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Il primo giorno di Italia-Francia tra Asterix, Obelix e Umberto Tozzi

Il Circolo tennis di Valletta Cambiaso è nel centro di Genova, a due passi dal mare, e appena ci entri diviene immediatamente nitido il motivo per il quale è stato scelto dalla Fit sia per la Davis che per la Fed Cup (in programma tra due settimane). Il Centrale Beppe Croce è in mezzo a una sorta di parco naturale, ricco di alberi e di zone relax; quasi tutti i pertugi che partono “dalla pancia” del campo conducono alla zona hospitality, dentro la quale sembra di essere in un hotel quattro stelle: dehor, tavolini fuori e divanetti dentro, che ben si sposano con il tutto e contribuiscono all’atmosfera di benessere che il luogo vuole trasmettere agli avventori. Dopo questa parentesi più in stile Quattro Hotel (so che ve lo stavate chiedendo: non sono, ahimè, Bruno Barbieri), è bene passare alla descrizione di ciò che è successo in campo, partendo però da appena fuori del rettangolo di gioco, e cioè dalle tribune.

Gremiti fin dal primo quindici della partita tra Seppi e Pouille, gli spalti sono stati inizialmente animati dai francesi. E scrivo “animati” per usare un’eufemismo, perchè i tifosi bleau hanno intonato cori ad ogni punto vinto dal proprio giocatore; armati di trombe e tamburi, nei cambi campo si divertivano a farsi notare cantando, tra le altre, Ti amo di Umberto Tozzi o Titanium di David Guetta cambiando le parole del ritornello “Far Awaaay faaar away” con “Lucas Puoiiile, Luuucas Pouille” (canticchiatevela in testa, viene meglio). A svegliare gli italiani, poi, ci ha pensato la giudice di sedia; Eva Asderaki (nella foto sotto) è scesa dal seggiolone in tutta la sua eleganza e beltà per vedere il segno di una pallina, e dal pubblico sono arrivati copiosi i (traduco) “Brava, bravissima!”, e, sinceramente, non credo fossero per la corsetta dalla sedia al segno che aveva appena fatto. I nostri compatrioti si sono poi talmente ridestati da prendersi la briga di scegliere il posto una volta arrivati allo stadio, fregandosene di quello che si erano riservati comprando il biglietto. A metà del match di Seppi, infatti, vedo posizionarsi dietro di me in tribuna stampa un uomo sulla cinquantina con una tuta rossastra, ovviamente privo di qualsiasi tipo di pass o accredito. Un collega prova gentilmente a opporsi: “Questi sarebbero i posti stampa…” ma subito viene fermato: “Eh si, lo so, ma io ho comprato il biglietto e sono in piccionaia. E poi non vedo neanche metà campo. Sto qui, dai, appena arriva qualcuno mi sposto”. È inutile stare a scrivere che si è fermato lì fino alla fine della partita di Fognini, vero?

Ad ogni modo, mi sento di dire che fino ad ora l’organizzazione è stata impeccabile anche grazie agli spettatori, rispettosi ed evidentemente abituati ai silenzi del tennis. Unica “pecca”, alcuni bambini che fingevano di starnutire quando Pouille serviva: ma d’altronde, magari da piccolo l’ho fatto anche io e neanche me ne ricordo.

Ah si, poi mi sono dimenticato di scrivervi che a una certa sono apparsi in tribuna Asterix e Obelix con la faccia dipinta di bianco, rosso e blu: giusto un po’ sopra le righe, è vero, ma nella mia vita ho visto di peggio (e anche di meglio).

Jacopo Crivellari

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Jacopo Crivellari

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