Quando un servizio diventa mortale

Stanotte, durante il match di terzo turno degli Us Open fra Venus Williams e Maria Sakkari (vinto dall’americana con un facile 6-3 6-4) è avvenuto un episodio abbastanza curioso. In un turno di servizio Venus ha scagliato una delle battute più veloci della partita, di ben 129 miglia, intorno ai 207 chilometri orari, sfiorando molto da vicino il suo servizio più veloce di sempre, di 207,6 km/h, risalente agli Us Open 2007 (è anche il secondo servizio più veloce di sempre nel circuito femminile, solo dietro a Sabine Lisicki, che nel 2014 ha sfiorato i 210 km/h).

La battuta in questione era abbondantemente lunga e la malasorte ha voluto che dopo il rimbalzo la pallina colpisse le ‘parti basse’ di uno sventurato ballboy dall’altra parte del rettangolo di gioco. Il ragazzino si è piegato per qualche secondo con una smorfia di dolore, ma poi si è rialzato facendo capire di non aver bisogno di soccorsi. Proprio perché si è trattato di un episodio non grave, sui social network si è colto il lato comico dell’incidente e in poche ore una gif di pochi secondi è diventata virale, soprattutto su Twitter, tanto che perfino Roger Federer ha deciso di pubblicarla sul suo profilo, accompagnata da una divertente serie di emoji.

La gif fa indubbiamente sorridere e non c’è nulla di male, se consideriamo che non è successo niente. Ormai diversi anni fa, però, l’identico incidente aveva portato un uomo alla morte, in quel caso un guardalinee. A scagliare la ‘pallina mortale’, naturalmente in modo del tutto involontario, era stato un giovanissimo Stefan Edberg, ex n. 1 del mondo ed ex coach di Federer, che una volta resosi conto della tragedia si era seduto sulla panchina lasciandosi andare a un pianto disperato.

La triste vicenda risale al 10 settembre 1983, durante finale del singolare maschile junior degli Us Open. A contendersi il titolo c’erano il 17enne Stefan Edberg, futuro campione del tennis e vincitore di 6 prove Slam, e l’australiano Simon Youl. Nel bel mezzo della partita, un potente servizio di Edberg per disgrazia colpì violentemente l’inguine di un giudice di linee, Richard “Dick” Wertheim, che all’epoca aveva 60 anni ed era seduto su una sedia nel centro del fondocampo. Per la violenza del colpo, o forse per una reazione istintiva nel tentativo di evitarlo, Wertheim cadde velocemente all’indietro e picchiò la parte posteriore della testa sulla superficie dura del campo, perdendo immediatamente conoscenza. I soccorsi lo portarono immediatamente al Flushing Hospital and Medical Center, dove morì cinque giorni dopo, il 15 settembre. In seguito la famiglia dell’uomo fu risarcita di 2,25 milioni dalla Usta, l’United States Tennis Association.

È stato appurato che non è stato il colpo della pallina a causare la morte di Wertheim, bensì il successivo impatto della testa sul suolo. Dopo i rapidi soccorsi Edberg, pur molto triste e traumatizzato, vinse la finale degli Us Open juniores, battendo Youl per 6-2 6-4. Quando però il talento svedese scoprì che l’uomo era morto provò un enorme senso di colpa, tanto da pensare seriamente di ritirarsi dal tennis. Per fortuna non è andata così e Stefan ha avuto la brillantissima carriera che tutti conosciamo. Siamo però certi che, se mai Edberg vedrà questa gif, non ne così riderà di gusto come tanti altri.

10 settembre 1983: il 17enne Stefan Edberg in lacrime dopo l'incidente prima di riprendere la partita.
10 settembre 1983: il 17enne Stefan Edberg in lacrime dopo l’incidente prima di riprendere la partita.
Un vecchio servizio di un giornale francese che spiega l’accaduto, intitolato “Perché Edberg non sorride mai”. Nell’immagine al centro, Richard Wertheim al suolo poco prima dei soccorsi.

 

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