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Coppa Davis, maratone finite: è tempo di tie-break decisivo al quinto

Dopo anni di incessanti lamentele sulla modalità di svolgimenti degli incontri, il presidente della Federazione Internazionale di Tennis (ITF), Francesco Ricci Bitti ha deciso di intervenire.

Il funzionario italiano ha confermato la notizia che tutti i giocatori del circuito aspettavano, “l’idea è che dal prossimo anno negli incontri di coppa Davis verrà introdotto il tie-break nel quinto e decisivo set. Partite di 7 oresono piacevoli per i giornalisti ma non per i giocatori in campo”.  La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato sicuramente il match, durato 6 ore e 42 minuti, tra Leo Mayer e Joao Souza, nell’incontro di Davis tra Argentina e Brasile.

Durante un’intervista radiofonica a dar voce a questa notizia è stato il vicepresidente dell’ITF, nonché presidente del comitato di coppa Davis, Juan Margets, il quale ha dichiarato: “Quattro anni fa tutti mi dicevano ‘no, no, no’ ma ora sono tutti d’accordo sull’imminente decisione”. Margets a settembre sostituirà Ricci Bitti, in quanto l’italiano sarà impegnato nel comitato olimpico.

Prima o poi bisognava intervenire in qualche maniera sul regolamento della Davis. Troppi problemi sono stati denunciati dagli stessi giocatori professionisti. Da Rafa Nadal fino a Roger Federe, passando per Novak Djokovic hanno dichiarato di incontrare notevoli difficoltà nel conciliare circuito ATP e coppa Davis rinunciando, nella maggior parte dei casi, a quest’ultima.

Ricci Bitti conferma inoltre che il problema c’era già da tempo. “Nessuna federazione ha proposto nulla in merito. La questione era sul tavolo già da anni”.

Sono ancora notizie non ufficiali, ma stando a quanto detto dai più alti funzionale dell’ITF, si può già parlare del primo cambiamento significativo in Coppa Davis. Cambiamento che onestamente non si sa quanto possa influire sulla partecipazione dei giocatori migliori.

Anche se negli ultimi anni, vedi Federer e Wawrinka con la Svizzera , Murray con la Gran Bretagna e Djokovic con la Serbia, sempre più “big” hanno giocato per la loro nazionale.

La strada da percorrere è ancora lunga e tortuosa ma i presupposti per fare bene sembrano essere buoni.

Alessio Ravanelli

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