Fabio Fognini porta l’ Italia ai quarti, cuore Italia, eroico Fognini, è grande Italia a Buenos Aires, sono tutti titoli che si sono consumati, e che anche noi stessi abbiamo usato, per dare il giusto risalto ad un successo, che porta gli azzurri del tennis a giocarsi un posto in semifinale, di quella Coppa Davis che tanto ci affascina, e ci coinvolge, fin da sempre; ma per cercare il famoso pelo nell’ uovo, a mente fredda, analizzando la quattro giorni sudamericana dei nostri portacolori, sorgono dubbi legati alla gestione e alle scelte, del nostro capitano.
PARTENZA PERFETTA- Gli azzurri si sono presentati in Argentina, in un periodo del nostro tennis, fra i più incerti e altalenanti degli ultimi anni, con Paolo Lorenzi nostro numero uno in classifica, Fognini e Seppi reduci da una stagione negativa, e Bolelli al rientro dopo l’ ennesimo infortunio. Ad attendere l’ Italia, niente meno che l’ Argentina campione in carica, ma un Argentina lontana parente di quella capace di espugnare la Croazia pochi mesi fa, e di conquistare la leggendaria insalatiera. Il quartetto albiceleste, composto da Pella, Berlocq, Schwartzman, e Mayer, era assolutamente alla portata degli azzurri, dovendo fare i conti con le assenze dei due migliori singolaristi: il capitano Orsanic infatti, ha dovuto rinunciare a Delbonis, e soprattutto a Juan Martin Del Potro, vero leader e stella della “selecion”.
Alla luce di queste assenze, l’ Italia partiva alla pari, se non favorita, contro una formazione di onesti giocatori, potenzialmente inferiori al nostro quartetto, che avrebbero potuto trovare un aiuto determinante, dal tanto temuto pubblico di casa, celebre o famigerato, che dir si voglia, per il calore più adatto ad una partita di calcio, che ad un incontro di tennis. Sulla base di queste certezze, Barazzutti ha optato per la scelta dell’ usato sicuro, affidandosi a Lorenzi, e ad un Andreas Seppi reduce da un Australian Open più che positivo, a discapito di un Fabio Fognini atterrato a Buenos Aires, lontano dalla migliore condizione fisica; i risultati hanno dato ragione alle scelte di Barazzutti, che dopo le vittorie nei primi due incontri, ha considerato il passaggio dei turni, già ipotecato.
LA RIMONTA- Forte del doppio vantaggio, il capitano azzurro ha optato per una serie di scelte, che noi incontentabili pignoli, non ci sentiamo di criticare, perché chi vince ha sempre ragione, ma che vogliamo mettere un minimo sotto la lente d’ ingrandimento.
In primis, il doppio: la scelta di mandare in campo il duo Bolelli-Fognini, è da considerarsi quanto mai azzardata, e nonostante tutto stava per rivelarsi vincente, (i due azzurri hanno avuto anche un match-point), ma nonostante si trattasse di un binomio che negli ultimi anni si è rivelato una certezza, ricordiamo che Bolelli era al rientro dopo mesi passati lontani dai campi da gioco, e che Fognini il giorno prima era stato tenuto a riposo, per via delle condizioni non ottimali.
Dopo aver dimezzato il vantaggio, e riacceso le speranze degli argentini in vista dell’ ultima giornata, con i padroni di casa rigenerati, la scelta degli ultimi due singolaristi si è rivelata quanto mai delicata: scontata e logica la riconferma di Paolo Lorenzi, che dopo una maratona di oltre quattro ore, caratterizzata da più e più interruzioni per pioggia, nulla ha potuto contro un Carlos Berlocq on fire, che trascinato dai propri sostenitori, ha rimandato l’ esito della sfida all’ ultimo e decisivo incontro, spostato al lunedì per motivi di orario.
Sul 2-2, con un giorno in più a disposizione, sembrava scontato che la scelta di Barazzutti sarebbe ricaduta su Seppi, in fiducia, in un momento positivo, e più volte uscito vittorioso da maratone finite poi al quinto set, nei vari Slam. L’ alternativa, Fabio Fognini, scelta affascinante, più talentuoso il ligure, e capace di esaltarsi proprio in Coppa Davis, ma oltre alle condizioni fisiche incerte, più fragile a livello mentale, e più a rischio in un ambiente torrido, come quello che lo attendeva sul campo, con una vera e propria torcida, pronta ad esaltarsi e ad esultare, per ogni quindici conquistato da Pella, ed ogni errore commesso da Fabio.
Timori che si sono inizialmente rivelati fondati, con Fognini teso e contratto, incapace di tenere la palla in campo, al cospetto del numero 84 del mondo; ci sono volute quasi due ore prima di vedere il risveglio dell’ azzurro, che è riuscito a risorgere da un baratro, che sembrava oramai inevitabile.
Tutti felici, grande impresa, campioni in carica eliminati, ed ora si va in Belgio per vincere, le nostre sono solo considerazioni, e ipotesi; meglio essere qui a mettere i puntini sulle i, sognando una semifinale che così inaccessibile non è, piuttosto che pensare di aver dovuto affrontare processi, su una sconfitta che per fortuna non c’ è stata, e di cui il tennis italiano, in questo periodo, non aveva certo bisogno.