Coppa Davis, parla Marion Bartoli

La Coppa Davis persa in casa, sta diventando una vera e propria ossessione per la stampa e per gli addetti ai lavori francesi. Il maggior quotidiano sportivo francese, L’ Equipe, da settimane ormai, non perde occasione per ispezionare al dettaglio le scelte fatte dal capitano Clément, e chiedere opinioni sull’accaduto a chiunque gli passi a tiro, direbbe qualcuno “non ce vogliono sta”.
Questa volta è il turno dell’ex tennista francese Marion Bartolì ospite a La Plagne dell’Etoiles du Sport, l’organizzazione francese che si propone di aiutare le giovani speranze dello sport nazionale consentendo loro di incontrare e confrontarsi con eccellenze del proprio sport.
Marion Bartoli Sony Ericsson Open A4QYw0BsRqwl
L’ex tennista francese, avvicinatasi a questo sport per caso (guardando in tv una partita di tennis aveva espresso, al padre Walter, il desiderio di diventare tennista), il più delle volte bistrattata da tutti, per il suo aspetto poco aggraziato, per il suo carattere poco socievole e per il suo stile di gioco tutt’altro che elegante, ha offerto in questo caso, una disamina dell’accaduto particolarmente precisa e puntale.

L’ ultima tennista francese ad aver vinto un titolo del grande slam (Wimbledon 2013), innanzitutto si è detta molto dispiaciuta dall’accaduto, evidentemente come buona parte dei suoi conterranei ci aveva creduto fino alla fine. L’ex tennista ha soprattutto puntato il dito contro stampa e opinione pubblica francese, ree a suo avviso, di aver posto la squadra sotto un’eccessiva quanto insopportabile pressione mediatica “La pressione è stata montata così tanto che si è quasi tramutata in ossessione, è diventata soffocante. Forse abbiamo avuto troppe aspettative. Monfils ha disputato un match eccezionale, sarebbe interessante capire come sia riuscito a fare una cosa del genere”, cosa che invece, a parer suo, non hanno dovuto subire gli avversari “Il vantaggio della squadra svizzera è stato l’essersi presentati sapendo già chi sarebbero stati i due singolaristi, con un Federer totalmente in grado di gestire le proprie emozioni e un Wawrinka che si è sbloccato psicologicamente dopo il successo all’Open d’Australia. Entrambi hanno peraltro avuto anche il vantaggio di prepararsi giocando una competizione così importante, come il Masters, a ridosso dell’evento. Una cosa che li ha scaricati un po’ dalla pressione, evitando di fargli pensare troppo alla Coppa Davis”.

Federer e Wawrinka Coppa Davis

Assolve e giustifica in pieno, invece, l’ex collega Jo-Wilfried Tsonga  “Capisco completamente il suo atteggiamento. E, comunque, uno sportivo non dirà mai che non è pronto. È nei nostri geni, si prova sempre e si gioca anche quando si hanno problemi, a volte riuscendo anche a vincere. È parte della nostra quotidianità superare il dolore per ottenere grandi cose. A volte, è lo staff che ti circonda che ti dice: “No. Per la squadra, anche se tu ti senti di giocare, è troppo rischioso ed è meglio puntare su un’altra opzione”. Ma è più facile da dirsi all’esterno ed è troppo facile da dire a posteriori. Trovo che si dia la colpa con troppa velocità”.

Afferma poi che il vero errore, è stato fatto nello scegliere la superficie di gioco decisamente più sbagliata possibile “Abbiamo scelto la terra battuta e, ancora una volta, abbiamo perso. Per la prossima volta io cambierei superficie”.

Conclude  l’intervista ricordando la finale di Fed Cup del 2004, da lei giocata e poi persa contro la Russia “Mi sono davvero immedesimata nei ragazzi. Perdere in finale e vedere gli altri esultare per il successo è una cosa molto difficile. Avevo giocato il doppio decisivo con Emilie Loit in Russia nel 2004. Eravamo sopra in entrambi i set e li abbiamo persi. È stato orribile. Anche se ero molto giovane, è un ricordo indelebile per me”, aggiunge infine, che questa come ogni altra sconfitta subita, se presa nel modo giusto, può tornare utile in futuro ”Un’esperienza che mi è tornata utile in seguito, quando nel 2013 a Besancon lottavamo per non retrocedere, e anche nelle due finali Slam che ho disputato”.
Ci auguriamo a questo punto che ai francesi possa bastare quest’ultima disamina, che possano finalmente rassegnarsi e chiudere, almeno per quest’anno, il decisamente troppo citato capitolo Davis. A nostro modesto avviso, continuare a parlarne ad oltranza non fa bene ne alla squadra ne ai singoli giocatori.

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