Mia moglie stamattina a colazione è scattata sulla sedia inorridita: “Leggi su Facebook! Ma come! A Roma non vanno? Il Presidente della Repubblica invita i ragazzi della Davis il 21 Dicembre nella capitale e il Presidentissimo Binaghi declina l’invito? Scandalo! Vergogna!”. Ed io sereno come Jannik sui tre match point annullati a Djoker: “Calmati amore, siediti che ti spiego come funziona…”.
A prima vista infatti, sembrerebbe proprio una mancanza di rispetto nei confronti di Mattarella, ma forse non è proprio così. I tennisti moderni hanno una vita professionale complicata, divisa tra viaggi intorno al mondo, allenamenti e tornei, e tutto ciò per la maggior parte dell’anno, 45 settimane, come dice Bertolucci. L’unico periodo in cui possono staccare la spina è proprio questo, dove per pochissimi giorni diventano signori e padroni del loro tempo. Si sta in famiglia, si va in vacanza, si riposa, e soprattutto si comincia a prepararsi per la nuova ed imminente stagione.
A Roma, probabilmente, queste cose non le sanno proprio bene bene e niente di più facile che abbiano fissato la data del 21 Dicembre sulla base dell’agenda del Presidente Mattarella, senza prima consultarsi con Federazione e tennisti, ormai belli che proiettati al post-season che precede la lunga trasferta australiana. Il Presidente della FITP, Binaghi, ha semplicemente e, giustamente, sottolineato questi aspetti e necessità di ordine tecnico: nessuna mancanza di rispetto, dunque.
Ed infatti tramite una nota del Quirinale si corregge tiro e giorno prefissato e si conferma come il nostro Presidente sia pronto ad incontrare i nostri ragazzi Davis in qualsiasi momento, a partire da subito. Tutto è bene ciò che finisce bene come si direbbe nelle favole. Ma la favola potrebbe avere un finale ancora più lieto, perché io ho un piccolissimo sogno nel cassetto.
Quando la mitica squadra Davis del 1976 riuscì a partire per il Cile tra le mille polemiche dell’epoca e a vincere la famosa Insalatiera per la prima volta in assoluto, tutto accadde quasi di nascosto, vergognandosene anche un po’. La Rai decise di non trasmettere la diretta TV degli incontri ed, al ritorno dei vincitori, non c’era nessuno ma proprio nessuno a festeggiarli, come Panatta ama ricordare.
Qualcuno, fortunatamente, si mise la mano sul cuore, e tutti i componenti della Squadra vennero nominati Cavalieri dello Sport, sebbene Andreotti, l’allora Presidente del Consiglio, scelse di non riceverli personalmente.
Ecco, forse questa sarebbe proprio l’occasione perfetta per sanare quel grande torto che opinione pubblica e mondo politico riservarono ai nostri eroi del tempo. Al Quirinale dunque si potrebbe invitare anche la Squadra della prima Davis, tributandole i giusti onori per quella meravigliosa impresa che tutti gli appassionati di tennis come me non hanno mai dimenticato e che si portano nel cuore sin da allora.
Perché chi ha vissuto quel periodo tennistico sa bene come la Davis a quel tempo contasse veramente tanto, proprio come uno Slam. Sarebbe anche un ideale e simbolico passaggio di consegne generazionale, un incredibile spot per il nostro meraviglioso sport, il passato che diventa presente e presente che si proietta verso il futuro, in un vero crescendo sinneriano.
Roberto “ItalyFirst” Eusebi