Caldo. A Genova fa caldo. Fa talmente tanto caldo che intorno alle 15 di ieri ho temuto che qualcuno potesse togliersi la maglietta come si faceva negli eighty’s sulle tribune degli stadi del calcio. Io, a costo di sembrare un folle, alle quindici e trenta circa ho messo in testa il mio maglione, con l’obiettivo di coprirmi dal sole che si ostinava a colpirmi l’ormai febbricitante nuca (ma un cappello, no?). Comunque, visto che poco vi fregherà della mia insolazione, passo a raccontarvi di quello che non avete potuto vedere seguendo la partita in televisione. Ad esempio, vi farà sorridere sapere che ieri al posto dei classici tamburi, i tifosi dei bleau hanno usato, sporadicamente, le padelle, che hanno con puntualità accompagnato ogni punto dei galletti. E se voi avete sorriso, sappiate che c’è chi per questo si è divertito molto di meno: ad esempio, i vicini di posto (italiani, capitati lì evidentemente per caso) dei “padellisti”, che credo abbiano prenotato una visita urgente dall’otorino appena varcata la soglia di casa.
Nel pezzo in cui vi ho raccontato del primo giorno, in cui ho descritto la location, ho dimenticato di dire che di fianco al centrale ci sono delle case, ovviamente abitate, dalle quali è possibile scorgere tra i rami degli alberi le gesta dei protagonisti. So a cosa starete pensando: quelle case avranno avuto i balconi pieni per vedere il tennis senza pagare il biglietto. E invece no, questi del tennis non se ne curavano proprio; in uno degli appartamenti più in alto di quel lussuoso condominio si stava tenendo una lezione di musica. Ebbene sì, perchè per un paio di game si è sentito nitidamente un suonatore di triangolo provare e riprovare lo stesso motivetto, con buona pace di Herbert e Fognini, al servizio durante il “concerto”.
Sul 4-0 nel secondo set, poi, vista la pochezza italica nel match, un tifoso azzurro ha deciso di metterla su un piano diverso: per rispondere agli ammirevoli e instancabili tifosi francesi, intonanti di pezzi sempre diversi dall’inizio alla fine, costui si è alzato e, preso da sussulto patriota, ha urlato nel silenzio “Vi saluta Materazzi”. E va beh, allora vale tutto.
Da segnalare anche la sportività di Noah, il quale, a partita ormai abbondantemente compromessa in suo favore, ha deciso di alzarsi in piedi e di far smettere i tifosi di cantare la Marsigliese, battendogli comunque le mani per il supporto (su Yannick, poi, nel pezzo di domani vi svelerò un altro gustosissimo aneddoto). Per quanto riguarda i “nostri” supporters, invece, nulla è cambiato rispetto a venerdì. Nonostante i tentativi dello stesso Fabio Fognini, che ha incitato il “capo ultras” (nella foto sotto) a esortare la tifoseria a cantare, i francesi si sono sempre fatti sentire molto, ma molto di più.
Cambiando invece nettamente tono, a metà del primo parziale un giovane ragazzo in carrozzina ha deciso di far sentire la sua voce: “Ho fatto duecento chilometri, non è possibile che non abbia un posto in cui mettermi”. Ecco, forse l’unica pecca di questo meraviglioso Circolo è la presenza troppo marcata di barriere architettoniche. Che nel 2018, permettetemelo, non dovrebbero esistere.