1. Federer è un signore
In questi giorni l’avrete letto un sacco di volte, ma ci tengo a ribadirlo. Perché gesti come questo non devono passare sotto traccia. Il mondo deve sapere cosa fa Roger Federer. A 38 anni, dopo esser stato in campo oltre 12 ore nelle ultime due settimane e con un infortunio che palesemente lo limita, scende in campo ed affronta la partita come se nulla fosse. Mai una smorfia, mai un accenno di dolore o di stanchezza. Anzi, qualche “come on” per incitarsi e convincere il pubblico che lui ce la può fare. Probabilmente l’età lo avrà aiutato. Forse il ritiro delle Atp Finals gli ha insegnato qualcosa. La verità è che non c’è molto da insegnare a questa leggenda, che prima di un campione dentro il campo è un campione fuori, un campione di eleganza e di coerenza. Non ti ritirare Roger. Resta ancora un po’ tra noi umani.
2. A Djokovic non manca la sportività
“Vince ma lo fischiano“, “eh, ma non è amato come Roger o Rafa“, “ecc.,ecc.,ecc.“. Poco importa, Novak Djokovic è un esempio di sportività e le dichiarazioni a fine match lo dimostrano. Sottolineare il fatto che Roger fosse infortunato e tributargli il giusto saluto a nome del pubblico australiano gli fa onore. Rinunciare, di fatto, ai propri meriti riconoscendo la grandezza dell’avversario. E a chiunque si lamenti del fatto che Nole esultava quando vinceva un set o addirittura un punto, ciò non significa che gli stava mancando di rispetto. Al contrario, lo stava rispettando dando il massimo e facendogli capire che nonostante non fosse al meglio, lui doveva comunque sudarsi ogni singolo punto. Un campione così merita solo rispetto.
3. Gli ultras esisteranno sempre
Eccoci, purtroppo, alle note dolenti. Non ci riferiamo ai tifosi che, in cuor loro, sperano che vinca il proprio beniamino, lasciandosi andare ad un tifo corretto e rispettoso. I diretti interessati sono coloro che, pur di difendere il proprio “Dio“, perché è evidente che la cosa più vicina al loro prediletto sia una divinità, disdegnano l’avversario, rivolgendogli insulti ed epiteti riprovevoli. Purtroppo ci sono ancora molte persone che non riescono a godersi una partita di tennis senza lamentarsi o, ancora peggio, senza essere maleducati. Ah, se il loro idolo perde è colpa di qualcuno. Dal telecronista che tifava contro, all’arbitro che non ha fatto rispettare le regole, al cameraman dello stadio che inquadrava solo l’avversario. Voi, proprio voi, fateci un favore: lasciate stare il tennis che non è cosa vostra.
4. Questa rivalità ci mancherà tanto
Sarebbe ipocrita affermare il contrario. Due giocatori che nell’arco della loro carriera si affrontano 50 volte e danno vita ad alcuni dei match più belli della storia nonché ad una rivalità che rimarrà negli anni, non possono non essere apprezzati, entrambi. Due leggende che hanno scritto indelebilmente il loro nome nella storia di questo sport. Due uomini che solo a sentire il loro nome ci scappa un sorriso, e che appena c’è la minima possibilità che si possano affrontare di nuovo, l’immediata speranza che ciò accada. E quando poi capita che effettivamente ci sia un incontro tra di loro, goderselo temendo che possa essere l’ultimo. Grazie Roger, Grazie Nole.
5. Quanto è bello il tennis!
Non dimentichiamoci che se possiamo assistere a queste sfide memorabili è merito suo: lo sport più bello del mondo. Senza il tennis non vivremmo questa giostra di emozioni (e forse il nostro cardiologo sarebbe meno ricco) e non potremmo assistere a questo spettacolo per gli occhi. Federer che nonostante l’infortunio mette in difficoltà il numero due al mondo e va ad un passo dal vincere un set. Djokovic che resiste e reagisce, dimostrando una straordinaria forza mentale. Il passante nel secondo game, il set point del secondo set, la cornice di pubblico della Rod Laver Arena, quello splendido colore blu del campo, il rumore dell’impatto tra la racchetta e la pallina e l’urlo del giudice di linea che chiama la palla out. Che bella cosa il tennis!