo aplomb, la sua poesia, sempre con toni dimessimi e rilassati, sorridenti, la sua chioma lunga, nello stile anni 70 che ha contribuito a farlo diventare unicona anche fuori dal campo.