I Fab Four e la Coppa Davis: storia di una competizione trascurata

La Davis è sempre stata una opzione secondaria nell'era dorata del tennis maschile. Federer, Djokovic, Nadal e Murray se ne sono spesso allontanati negli anni. Ma cosa ne pensano loro realmente?

Questo fine settimana arriva la Coppa Davis, arrivano le semifinali. E’ risaputo che l’appuntamento giunge dopo l’ultimo Slam della stagione, gli US Open, torneo che ha vinto Nadal e in cui Djokovic e Murray non si sono visti causa infortuni. La competizione a squadre, uno dei grandi, tradizionali momenti che il calendario conserva ancora, ha sempre vissuto parallelamente ad un’epoca fortissima del tennis maschile. Una competizione che non ha potuto assaporare i leggendari duelli di quattro dei migliori tennisti che hanno condiviso una stessa era. 

La Coppa Davis ha un conto aperto con i quattro. Ognuno dei membri dei Big Four, che ha vinto questa competizione per completare il palmarés, si è cimentato appena in essa e spesso, sono arrivate critiche con continuità da parte loro. Quasi tutti pensano le stesse cose della Davis all’interno dell’élite del tennis mondiale. E dei possibili duelli che sarebbero potuti andare in scena, solo due partite si sono giocate: Federer contro Djokovic del 2006 e Nadal contro Djokovic del 2009, due confronti tipici, molto lontani, che spiegano bene la differenza di priorità tra questa competizione e i vari Slam e Masters 1000, agli occhi dei migliori. I quattro fenomeni hanno, negli anni, parlato in maniera ben decisa, ma le istituzioni e l’ITF non hanno mai nè preso in considerazione le loro dichiarazioni.

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Andy Murray, per esempio la pensa così: “E’ evidente che giocare la Davis immediatamente dopo aver giocato uno Slam è complicato. I quarti di finale sondo dopo Wimbledon e le semifinali dopo gli US Open, è dura. La maggior parte dei giocatori arriva alla fase finale degli Slam, tornei stressanti che ti portano via energie fisiche e mentali. Credo che il problema sia lì, i giocatori si sforzano molto nella settimana precedenza, quando subito dopo arrivano le eliminatorie della Davis.”

Nadal, invece, ha molti dubbi sulla formula del torneo: “Secondo me, non è una questione di partite ai tre o ai cinque set. Non si può svolgere un campionato di Davis ogni anno, si svaluta la competizione. La Coppa Davis è una competizione bellissima, molto emozionante. Per mantenere un tale livello di atmosfera e di qualità del tennis, devono organizzare il tutto per i migliori giocatori, che hanno bisogno di sentirsi comodi ogni volta che arriva questo torneo.

Federer e Djokovic, in coro, bramano cambiamenti:

Ovvio, le cose non stanno funzionando. E’ una grande competizione, ma ci sono tante cose buone come brutte a riguardo. Mai si è fatto o cambiato nulla per migliorare

– dice un amareggiato Roger; Nole, invece, fa un’analisi lucida: “Il calendario è duro per i giocatori. Bisogna cambiare campi, fuso orario, il tuo corpo ti invia segnali. Negli ultimi cinque anni non giocano i migliori, almeno non in tutti i turni. Il tifoso di tennis lo capisce, ma chi invece non segue il nostro sport, no. Questa competizione è storica ed ha perso valore. Io gioco per il grande amore che sento verso il mio paese. Si parla di partite ai tre set o di giocare solo in due giorni. Sarebbe bello, magari, giocare in stile Mondiale di calcio, in dieci/dodici giorni con fase a gruppi e tutto quanto.

L’era aurea del tennis maschile, sicuramente la più ricordata, lo sarà anche per la sua scarsa relazione con una competizione sempre ritenuta prestigiosa. Per i Fab Four, invece, sempre un’opzione secondaria.

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