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Federer vs Nadal: la storia di una rivalità infinita

[tps_title]Un’immensa eredità[/tps_title]

Da sempre, nello straordinario e variegato mondo del tennis, abbiamo assistito a rivalità passate poi alla storia; per restare in un’epoca piuttosto recente, pensiamo a Borg e McEnroe piuttosto che ad Agassi e Sampras. Certo, si tratta di periodi (per la prima in particolare) diversi tra di loro, e da allora il nostro meraviglioso sport è andato incontro a cambiamenti piuttosto importanti sotto tutti i suoi aspetti. Tutte queste sfide hanno però un tratto comune, che è poi l’essenza dello sport stesso: sono state in grado di coinvolgere ed unire milioni di persone; e di emozionarle, soprattutto. Che non è poco.

Il rapporto tra Federer e Nadal va oltre il mero confronto sul campo. A sostegno di ciò, si può fare riferimento all’ultimo episodio che li ha coinvolti. Rafa inaugura la sua accademia di tennis, una struttura dotata di ogni necessità per la crescita e lo sviluppo del giovane che si vuole avvicinare a questo sport. Ospite dell’evento? Roger Federer. Non poteva essere altrimenti. E’ l’occasione, ancora una volta, per rimarcare la valenza e l’unicità della loro rivalità, che è limitata al campo di gioco; fuori, rispetto e stima reciproca e la consapevolezza di aver creato un qualcosa di unico nella storia.

Rispettosi ma opposti. Lo svizzero è l’emblema mondiale dell’eleganza, dello stile e della classe. Sempre impeccabile, in qualsiasi circostanza, anche dopo ore di gioco. La personalizzazione dei suoi capi di abbigliamento per le partite si spinge fino a livelli estremi: a Wimbledon, in finale, si presenta spesso con giacca elegante bianca e pantalone annesso. In campo, Roger si distingue come un tennista pulito, dal gesto fluido e piacevole da ammirare; tecnica di base eccelsa, preposta al gioco d’attacco. Dritto micidiale, ottimo servizio, volée e posizionamento a rete da manuale ed un rovescio in crescendo rispetto al passato. Guardare Federer calcare i campi è un piacere per gli occhi; a volte viene da chiedersi come sia possibile che, da gesti così eleganti, possano fuoriuscire colpi di tale violenza. L’esecuzione del drop è una carezza, nient’altro. Poter ammirarlo è semplicemente un privilegio: chip&charge, dritti in ciop e la celebre SABR sono residui di un tennis così vario che potrebbe non esistere più. 

Dall’altro lato, troviamo un giocatore totalmente diverso. Il primo Nadal ha poco a che vedere con l’eleganza: canotta, pantaloncini sotto al ginocchio e una tecnica di esecuzione dei colpi molto meno pulita. Ogni impatto con la palla sembra quasi una lotta. Eppure, proprio grazie a ciò, Rafa introduce nel circuito un colpo “nuovo” ed unico, foriero delle sue fortune: il dritto, la famosa chela mancina, capace di produrre rotazioni esasperate. Se i suoi diretti avversari imprimono alla palla una rotazione di circa 2500 giri/min, Nadal è in grado di raddoppiare questo dato. Risultato? Una pallina a tratti ingestibile, specialmente sul rosso e contro avversari che impattano il rovescio ad una mano. Questo è uno dei motivi del predominio di Rafa negli scontri diretti con Roger. Negli anni, però, il maiorchino ha avuto il merito di evolvere e migliorare il suo gioco, senza sconvolgerlo, aggiungendo piccoli tasselli che gli hanno permesso di diventare un giocatore più completo, a tratti più offensivo, capace di imporsi anche sul veloce. Qui sta la principale grandezza di Nadal: l’umiltà, che non ha mai perso nemmeno quando si è trovato al comando. 

Trentasette scontri diretti, nove finali Slam: è sempre stata, in questi anni, la partita più attesa e desiderata. Non vorremmo mai smettere di ammirare i loro scambi. La maggior parte dei tennisti giocano in modo “simile”, proponendo schemi affini tra di loro. Nel caso di Nadal e Federer, il duello è fondato su concezioni tennistiche diametralmente opposte, il cui scontro provocava ogni volta giocate improvvise e sbalorditive. E’ sufficiente visionare un qualsiasi video dei loro punti più belli: di umano, a tratti, c’è ben poco. Sarà difficile fare a meno dei passati in corsa dello spagnolo e dei ricami dello svizzero; dei loro scambi interminabili, del loro coinvolgimento emotivo e dei loro continui confronti. Privilegiati nell’ammirarvi, possiamo solo dirvi: grazie Roger, grazie Rafa.

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Luca Sassone

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